“Al cinema Trevi il mese di settembre si conclude con una giornata dedicata a Jean Renoir e una giornata dedicata a Sergio Sollima, scomparso il 1° luglio di quest’anno”
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martedì 29 settembre
Prosegue l'appuntamento di Cineteca Classic dedicato a Jean Renoir. Autore di straordinaria sensibilità artistica e morale, maestro dell'arte cinematografica, per le caratteristiche del suo stile che ne fanno uno degli autori "moderni" per eccellenza, fu considerato un modello dai neorealisti italiani e un antesignano dagli autori della Nouvelle vague. Nel 1975 gli venne conferito l'Oscar alla carriera. «Figlio del pittore Pierre-Auguste, cresciuto in un ambiente di straordinaria sensibilità artistica, dopo studi di filosofia e matematica, e la partecipazione alla prima guerra mondiale, arrivò al cinema, come sceneggiatore, produttore e quindi come regista (La fille de l'eau, 1924). Dopo qualche anno di sperimentazione, con La chienne (1931) maturò uno stile personale inconfondibile» (www.treccani.it). "
martedì 29 settembre
Prosegue l'appuntamento di Cineteca Classic dedicato a Jean Renoir. Autore di straordinaria sensibilità artistica e morale, maestro dell'arte cinematografica, per le caratteristiche del suo stile che ne fanno uno degli autori "moderni" per eccellenza, fu considerato un modello dai neorealisti italiani e un antesignano dagli autori della Nouvelle vague. Nel 1975 gli venne conferito l'Oscar alla carriera. «Figlio del pittore Pierre-Auguste, cresciuto in un ambiente di straordinaria sensibilità artistica, dopo studi di filosofia e matematica, e la partecipazione alla prima guerra mondiale, arrivò al cinema, come sceneggiatore, produttore e quindi come regista (La fille de l'eau, 1924). Dopo qualche anno di sperimentazione, con La chienne (1931) maturò uno stile personale inconfondibile» (www.treccani.it).
ore 17.00 Eliana e gli uomini di Jean Renoir (1956, 96')
«Nella Parigi di fine Ottocento la principessa polacca Eléna Sorokovska (Bergman) cerca di stuzzicare l'ambizione del suo amante, il generale Rollan (Marais), spingendolo verso alte mete. Ma i suoi avversari politici tenteranno di neutralizzarlo distogliendo l'attenzione della donna. Liberamente ispirato al fallito colpo di Stato del generale Boulanger, il film, sceneggiato dal regista con Jean Serge, si sviluppa come "una fantasia musicale", una specie di teatrini delle marionette dove i personaggi di secondo piano (ufficiali, gentiluomini, signorine innamorate) accentuano l'aspetto caricaturale dell'opera, inno spensierato all'amore e alle scaramucce sentimentali esaltati con arguzia e brio. Le canzoni sono cantate da Léo Mariane e Juliette Gréco» (Mereghetti).
ore 19.00 Picnic alla francese di Jean Renoir (1959, 92')
«Il professor Alexis (P. Meurisse), sostenitore della fecondazione artificiale, è sedotto dalla bellezza della contadina Nenette (C. Rouvel) e con lei passa giorni felici sotto il sole di Provenza. Mesi dopo, saputo che è rimasta incinta, rinnega le sue teorie e la sposa. […] Titolo preso da un celebre quadro (1863) di Manet. Girato in parte nella tenuta di famiglia "Les Collettes" a Cagne-sur-Mer (Provenza) dove il pittore Auguste Renoir trascorse gli ultimi anni e morì, è un film dove, come in un quadro impressionista, conta più il colore che il disegno. Come scrisse André Bazin […]: "Renoir fa il cinema ideale che avrebbe fatto suo padre…". Per la prima volta ricorse all'uso di più cineprese (anche 8) allo scopo di ottenere dagli attori una maggiore naturalezza recitativa» (Morandini).
