Antonio Centa (Maniago 1907-1979), uno degli astri dello star system italiano negli anni tra il '35 e il '43, ha amoreggiato con Assia Noris, Alida Valli, Luisa Ferida, ha intrecciato amicizie virili con Fosco Giachetti, ha fatto a pugni con Gino Cervi, è stato diretto da registi come Genina, Blasetti e Camerini, ha avuto il nome nelle locandine de Lo squadrone bianco, Un colpo di pistola, Fari nella nebbia, T'amerò sempre. Poi di colpo, nel '43, l'astro si è eclissato, quando Centa è tornato nel suo Friuli, per ricomparire sugli schermi nel '45 con un look un po' appesantito e in ruoli un po' secondari, seppure all'interno di film memorabili come Assunta Spina di Mattoli e Una vita difficile di Risi, dove è l'accompagnatore di Lea Massari nel night club versiliano. Alla sua figura, al suo percorso nel cinema, e alla sua vita privata, non sempre illuminata dai riflettori delle cronache mondane, e anzi per qualche aspetto ancora avvolta dal mistero, è dedicato Il perdente gentiluomo: vita e arte di Antonio Centa di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari, prodotto dalla Cineteca del Friuli.
“Cinema Trevi: martedì 17 marzo omaggio ad Antonio Centa. Retrospettiva e presentazione del documentario”Il perdente gentiluomo. Vita e arte di Antonio Centa”, di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari.”
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ore 17.00
Squadrone bianco (1936)
Regia: Augusto Genina; soggetto: dal romanzo di Joseph Peyré L'Escadron Blanc, adattato da J. Peyré, Augusto Genina; sceneggiatura: A. Genina, Gino Valori; fotografia: Anchise Brizzi, Massimo Terzano; musica: Antonio Veretti diretta da Mario Rossi; montaggio: Fernando Tropea; interpreti: Fosco Giachetti, Antonio Centa, Fulvia Lanzi, Francesca Dalpe, Guido Celano, Olinto Cristina; origine: Italia; produzione: Roma Film; durata: 98'
Una delusione d'amore spinge il tenente di cavalleria Mario Ludovici (Antonio Centa) in Libia. Deve allontanarsi dal suo paese per dimenticare Cristina (Fulvia Lanzi). Con il suo squadrone, guidato dall'intrepido capitano Santelia (Fosco Giachetti), si spingerà tra le insidie del deserto per inseguire una banda di ribelli... «Fra gli attori, due giovani devono dir grazie al loro ingegno e a Genina: il Giachetti e il Centa sono stati guidati a un'interpretazione impeccabile. Il Giachetti dà al sant'Elia un accento inconfondibile di maschia potenza; il Centa, prima di riscattarsi, è davvero uno di quelli che "vanno laggiù come si butterebbero in acqua senza saper nuotare", fin quando nascono in lui l'uomo e il soldato. Nelle vesti di Cristiana appare una nuova attrice, Fulvia Lanzi, dalla fotogenia molto interessante. Efficaci infine il Cristina, il Celano e il Polacco» (Gromo). «Gli interpreti sono bravissimi. Fosco Giachetti è una magnifica rivelazione nell'energica, sobria, scolpita figura del capitano; come è una rivelazione il giovane Centa in quella del tenente: egli rende nella seconda parte la crisi del personaggio con una sincerità e una semplicità esemplari» (Sacchi).
ore 19.00
Un colpo di pistola (1942)
Regia: Renato Castellani; soggetto: da un racconto di Aleksandr Puškin; sceneggiatura: Mario Bonfantini, Corrado Pavolini, Mario Soldati, R. Castellani, Alberto Moravia [non accreditato]; fotografia: Massimo Terzano; musica: Vincenzo Tommasini; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Assia Norris, Fosco Giachetti, Antonio Centa, Rubi Dalma, Mimì Dugini, Renato Cialente; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 92'
«Andrea (Giachetti) e Sergio (Centa), due ufficiali della guardia russa, si battono in duello per amore di Mascia (Noris): Sergio spara per primo, ma a vuoto; Andrea rinuncia, riservandosi il colpo per il futuro. Lo esigerà quattro anni dopo, quando, tornato da Mascia per dichiararsi apertamente, scoprirà che si è fidanzata con l'antico rivale. Seguirà un altro duello mancato e, finalmente, l'amore. Opera prima di Renato Castellani, che narrativamente punta sul sicuro (un racconto di Aleksandr Puškin sceneggiato e rielaborato da [...] Alberto Moravia, all'epoca non accreditato perché ebreo, e lo stesso Castellani) per concentrarsi soprattutto sulla tecnica e la fattura cinematografica in un periodo in cui la "resistenza" artistica si esprimeva anche attraverso una forma impeccabile (naturalmente fu accusato di "calligrafismo"). La struttura a flashback (è Andrea a raccontare la storia, in due tempi diversi, e questa sfasatura allora rappresentava una novità), il bianco e nero di "grande estro geometrico", la fotografia evanescente di Massimo Terzano, il sonoro ricco di dettagli sono le prove di un esordio di alto livello stilistico, più facile da apprezzare oggi che non negli anni in cui infuriava la battaglia antifascista per un cinema meno raffinato ma più incisivo sulla realtà. Mario Soldati e Renato Castellani fanno due brevi apparizioni» (Mereghetti).
