«Il cinema italiano del secondo dopoguerra, 1945-1975, da Rossellini a Pasolini, appare sempre di più, quanto più aumenta la distanza che ci separa da quell'epoca, una stagione di intensità e fisionomia inconfondibili. Privilegiando l'accidentalità del mondo e l'egemonia del personaggio sull'intreccio, facendo del grande schermo uno specchio collettivo spietato, rivelatore e irresistibile, revisionando i generi tradizionali e inventandone di nuovi e, soprattutto, investendo nel cinema la tradizione millenaria di un "gusto" e di competenze e abilità estetiche che lo hanno servito in modo insuperabile con costumi, acconciature, scenografie e set decoration per inquadrature di film di genere. L'ipotesi di questa altra storia dei film italiani, può essere raggiunta cercando familiarità e affinità, parentele e convergenze, risonanze e intrecci che ci possano spingere a completare una mappa più articolata e dettagliata, arrivando alla conclusione di come il cinema della modernità abbia saputo istruire e popolare un campo in cui non solo i registi, ma anche i tecnici, gli artigiani, le narrazioni, e noi come pubblico, siamo stati autori, avidi e insaziabili, di qualcosa che non esisteva prima e che, in questa condivisione collettiva ed empatia globale, difficilmente potrà esistere in futuro» (Mario Sesti).
“Dal 1 al 5 novembre il cinema Trevi è una delle sedi del Festival di Roma con la retrospettiva “La scuola italiana”
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Retrospettiva a cura di Mario Sesti - In collaborazione con Cineteca Nazionale e Luce Cinecittà
mercoledì 1
Velocità, montaggio, azione
Il primo è diretto da un artigiano del basso budget, Riccardo Freda, dal "ritmo insospettabile". Il secondo è firmato da Fernando Di Leo, piccolo grande maestro di "violenza disillusa". In entrambi, la frenesia del montaggio, l'audacia delle inquadrature, la percezione ininterrotta dell'azione sembrano elevare al quadrato la lezione di Hollywood.
ore 16.00 Aquila nera di Riccardo Freda (1946, 111')
ore 18.00 Milano calibro 9 di Fernando Di Leo (1972, 100')
La solitudine della metropoli, la poesia della strada
Il cuore dei due film è la solitudine nelle grandi città. Da una parte il neorealismo di De Sica, dall'altro la libertà sperimentale dell'iperrealismo di Petri. Entrambi uniti da un bianco e nero grafico e tagliente, a cura di G.R. Aldo e di Ennio Guarnieri, che ridisegna la forma di ogni oggetto.
ore 20.00 Umberto D. di Vittorio De Sica (1952, 89')
Copia proveniente da Luce Cinecittà
ore 22.00 I giorni contati di Elio Petri (1962, 106')
Copia proveniente dal Museo del Cinema di Torino
giovedì 2
I volti senza nome che cantano il mistero del creato
Pasolini sceglie di raccontare il divino in terra e il mistero dell'amore incondizionato anche attraverso l'utilizzo di volti senza nome. Pratica che Rossellini aveva già sperimentato con l'utilizzo di comparse anonime sul set di Francesco giullare di Dio.
ore 18.30 Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964, 137')
Copia proveniente da Luce Cinecittà
ore 21.00 Francesco giullare di Dio di Roberto Rossellini (1950, 91')
Copia proveniente da Luce Cinecittà
venerdì 3
La storia fantastica e l'avventura
Da un lato troviamo la profondità della sceneggiatura scritta da Monicelli, Age e Scarpelli, dall'altro la robusta e articolata dimensione narrativa di Ennio De Concini. Insieme compongono una fotografia della forza linguistica e sperimentale del cinema italiano degli anni Sessanta.
ore 18.30 Arrivano i titani di Duccio Tessari (1961, 120')
ore 21.00 L'armata Brancaleone di Mario Monicelli (1966, 120')
Copia proveniente da Luce Cinecittà
sabato 4
Ogni cosa è illuminata, niente è come sembra
Due autori che sembrano agli antipodi del firmamento dell'immaginario e che trovano un punto d'incontro nell'illuminazione di Gianni Di Venanzo, alla fotografia in entrambi i film, il cui marchio inconfondibile è la tendenza a illuminare il fondo delle inquadrature sempre di più di ciò che è in primo piano.
ore 18.30 Salvatore Giuliano di Francesco Rosi (1962, 118')
Copia proveniente dal Museo del Cinema di Torino
ore 21.00 8½ di Federico Fellini (1963, 138')
domenica 5
Un mondo-museo e la prigione della forma
Questi due film costruiscono un rigoglio enciclopedico di abiti e scene, tessuti e profili. Piero Tosi ai costumi con Visconti, Dante Ferretti alle scene, con Osvaldo Desideri alla set decoration e Danilo Donati ai costumi con Pasolini, accumulano nelle mani il sapere necessario per rifare il Novecento come un mondo-museo.
ore 18.30 La caduta degli dei di Luchino Visconti (1969, 155')
Copia proveniente dalla Cineteca di Bologna
ore 21.30 Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1975, 116')
Copia proveniente da Luce Cinecittà
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