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“Domani 21 novembre, al cinema Trevi, conferenza stampa per la retrospettiva “Cinema d’amore e d’anarchia”, omaggio a Lina Wertmüller del Centro Sperimentale di Cinematografia e del Roma Film Festival. Ore 11.30.”
Centro Sperimentale di Cinematografia
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Il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, in collaborazione con la XIII edizione del Roma Film Festival, rende omaggio a Lina Wertmüller con la retrospettiva Cinema d'amore e d'anarchia, al cinema Trevi, dal 25 novembre al 7 dicembre. La retrospettiva - in occasione della quale la Cineteca Nazionale ha avviato il restauro de I basilischi (1962) e di Pasqualino Settebellezze (1975) - avrà la sua ideale conclusione in una serata d'onore l'11 dicembre, presso l'Auditorium della Conciliazione. In questa data sarà presentato il volume sull'opera della regista curato da Adriano Pintaldi.
 
Cinema d'amore e d'anarchia è occasione per rivedere organicamente l'opera di un "maestro del nostro cinema", che ha realizzato film capaci di incidere profondamente sulla realtà italiana. Un cinema ribelle, provocatorio, estremo, immerso nei conflitti socio-economici e negli squilibri della società; ma anche un cinema barocco, pieno di ironia, allegro, imprevedibile, iconoclasta e anarchico, insofferente non soltanto alle convenzioni ideologiche, e ai pregiudizi sociali, ma anche al "perbenismo linguistico" che mira a sfumare i contrasti del reale. Il cinema di Lina Wertmüller è vivo e brillante, come la paletta di colori che ama utilizzare per comporre "quadri scenografici" spesso arricchiti dal vero e proprio lavoro di ricostruzione pittorica del reale messo in opera da Enrico Job, suo compagno di una vita e prezioso collaboratore.

Ne risultano opere da cui trabocca l'insopprimibile emergere della vita, dell'eros, della tenerezza; racconti popolati da una galleria di personaggi di maschi e femmine perennemente in lotta tra loro e contro gli schemi culturali che vorrebbero incasellarli: come in Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) dove si intreccia, tra Mariangela Melato e Giancarlo Giannini - protagonisti di alcuni tra i film centrali della Wertmüller -, un doppio conflitto di cui alla fine è difficile stabilire il vincitore: la lotta di classe e la guerra tra i sessi. Teneri e spietati sono i suoi ritratti delle classi popolari di cui resta esemplare Mimì Metallurgico (1972); straniante la ricostruzione capovolta dell'Italia fascista che la Wertmüller fa filtrare nella casa chiusa in cui si svolge Film d'amore e d'anarchia (1973); mentre Pasqualino Settebellezze - nel 1977 candidato a quattro premi Oscar, migliore regia, miglior film straniero, miglior attore protagonista e migliore sceneggiatura originale - sembra oggi nato da una sorta di rilettura postmoderna di Eduardo, e dove l'autrice per
la prima volta utilizza la chiave del grottesco e della farsa per leggere la tragedia dei lager oltre a darci un ritratto spietato dell'immobilità del Sud.

E proprio il rapporto con le sue radici meridionali resta per Lina
Wertmüller - oltre all'analisi divertita e sconsolata dei rapporti tra il maschio e la femmina - il territorio privilegiato di osservazione. Del Sud d'Italia Lina Wertmüller seziona tic, volti, dialetti, facce, sentimenti, vizi e virtù, in una comédie humaine che va dagli anni '40 a oggi, dal dopoguerra di Ninfa plebea, tratto nel 1996 dal romanzo di Domenico Rea, al miracolo economico mancato nella Lucania dei Basilischi, dalle madri coraggio napoletane contro l'eroina di Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1986), da Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova (si sospettano moventi politici) (1978) a Francesca e Nunziata (2001), entrambi con Sophia Loren, da Io speriamo che me la cavo (1992) alla "commedia borbonica" Ferdinando e Carolina (1999).

