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Diaspora degli artisti in guerra. Tra gli incontri del 20 giugno quelli con Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e Stefano Savona
Centro Sperimentale di Cinematografia
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20 Giugno 2024

«La guerra ci ha spinto a ragionare sul valore delle immagini. Su come il cinema e le immagini influenzano la guerra e la sua percezione». Hanno detto Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, autori di Guerra e pace, che racconta l’ultracentenaria relazione tra cinema e guerra, dal loro primo incontro, nel lontano 1911, in occasione dell’invasione italiana in Libia, fino ai giorni nostri. Dalle sequenze filmate dei pionieri del cinema alle odierne riprese girate con gli smartphone dei cittadini del mondo, il passo appare brevissimo e la relazione tra guerra e cinema solidissima.

«Il cinema è la realtà sognata, anche quando questa realtà è un incubo. Non può permettersi di trasformarsi in una pura banalizzazione della tragedia, deve riuscire a trovarne le chiavi narrative per permetterci di metabolizzarla», ha detto Stefano Savona presentando il suo La strada di Samouni con il quale ha ibridato in modo inedito la ricostruzione documentaria dello sterminio di una intera famiglia palestinese con il segno grafico di un autore d’animazione come Simone Massi. E ancora: «Come può una bambina ricordare un episodio di guerra? Il film doveva ricostruire quello che non c’era più e lo abbiamo fatto con l’animazione e con il suono, affiancando all’iperrealismo del documentario lo stile “graffiato” dell’animazione, costruendo un “rumore visivo”, ruvido come le immagini».

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