ore 20.40
Presentazione di Livio Jacob e Sergio Toffetti del documentario Il perdente gentiluomo: vita e arte di Antonio Centa
a seguire
Il perdente gentiluomo: vita e arte di Antonio Centa (2009)
Regia: Gloria De Antoni e Oreste De Fornari; consulenza musicale: Massimo Cigaina; montaggio: Letizia Caudullo; interpreti: Suso Cecchi D'Amico, Giuliana Centa, Massimo Centa, Georgia Moll, Mario Monicelli, Dino Risi; origine: Italia; produzione: Cineteca del Friuli, con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia/Assessorato alle Attività Produttive, del FVG Film Fund, del Comune di Maniago e della Fondazione CRUP; durata: 52'
Il documentario si sviluppa su più binari. Un lungo commento di De Fornari nella cornice littoria del Foro Italico di Roma (pavimentato nel '36 dai mosaicisti friulani) che ripercorre la filmografia di Centa attraverso generi autori e ideologie; i brani dei film interpretati dall'attore; le interviste con i registi che l'hanno diretto, a partire da Monicelli (aiuto regista de Lo squadrone bianco) che rievoca gli anni americani di Centa, quando era assistente personale di Primo Carnera, per arrivare a Dino Risi, in una testimonianza rilasciata pochi mesi prima della scomparsa. Ma ci sono anche i ricordi di Suso Cecchi D'Amico e di Georgia Moll (che era la figlia di Centa in Lauranuda) e soprattutto gli interventi dei familiari (la sorella e un nipote) e anche di una vecchia fiamma dell'attore, che ha voluto restare invisibile. E ancora i volti e le reminiscenze di tanti maniaghesi, a cominciare dall'autista di Centa, testimone e complice discreto in tante scorribande per andare o venire da Maniago, dove Centa negli ultimi anni, tornava sempre più spesso. Nell'assieme un ritratto prismatico, a più facce, in bianco e nero e a colori, di una figura in cui sono riflessi i sogni di una generazione, lo stile di un'epoca e l'anima di una regione. L'intervista radiofonica di Francesco Savio a Antonio Centa è stata registrata il 10 novembre 1974 per la Rai Radiotelevisione Italiana ed è conservata presso il Centro Sperimentale di Cinematografia.
ore 21.40
Incontro con Gloria De Antoni, Oreste De Fornari, Livio Jacob, Sergio Toffetti
a seguire
Assunta Spina (1948)
Regia: Mario Mattòli; soggetto: dalla commedia omonima di Salvatore Di Giacomo; sceneggiatura e dialoghi: Eduardo De Filippo; collaborazione alla sceneggiatura: Gino Caprioli; fotografia: Gabor Pogany; musica: Renzo Rossellini; montaggio: Fernando Tropea; interpreti: Anna Magnani, Eduardo De Filippo, Antonio Centa, Titina De Filippo, Maria Donini, Margherita Pisano; origine: Italia; produzione: Ora Film; durata: 79'
«Dal dramma (1909) di S. Di Giacomo già filmato nel 1915 e nel 1928. Mentre l'amato Michele è in carcere, la fiera Assunta diventa l'amante di un cancelliere. All'uscita Michele, pazzo di gelosia, uccide il rivale. Assunta si lascia condannare al suo posto. È diretto così bene, e ambientato in una Napoli squallida e violenta così credibile, che alcuni critici ci videro lo zampino di Eduardo. Nella parte che sullo schermo fu di Francesca Bertini e Rina De Liguoro, la Magnani è superba» (Morandini). Antonio Centa interpreta con straordinaria bravura il cancelliere Federico Funelli.
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