Assistente di Fellini, regista di trasmissioni che hanno fatto la storia della TV come Le avventure di Gian Burrasca, Lina Wertmüller riprende la tradizione delle maschere all'italiana, costruendo una galleria di "tipi e personaggi" che illustrano una vera e propria "storia degli italiani", di cui l'autrice tratteggia vizi e virtù, tic linguistici, pregiudizi e slanci di cambiamento, riattualizzando nel suo cinema del grottesco una tradizione drammaturgica e figurativa che va dalla commedia dell'arte, alla Dolce Vita e da Hogart a Botero. Anche se resta da riscoprire una sua vena più sottilmente ironica ed elegiaca come nel film tratto da Guareschi, Il decimo clandestino.

Il Centro Sperimentale di Cinematografia è particolarmente lieto nel celebrare l'opera di Lina Wertmüller, in quanto la regista ha lasciato un'impronta indelebile al CSC, assumendo l'importante e gravoso incarico di Commissario Straordinario dal 1988 al 1994. Un "vincolo familiare" e un affetto particolare, dunque, si aggiungono all'amore per l'opera.
 

Programma:

martedì 25
ore
19.30
Questa volta parliamo di uomini (1965)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Ennio Guarnieri; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Nino Manfredi, Luciana Paluzzi, Milena Vukotić, Margaret Lee, Patrizia De Clara, Salvatore Billa; origine: Italia; produzione: Archimede Film, Crono Film; durata: 91’.
«Manfredi era diventato un divo amatissimo dagli italiani e pensai di fare con lui un film a episodi. Di solito, questo tipo di lungometraggio è comunque improntato a uno stesso genere: commedia, tragedia, giallo o erotico. Ma la mia idea era di fare una sorta di esercizio di stili diversi. Un giallo psicologico, un episodio fantasioso (Il lanciatore di coltelli) che, per via del circo, era dedicato a Fellini, uno sociale, direi “femminista” (Un uomo superiore), e uno neorealista: quello del “ciociaro” ispirato al personaggio televisivo di Manfredi. Questo (Un brav’uomo) era di un grottesco feroce, descriveva la carognaggine e il maschilismo ottuso dell’Italia contadina» (Wertmüller).
La presente copia del film presenta il seguente ordine degli episodi: Un uomo d’onore, Il lanciatore di coltelli, Un brav’uomo, Un uomo superiore.
Copia proveniente dalla Cineteca di Bologna

ore 21.15
I basilischi (1962)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Gianni Di Venanzo; musica: Ennio Morricone; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Antonio Petruzzi, Stefano Satta Flores, Sergio Ferranino, Enrica Chiaromonte, Rosanna Santoro, Luigi Barbieri; origine: Italia; produzione: Galatea, 22 Dicembre Cinematografica; durata: 80’.
«Io e Tullio Kezich, che era lì per scrivere un libro sulla lavorazione di Salvatore Giuliano, ci sistemammo nella buca dov’era piazzata la quinta macchina. [...] Mentre si aspettava che cominciasse la scena, raccontai a Tullio come mi avessero impressionato i miei cugini e la vita di Palazzo San Gervasio, quel paese del profondo Sud, al confine tra Puglia e Basilicata. E gli descrissi quelle terre aspre e antiche e la vita che nei paesi si conduceva. Tullio mi disse: “Perché non scrivi questa storia? Se ne potrebbe fare un film insolito sul Sud, che mostri la vita dei paesi fuori dalle normali rotte di chi viaggia in Italia, e questo loro profondo oblomovismo”. “La scrivo”, dissi subito io. E a Roma la scrissi. [...] Il copione piacque ma i fondi per realizzarlo non c’erano. [...] Andai a rompere le scatole a Nello [Santi] che, con la sua società Galatea, oltre a essere un grande produttore, era anche un grande amico. [...] Allora un film di un debuttante costava circa cento milioni di lire. Noi, fra Galatea e 22 Dicembre, ne mettemmo insieme trentaquattro. Erano pochi, ma li avrei fatti bastare. Era il momento di tornare a Palazzo San Gervasio» (Wertmüller).