mercoledì 30 settembre
È scomparso il 1° luglio Sergio Sollima, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1941. Chi era Sergio Sollima e perché il suo cinema è rimasto nella memoria collettiva? Rispondiamo con le parole di un testimone dell'epoca, Marco Giusti: «Non c'è bravo ragazzo rivoluzionario cresciuto a ciclostile e spaghetti western che non abbia amato Cuchillo e i suoi coltelli e non abbia detto una volta nella vita "Cuchillo se ne va!". Non c'è proprio un ragazzo cresciuto negli anni '70 che non abbia amato Sandokan e non abbia cantato le canzoni dei fratelli D'Angelis "S'alza e abbassa la marea…». […] Sollima, dopo aver scritto per la Romana Film di Fortunato Misiano una ventina di sandaloni e avventurosi tra Ercoli, Goliath, Ursus, dopo aver esordito con un episodio, Le donne, interpretato da Enrico Maria Salerno, Catherine Spaak e Claudia Mori, all'interno del film L'amore difficile, dopo aver dato vita a una serie di sotto 007 all'italiana con George Ardisson nei panni dell'agente 3S3 estremamente raffinati e molto stilosi, con tante musiche di Piero Umiliani, aveva mostrato coi suoi tre spaghetti western (La resa dei conti, Faccia a faccia, Corri uomo corri, n.d.r.] un lato che nessuno si aspettava. Quello che dava vita a un western politico, terzomondista, che esaltava l'umile peone di Tomas Milian come eroe positivo contro i cowboys vittoriosi di Hollywood. Noi ci sentivamo come Tomas Milian-Cuchillo, eravamo lui, pronti a scagliare il nostro coltello contro il capitalismo americano. Ma furono capolavori di genere anche i suoi due grandi noir, Città violenta con Charles Bronson e Telly Savalas e Revolver con Oliver Reed, Fabio Testi e Paola Pitagora. Per non parlare dell'immensa popolarità che dette a Sollima il suo Sandokan televisivo con Kabir Bedi, Philippe Leroy e Adolfo Celi. Un successo che un po' lo porterà a ripetere per parecchi anni lo stesso prototipo. Ecco nuove serie, nuovi film con Sandokan, ecco il corsaro Nero.
Ritornerà a qualcosa di più privato e meno avventurosi con la bella serie tv I ragazzi di celluloide, tutta dedicata ai suoi tempi del Centro Sperimentale di Cinematografia […]. Sollima ci lascia l'idea di un cinema avventuroso di grande respiro e di grande popolarità che non disdegna affatto uno sguardo politico sul proprio tempo. Qualcosa che ci ha fatto crescere tutti in quegli anni lontani. Che hanno amato gli spettatori di ogni parte del mondo e i giovani Quentin Tarantino delle videoteche».
ore 17.00 La resa dei conti di Sergio Sollima (1966, 108')
«Grande spaghetti western del periodo d'oro del genere. Tra i preferiti di Tarantino. Il primo, inoltre, che impone come protagonista Tomas Milian (doppiato da Pino Locchi) e che lancia il personaggio fondamentale di Cuchillo Sanchez, proto-Monnezza sessantottino, idolo di una generazione. Sollima, al suo primo western, non fa un sotto-Leone, ma si costruisce un suo cinema, aiutato anche da soggettisti come Franco Solinas e Sergio Donati e dalla grossa produzione Pea. Lee Van Cleef, proveniente direttamente da Per qualche dollaro in più, ne ripete il ruolo, mentre Tomas Milian aveva girato solo lo strano, affascinante The Bounty Killer, ma in una parte molto diversa, più da Actor's Studio e meno picaresca. La sua è una entrata assolutamente nuova, originale nel mondo del western e lascerà il segno. La storia, che magari è meno politicizzata di come credevamo allora, vede Lee Van Cleef (doppiato da Renato Turi) bounty killer al suo ultimo lavoro prima di entrare in politica. Deve liquidare un peone accusato di stupro. Ma non è lui il colpevole e nell'infuocato finale Lee Van Cleef capirà da che parte stare. Sollima ricorda così la genesi del film: "La mia fase western prende piede quando fui presentato da Sergio Leone al produttore Alberto Grimaldi. Era pronto il soggetto della Resa dei conti. Grimaldi ne era entusiasta e così lui aveva contattato James Coburn senza esito. All'epoca nel western gli spagnoli avevano fatto per primi quel tipo di film! A proposito di ispanici conoscevo già Tomas Milian! Era cubano, un latino vero. A Grimaldi il soggetto era piaciuto, lo sceneggiatore Franco Solinas ci aveva lavorato precedentemente. Il primo titolo della Resa dei conti era Il falco e la preda. [...] Volonté era la scelta iniziale per il messicano, e poi c'era Van Cleef ancora sotto contratto con Grimaldi. Su Tomas Milian invece tutti erano esitanti, perché veniva dal cinema d'arte. L'ho inventato io"» (Giusti).
