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“Dal 12 al 16 marzo, al cinema Trevi, “Omaggio a Silvana Pampanini, la prima diva del dopoguerra”
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Così l'ha descritta, sulle pagine del «Corriere della Sera», Paolo Mereghetti: «Ninì Pampan non c'è più. La prima vera diva del nostro dopoguerra, la prima "maggiorata" capace di far dimenticare agli italiani la fame e le miserie della guerra […]. Bella sfrontata, dotata di un corpo "collinare, arrotondato e pieno di curve" (così la descriveva il periodico Stelle d'Italia) e che lei usa abilmente per stuzzicare i desideri del pubblico, diventa da subito l'idolo di un Paese che vuole dimenticare in fretta le tristezze della guerra  e che sogna tre cose: di vincere al Totocalcio, di avere una Lambretta e di passare una notte con la Pampanini. I primi film che interpreta non sono certo dei capolavori, ma sanno mettere in evidenza la sua bellezza aggressiva e sensuale […]. Con La tratta delle bianche di Comencini e poi Processo alla città di Zampa e La presidentessa di Germi (tutti del 1952), anche il cinema d'autore si accorge di lei; e la Pampanini può finalmente uscire dal cliché della donna troppo bella per essere anche pensante. Antonio Leonviola con Noi cannibali (1953) le offre il suo ruolo forse più intenso […]. E subito dopo Giuseppe De Santis, con Un marito per Anna Zaccheo (1952), ne conferma il valore e la bravura. Eppure nonostante non le manchino altre prove convincenti - nel 1955 Racconti romanidi Franciolini e La bella di Roma ancora di Comencini, nel 1958 La strada lunga un anno di Giuseppe De Santis - il cinema italiano sembra dimenticarsi di lei, sostituita nell'immaginario collettivo da altre "bellezze" forse più attente nel gestire la propria carriera o nel trovare influenti protettori».
 
sabato 12
ore 17.00 47 morto che parla di Carlo Ludovico Bragaglia (1950, 82')
Il barone Antonio Peletti è avarissimo. Ha nascosto l'eredità ricevuta dal padre, sottraendone la metà al figlio Gastone. Gli abitanti del paese gli fanno credere che è morto ed è finito all'inferno. Grandi elogi della critica per Totò, finalmente in un ruolo all'altezza delle sue doti, non solo comiche. Con Silvana Pampanini, Adriana Benetti e Carlo Croccolo.
 
ore 19.00 La presidentessa di Pietro Germi (1952, 87')
«Espulsa da una cittadina francese come fonte di scandalo, Gobette (Pampanini), avvenente soubrette, si rifugia in casa del magistrato (Pavese) che l'ha allontanata e, scambiata per sua moglie (Ninchi), seduce il ministro della Giustizia (Dapporto) di passaggio che promuove il magistrato a una sede di Parigi. Tratto dalla pièce La présidente (1912) di Maurice Hennequin e Pierre Veber e sceneggiato da Aldo De Benedetti, "è tutt'altro che un film inguardabile ed esanime, solo che [P. Germi] vi si tiene completamente ai bordi e si guarda bene dal metterci i piedi" (M. Sesti). Una prestazione d'opera, insomma, ma governata da un navigato professionista» (Morandini).
 
ore 20.45 Processo alla città di Luigi Zampa (1952, 108')
Ai primi del secolo, a Napoli, il giudice Antonio Spicacci emette alcuni mandati di cattura nei confronti di alcune persone coinvolti in due omicidi di stampo camorristico. La matassa è intricatissima, gli indiziati sono numerosi, alcuni insospettabili, e i malviventi godono di protezioni e conoscenze altolocate. Il giudice Spicacci si trova di fronte a un bivio: lasciar perdere l'indagine o andare fino in fondo, a costo di mettere a soqquadro la città? Con Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini, Paolo Stoppa, Mariella Lotti, Franco Interlenghi, Irene Galter.
 
domenica 13
ore 17.00 L'incantevole nemica di Claudio Gora (1953, 89')
«Il commendator Albertini, proprietario di un caseificio, è un reazionario e ha una gran paura dei comunisti. Dando ascolto a alcune voci, sospetta che uno dei suoi impiegati, il timido Roberto, sia il capo della cellula comunista che s'annida nella fabbrica. Per renderlo innocuo, lo invita in casa, gli procura una promozione e gli mette alle costole sua figlia Silvia, felice di avere l'occasione di sposare un rivoluzionario. Dopo le nozze, scoperta la verità, Roberto convince sua moglie a trasferirsi a casa sua e spinge suo suocero a radicali provvedimenti in favore degli operai. È l'inizio di una vera e propria battaglia...» (www.cinematografo.it  ). Con Ugo Tognazzi, Silvana Pampanini, Carlo Campanini e un numero di Buster Keaton…
 