mercoledì 26
ore 17.00
Rita la zanzara (1966)

Regia: George Brown [Lina Wertmüller]; soggetto: Sergio Bonotti; sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Dario Di Palma; musica: Bruno Canfora; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Rita Pavone, Bice Valori, Giancarlo  Giannini, Turi Ferro, Vittorio Congia, Tanya Lopert; origine: Italia; produzione: Mondial Te.Fi. - Televisione Film; durata: 115’.
Rita è una giovane allieva di un collegio femminile ed è innamorata del suo professore di musica, Paolo, timidissimo e goffo. Una notte, però, Rita entra furtivamente nella sua camera e scopre che Paolo ha una doppia vita. «Dopo il successo di Gian Burrasca, Goffredo [Lombardo] mi chiamò per farmi fare un film musicale, quelli che allora si chiamavano “i musicarelli”, un genere considerato di cassetta, piuttosto commerciale, sull’onda del successo dei cantanti e delle canzoni. La sua idea, quella volta, però, era di puntare sulla qualità; ci mettemmo d’accordo per avere tutto il meglio: dal cast ai costumi, e su una storia di una vecchia operetta cui era molto affezionato poiché aveva decretato il successo di sua madre, Leda Gys. Accettai e riuscii ad avere, oltre a Rita Pavone, Giancarlo Giannini, con il quale nacque una grande amicizia e complicità, e poi addirittura Bice Valori, Turi Ferro, Milena Vukotić e Peppino De Filippo. Rita la zanzara fu un successo. Con beata incoscienza, mi ero buttata a capofitto nel progetto» (Wertmüller).

ore 19.00
Non stuzzicate la zanzara (1967)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Dario Di Palma; musica: Bruno Canfora; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti:Rita Pavone, Giancarlo Giannini, Giulietta Masina, Romolo Valli, Mita Medici, Peppino De Filippo; origine: Italia; produzione: Mondial Te.Fi. - Televisione Film; durata: 124’.
«Il padre di Rita, Bartolomeo, ostacola la partecipazione di Paolo e Rita ad una trasmissione televisiva del Sestriere. Ma la madre di lei, Maria Cristina, l’aiuta a fuggire. Scoperta dal marito sarà costretta a prendere il posto di Rita nella trasmissione. Solo allora il signor Santangeli si dà per vinto e così Paolo e Rita potranno continuare nel loro affettuoso sodalizio» (Gigliotti). «L’anno successivo seguì Non stuzzicate la zanzara, il cui cast annovera Giulietta Masina e Romolo Valli. Quando una cosa mi diverte finisce col travolgermi, inoltre mi piace scommettere sulla mia capacità di trasformare qualcosa che, in partenza, difetta di qualità in una di prim’ordine. E credo di aver ottenuto spesso il risultato che speravo» (Wertmüller).

giovedì 27
ore 17.00
Film d’amore e d’anarchia ovvero “Stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza...” (1973)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Carlo Savina, Nino Rota; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Eros Pagni, Lina Polito, Pina Cei, Elena Fiore; origine: Italia/Francia; produzione: Euro International Film, Labrador Film; durata: 109’.
«La storia mi era venuta in mente leggendo le notizie dei primi terroristi sui giornali. Ragazzi e ragazze che pagavano con la vita le loro idee. Se ne parlava come di criminali ma io volevo capire meglio. Mi misi a studiare la storia dell’anarchia.  [...] Le storie degli anarchici italiani mi fecero conoscere l’antica radice che l’anarchia ha avuto in Spagna e nel nostro Paese, e particolarmente in alcune regioni, come Puglia e Toscana. [...] Così nacque la storia di Tunin, contadino lombardo-veneto, innamorato delle idee di un vecchio anarchico ascoltate fin da bambino davanti al focolare “... gli uomini tutti uguali e liberi, come Dio ci ha creato...». Quando vede quel suo vecchio amico anarchico ucciso con quattro schioppetate dai carabinieri, decide di sostituirsi a lui e di andare a uccidere Mussolini. Va a Parigi, si fa istruire dai compagni che gli insegnano a sparare e poi torna a Roma. In una lussuosa casa di piacere c’è una ragazza, Salomè, che fa parte della banda degli anarchici. E lì, aspettando il momento dell’agguato, il povero Tunin, che in un casotto non c’era stato mai, s’innamora di Tripolina, una sfortunata ragazzina, finita anche lei “a farse pestà a carne dai fetient”. [...] Giancarlo mi seguì e anche Mariangela. In una prima versione avevo scritto la parte di Tripolina per Mariangela, mentre pensavo a Simone Signoret per quella di Salomè. Ma Mariangela amava molto la parte di Salomè, così cambiai idea e per Tripolina scelsi la giovanissima e sconosciuta Lina Polito, che si rivelò un vero talento» (Wertmüller). 