ore 19.00 La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa di Sergio Sollima (1977, 124')
«Dopo la morte di Marianna, mentre Sandokan si è ritirato in India sull'isola di Mompracem regna l'inetto sultano Abdullah che, consigliato dal greco Teotokis, spreme la popolazione locale cui impone balzelli e consegna di prodotti. Impauriti e ridotti alla fame, gli abitanti del villaggio dell'eroe se ne stanno nascosti e tra di loro i pochi superstiti dei "tigrotti". Solo la giovane e fiera Jamilah elude la vigilanza dei tiranni e cerca di raggiungere il grande esule per incitarlo a guidare la riscossa» (www.cinematografo.it ). « La tigra è ancora viva… […] è un fantasioso miscuglio di molti racconti salgariani sul famoso pirata di Mompracem con varie interpolazioni e molteplici cambiamenti […]. Comunque ne è venuto fuori un film divertente e movimentato che piacerà molto ai ragazzi, ma anche a quei genitori che nella loro giovinezza sono stati presi dalle accese e lampeggianti pagine dello scrittore veronese» (Bassoli). Con Kabir Bedi, Philippe Leroy, Adolfo Celi, Massimo Foschi e Teresa Ann Savoy.
ore 21.15 Città violenta diSergio Sollima (1970, 109')
«Jeff Heston è un killer che, a causa del tradimento della sua donna, Vanessa, finisce in carcere. Uscito, dopo essersi vendicato di un uomo che tentò di ucciderlo, scopre che Vanessa vive con un boss della malavita, il quale, avendo prove dell'assassinio di cui è stato responsabile, lo ricatta per averlo nella sua banda. Vanessa trama contro Jeff: lo costringe ad uccidere il boss e poi lo denuncia» (Poppi/Pecorari). «Provo una grande stima per questi registi italiani cancellati, sconosciuti ai cinefili, ma dotati di savoir-faire, d'abilità e spesso anche di talento […]. Qualcuno a volte "sfonda il soffitto" e appare nei titoli delle riviste di cinema. […] Sergio Sollima è uno di questi. Dalle prime immagini è già dato il tono: aggressività, mestiere, interpreti noti, rigore […] montaggio nervoso, violenza e lirismo […]. È pertanto gradevole lasciarsi trascinare da una successione ininterrotta di tempi forti, una girandola di movimenti, un crescendo lirico d'immagini battenti. Viva l'America rivista da Cinecittà» (Zimmer). Grande cast internazionale: Charles Bronson, Jill Ireland, Telly Savalas, Michel Constantin, Umberto Orsini.
«Jeff Heston è un killer che, a causa del tradimento della sua donna, Vanessa, finisce in carcere. Uscito, dopo essersi vendicato di un uomo che tentò di ucciderlo, scopre che Vanessa vive con un boss della malavita, il quale, avendo prove dell'assassinio di cui è stato responsabile, lo ricatta per averlo nella sua banda. Vanessa trama contro Jeff: lo costringe ad uccidere il boss e poi lo denuncia» (Poppi/Pecorari). «Provo una grande stima per questi registi italiani cancellati, sconosciuti ai cinefili, ma dotati di savoir-faire, d'abilità e spesso anche di talento […]. Qualcuno a volte "sfonda il soffitto" e appare nei titoli delle riviste di cinema. […] Sergio Sollima è uno di questi. Dalle prime immagini è già dato il tono: aggressività, mestiere, interpreti noti, rigore […] montaggio nervoso, violenza e lirismo […]. È pertanto gradevole lasciarsi trascinare da una successione ininterrotta di tempi forti, una girandola di movimenti, un crescendo lirico d'immagini battenti. Viva l'America rivista da Cinecittà» (Zimmer). Grande cast internazionale: Charles Bronson, Jill Ireland, Telly Savalas, Michel Constantin, Umberto Orsini.
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