ore 19.00 Noi cannibali di Antonio Leonviola (1953, 80')
Una ballerina d'avanspettacolo torna fra lo scetticismo generale nel suo paese d'origine, la Civitavecchia portuale del dopoguerra. Solo un amico d'infanzia, Aldo, un tempo fidanzato con sua sorella Maria, l'aiuta. I due si mettono insieme, ma un capoccia locale tenta in tutti i modi di conquistarla. «Ambientato tra i baraccati del porto di Civitavecchia (dove il lavoro dello scenografo Luigi Scaccianoce si fonde perfettamente con le riprese dal vero), il film sa evitare l'ottimismo ideologico di certo neorealismo e il moralismo consolatorio di tanti melodrammi […]. Recuperando una lezione di stile che viene direttamente dal cinema degli anni Trenta (Clair, Pabst), Leonviola racconta la disperazione senza uscita di chi si sente destinato alla sconfitta con uno stile molto controllato (certe inquadrature, specie dei panorami industriali, ripropongono la lezione della pittura metafisica). […] Leonviola è la maschera che all'inizio del film fa entrare lo spettatore nel teatrino di varietà» (Mereghetti). Con Silvana Pampanini, Vincenzo Musolino e Folco Lulli.
 
ore 20.45 Cesta duga godine dana diGiuseppe De Santis (La strada lunga un anno, 1958, 143')
«Gli abitanti di un piccolo centro di montagna sembrano condannati a una eterna disoccupazione. Una mattina Guglielmo, stanco di aspettare un lavoro che non arriva mai, decide di costruire una strada per collegare il paese al mare. Fa credere ai suoi compaesani di aver ricevuto l'incarico dalle autorità pubbliche allo scopo di coinvolgere i tanti disoccupati nell'iniziativa e costringere poi gli amministratori a retribuire tutti i lavoratori per l'impresa portata a compimento» (Marco Grossi). «Io avrei voluto fare grandi romanzi, film d'impatto sociale, e invece, nella migliore delle ipotesi, le condizioni produttive del cinema italiano mi consentivano commedie come Giorni d'amore. In Jugoslavia ho girato La strada lunga un anno, tutto il film l'ho ambientato in Dalmazia scegliendo posti che assomigliassero alla mia Ciociaria il più possibile, le pietruzze, le montagne, le case, il mare, le strade; l'edizione italiana, poi, è parlata tutta in dialetto del basso Lazio. Per il film ho goduto di libertà assoluta, gli jugoslavi mi chiesero soltanto, per ragioni diplomatiche, di mettere una didascalia iniziale, dove si spiegava che la storia si svolgeva in un paese immaginario, per non evitare noie con lo Stato italiano. La scelta di girare in Jugoslavia, comunque, mi fu fatta pagare. Venezia rifiutò il film perché "troppo lungo", e in Italia praticamente non lo vide nessuno» (De Santis). Nomination all'Oscar per il miglior film straniero (1958). Con Silvana Pampanini, Eleonora Rossi Drago, Massimo Girotti, Gordana Miletic.
 
martedì 15
ore 20.00 La bella di Roma di Luigi Comencini (1955, 98')
«Nannina, giovane e bella popolana romana, è fidanzata con un pugile squattrinato, Mario. Questi un giorno, durante una rissa, colpisce un vigile e finisce in prigione. Nannina cerca lavoro e si rivolge ad Oreste, un maturo vedovo, che la prende come cassiera nel suo bar, seguendo il consiglio dell'amico Gracco, che ha bottega di tappezziere nella stessa via ed è un impenitente dongiovanni. Oreste s'innamora di Nannina e questa ne approfitta per proporgli una società: l'apertura e la gestione di una trattoria al Gianicolo» (www.cinematografo.it  ).«Si inserisce senza colpo ferire nella corrente rosea del cinema italiano [...]. Del resto Ettore M. Margadonna e Luigi Comencini l'hanno clamorosamente inaugurata, questa nuova strada, con il piacevole Pane, amore e fantasia, e qui la proseguono con dispettoso fervore, in una sceneggiatura ben calibrata e in un'abile regia. Il meglio del film sta nella recitazione» (Casiraghi).
 
mercoledì 16
ore 17.00 Il gaucho diDino Risi (1964, 113')
Una delegazione del cinema italiano si reca a Buenos Aires per partecipare al Festival di Mar del Plata. Tra traffici, intrighi, loschi affari, gli italiani ripartono con gli stessi problemi di prima. «Risi (ha) trovato la sua strada più congeniale in una comicità dai risvolti amari capace di far scaturire dall'interno dei personaggi [...] gli elementi critici propri della commedia di costume [...]. Il film tocca corde più profonde [...] per merito dell'ottimo Manfredi [...] e, a tratti, di un Nazzari che riesce ad aprire qualche [...] spiraglio sull'egoistica indifferenza [...] del miliardario italo-argentino» (Zambetti). Con Vittorio Gassman, Silvana Pampanini e Maria Grazia Buccella.
 
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