ore 19.00
Tutto a posto e niente in ordine (1974)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Piero Piccioni; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Luigi Diberti, Lina Polito, Nino Bignamini, Sara Rapisarda, Giuliana Calandra, Isa Danieli; origine: Italia; produzione: Euro International Film; durata: 110’.
«Perché decisi di fare un film senza Mariangela e Giancarlo? Non lo ricordo, ma probabilmente perché ero in preda a un attacco di “sociale” e volevo fare un film di gruppo senza primi attori. Mariangela e Giancarlo avevano una quantità di proposte e ne approfittai per metter su un lavoro sull’immigrazione del Nord, quella che venendo dalle campagne settentrionali s’inurbava nelle grandi città. I personaggi d’origine contadina in città si erano trasformati in meccanici, impiegati, operai, camerieri, pizzaioli, macellai e prostitute. Quella storia mi piaceva perché raccontava il volto di una metropoli come Milano vista “dal basso”, dal sottoproletariato. Un intreccio di storie abbastanza disperate, ironiche, tristi, divertenti e drammatiche in un variopinto patchwork. I protagonisti non erano meridionali immigrati al Nord. Erano donne e uomini del Nord immigrati al Nord, un’urbanizzazione quasi mai raccontata prima: l’“integrazione” in una struttura sociale cittadina che in un primo tempo appare benevola, ma che si rivela poi molto più ostica»  (Wertmüller).

venerdì 28
ore 17.00
Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione (1984)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto: L. Wertmüller; sceneggiatura: L. Wertmüller, Enrico Oldoini; fotografia: Dante Spinotti; musica: Paolo Conte; montaggio: Luigi Zita; interpreti: Enrico Montesano, Veronica Lario, Luisa De Santis, Elena Fabrizi, Isa Danieli, Mario Scarpetta; origine: Italia; produzione: Intercapital; durata: 105’.
«Altro film che ho amato molto, interpretato da Enrico Montesano, attore estremamente versatile, anche se la sua vernacola romanità a qualcuno del Nord potrà risultare “eccessiva”. Quando ho scritto il soggetto, per completare il quadro che avevo in mente, avevo bisogno di mettergli accanto un’attrice che fosse una pasta di burro, un bignè alla crema, una biondina dolce, tenera, appetitosa, una sorta di Marilyn Monroe. La trovai in teatro. Era di Bologna. Si chiamava Veronica Lario. [...] Era divertente il contrasto tra un comune falegname romano, rigorosamente comunista, che vive al centro di Roma tra i ruderi dell’anfiteatro di Marcello, tra le nobili vestigia dell’antico grande Impero, e la sua mogliettina con certe pulsioni segrete che nelle strane atmosfere del giardino dei mostri di Bomarzo, tra sculture allarmanti, scivola in un sogno proibito. Un vento delicatamente morboso che alita su una notte d’amore con il marito, al quale lei rivela candidamente di pensare a un’altra persona. La reazione è quella di un Otello, pazzo di gelosia, che vuole sapere e non si dà pace fino a quando non riuscirà a scoprire l’identità dell’amante mentale della moglie. Sia Veronica Lario che Luisa De Santis hanno interpretato con delicatezza e poesia il ruolo delle “innamorate” che con trepidazione si rivelano i loro sentimenti. Al dolce e tenero straniamento di lei, corrispondono le ire funeste di lui che, una volta scoperta la verità, diventa assetato di vendetta. Un grande Montesano comico, capace di interpretare un personaggio che vive, tuttavia, un vero dramma» (Wertmüller).

ore 19.00
La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Roberto De Simone; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Giancarlo Giannini, Candice Bergen, Michael Tucker, Mario Scarpetta, Lucio Amelio, Massimo Wertmüller; origine: Italia/Canada; produzione: Liberty Film, Canafox Film; durata: 119’.
«Scrissi una storia che raccontasse quel momento dell’Italia. Lui, Giannini, giornalista comunista, lei, Candice Bergen, un’americana femminista. Una famiglia che mescolando due diverse culture, due diversi momenti storici, viveva la crisi del comunismo e anche quello del femminismo, di tutto il mondo occidentale. Raccontavo la fine di un mondo, in una notte di pioggia, che vagamente alludeva addirittura al diluvio universale. [...]Durante le riprese, i passanti ci aiutavano, felici di fare le comparse. Quel mio film, in America, non lo hanno capito. Mentre piacque in Italia, forse perché era più vicino al momento politico che si viveva da noi. In America, invece, il mio contratto con la Warner Brothers finì malamente» (Wertmüller).

sabato 29
ore 17.00
Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Nando De Luca e Dangiò [Pino D’Angiò]; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Marcello Mastroianni, Sophia Loren, Giancarlo Giannini, Turi Ferro, Mario Scarpetta, Lucio Amelio; origine: Italia; produzione: Liberty Film; durata: 124’.
«Fatto di sangue fu il mio primo film con Sophia. A me regista fu subito chiaro che, dietro l’aspetto di una star mondiale, Sophia è un’attrice appassionata e bravissima che, quando stima chi la dirige, non oppone resistenza a nulla, anzi diventa una grande collaboratrice. Si fidava di me come si era fidata di De Sica, il suo grande e più caro maestro. [...] In Fatto di sangue doveva interpretare una carbonaia vedova, il cui marito era stato ucciso da un mafioso. Volevo farle una faccia greca. Quindi, ho preso un mozzicone di kajal e mi sono avvicinata al suo viso: “Permetti?”. Sophia ha sorriso e io ho disegnato intorno ai suoi magnifichi occhi un “tempio greco”. È una mia fissazione, la linea a capanna del frontone del tempio. Le sopracciglia che, contro ogni moda, vanno in giù. Lei è stata straordinaria. Si è fatta una risata. Poi, nel film, il carbone sul suo volto era come una maschera di una bellezza nuova e drammatica. Recitavano con lei Giancarlo Giannini, Marcello Mastroianni e Turi Ferro. Marcello era un socialista deluso dall’avvento del fascismo; Giancarlo, un gangster che, in America, aveva trovato una sua dimensione nella violenza; Turi, il mafioso assassino, cui il fascismo aveva dato legittimazione e autorità» (Wertmüller).

ore 19.15
Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Dario Di Palma; musica: Piero Piccioni; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Agostina Belli, Turi Ferro, Luigi Diberti, Elena Fiore; origine: Italia; produzione: Euro International Film; durata: 121’.
«Mimì è un uomo di sinistra che non condivide la cultura della mafia che imperversa a Catania. Dopo essersi rifiutato di votare un mafioso presentatosi alle elezioni, perde il posto e allora decide di trasferirsi a Torino. Con amarezza scopre che anche in questa città imperversa la stessa famiglia mafiosa che detta legge a Catania» (Gigliotti). «La coppia Giannini-Melato, nata con Mimì metallurgico ferito nell’onore, si è rivelata essere un incontro memorabile. Mimì è l’esito di un lungo lavoro, meditato e pensato. L’avevo scritto sette, otto anni prima con il titolo Il dolce e l’amaro e, come al solito, nessuno l’aveva voluto finanziare. Poi, finalmente, arrivò il momento giusto e incominciammo a girare. Alcuni produttori non volevano Giannini, avrebbero preferito Buzzanca che allora aveva un gran successo di pubblico. Ma fui irremovibile: “Giannini e Melato”. Agli attori la prima lettura del copione la faccio sempre io ed è fondamentale perché è l’interpretazione di chi l’ha scritto e sa il sottotesto, il pensiero di ogni dialogo, di ogni azione. Per Mimì fu lo stesso, ma il mio siciliano era abbastanza inventato, così chiamai l’amico Turi Ferro, il più grande degli attori siciliani, che facevano parte del cast. Gli feci leggere la parte di Giancarlo, incidendola, e la feci leggere e incidere anche a Duccio Musumeci» (Wertmüller).

ore 21.30
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Ennio Guarnieri; musica: Piero Piccioni; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Riccardo Salvino, Eros Pagni, Isa Danieli, Aldo Puglisi; origine: Italia; produzione: Medusa Distribuzione; durata: 125’.
«In quegli anni Enrico [Job] e io eravamo soliti, nei dieci giorni di vacanza che ci regalavamo d’estate, affittare una barca insieme agli amici Giancarla e FrancoRosi, Antonello Trombadori e a volte anche Tonino Guerra o Nori e Sergio Corbucci, e andare in crociera per il Mediterraneo. [...] Fu tra le onde di quelle azzurre acque che nacque la favola amorosa dell’industriale milanese Raffaella Pavoni Lanzetti e del marinaio Carunchio. Un naufragio li costringe a confrontare le loro mentalità, una agli antipodi dell’altra: il marinaio comunista e la donna in carriera, dirigente di fabbriche. Due realtà che solitamente si tengono a distanza, ma il destino fa ritrovare i due naufraghi soli su un gommone e poi su un’isolatta deserta, dove i loro mondi si scontrano e diventano battaglia, guerra, e, alla fine, amore. [...] In Italia il film andò benissimo. [...] Non è facile girare un film che si svolge tutto con due soli personaggi, [...]. Da quando sono soli sul gommone, i due portano avanti la loro storia in un’ isola deserta, fra rivendicazioni sociali, vendette, fame e battaglie varie, senza far rallentare la tensione e l’emozione. Gli occhi fiammeggianti di lui e di lei hanno portato dentro quella favola il pubblico di tutto il mondo. Grazie alla bravura di Mariangela e di Giancarlo, il marinaio e la “puttana industriale” sono diventati due sex symbol. Il film è stato un grande successo dovunque. E, ormai, è un cult» (Wertmüller).

domenica 30
ore 17.00
Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (1983)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto: L. Wertmüller; collaborazione al soggetto: Silvia D’Amico Bendicò; sceneggiatura: L. Wertmüller, Age [Agenore Incrocci]; fotografia: Camillo Bazzoni; montaggio: Franco Fraticelli; interpreti: Ugo Tognazzi, Piera Degli Esposti, Gastone Moschin, Roberto Herlitzka, Renzo Montagnani, Enzo Jannacci; origine: Italia; produzione: Radio Video Service; durata: 110’.
«Uno dei miei film preferiti. Ancora oggi mi pare così graffiante che ne racconterò la storia per incuriosire quelli che non l’hanno visto e indurli a cercarlo. Sono gli anni di piombo, del terrorismo e delle Brigate rosse. Una grande macchina nera di rappresentanza sta percorrendo le strade di Roma. A un certo punto... pok pok pok... comincia a perdere colpi e, sotto il Fontanone del Gianicolo, si blocca. Dentro ci sono il ministro degli Interni e il suo autista. La macchina supercorazzata è l’ultima novità della tecnologia giapponese, garantisce il massimo della sicurezza e della protezione. L’autista fa per scendere ma gli sportelli non si aprono. Ci prova anche il ministro ma niente. La macchina li ha imprigionati e rimane lì ferma accanto al Fontanone. Sopraggiungono due carabinieri, si avvicinano. L’autista a gesti fa capire di non riuscire ad aprire le portiere. I carabinieri provano a forzarle dall’esterno, ma senza risultato. [...]L’onorevole De Andreis, che abita non lontano da lì, sta tornando a casa, e vede i due carabinieri armeggiare intorno alla macchina. [...] Guarda dentro la macchina e, emozionatissimo, riconosce il ministro degli Interni, l’importante democristiano che gli ha bloccato la carriera perché lo ha sempre considerato il tipico parlamentare di secondo piano, arrivista e trafficone. [...] Scherzo è un “grottesco-politico” in cui ho guardato con ironia alla scombinata Italia di quel periodo. Questa mia ironia e la mia libertà in fondo hanno sempre irritato sia la destra che la sinistra. Non sono allineata del tutto con nessuno salvo che con i poveri e, sinceramente, penso che questo sia un mio merito» (Wertmüller).

ore 19.00
Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1985)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto: L. Wertmüller; sceneggiatura: L. Wertmüller, Elvio Porta; fotografia: Peppe [Giuseppe] Lanci; musica: Tony Esposito; montaggio: Luigi Zita; interpreti: Angela Molina, Harvey Keitel, Francisco Rabal, Isa Danieli, Daniel Ezralow, Paolo Bonacelli; origine: Italia/Antille; produzione: Italian International Film, Cannon Tushinski; durata: 107’.
«La cocaina si trova ormai a buon mercato e i denari facili hanno fatto, di un mare di ragazzini, distributori corrotti e corruttori. Un disastro di cui la mia amata Napoli è stata la vittima più facile e quella che ne ha sofferto di più. [...] Complicato intrigo è un giallo in cui le madri inferocite contro i loro uomini, padri, mariti, che avvelenano i propri stessi figli decidono di vendicarsi. Angela Molina – che con il suo fascino e la sua personalità così spagnola e così napoletana in Quell’oscuro oggetto del desiderio di Buñuel fu il simbolo dell’amore profano, quello che nasce nella lussuria e nel peccato – in questo film con la passione viscerale che ha per suo figlio, che ama e vuole proteggere, ha un volto che sembra segnato da tutto il dolore del mondo. Angela aveva amato questo racconto sulla difesa da parte delle madri dell’innocenza dei loro figli, così sciaguratamente falcidiata dai loro stessi uomini» (Wertmüller).

 

martedì 2
ore 17.00
In una notte di chiaro di luna (1989)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; collaborazione dialoghi: Roberta Colombo, Rutger Hauer; fotografia: Carlo Tafani; musica: Greco, Dangiò, Avion Travel; montaggio: Pierluigi Leonardi; interpreti: Rutger Hauer, Natassia Kinski, Faye Dunaway, Lorraine Bracco, Peter O’Toole, Massimo Wertmüller; origine: Italia/Francia; produzione: Istituto Luce-Italnoleggio Cinematografico, Italian International Film, Carthago Films, Rai; durata: 111’.
«Il soggetto di In una notte di chiaro di luna veniva dalle cronache di quei giorni. La prima scena raccontava la psicosi che percorreva il mondo di quegli anni, con il suicidio di una coppia di innamorati sicuri di essere sieropositivi, di cui poi si scoprivano che non lo erano. I mass-media inviavano i loro migliori giornalisti a fare inchieste sulla “peste del secolo”. E il film era appunto la storia di un giornalista che, inseguendo le tracce di questa psicosi, si finge sieropositivo. Incontra di nuovo una ragazza che era stata un suo grande amore, e scopre di aver avuto un figlio con lei. Tornano insieme felici. Ma a Londra, dov’era andato per proseguire la sua inchiesta, lui scopre di aver contratto il virus in una lontana notte di luna. [...] Era un film solido, che ebbe la disavventura di vivere un festival a Venezia in piena confusione politica, ma io, che l’ho amato molto, l’ho difeso, come ancora lo difenderei, con le unghie e con i denti» (Wertmüller).
 
ore 19.00
Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1986)
Regia: Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Camillo Bazzoni; montaggio: Luigi Zita; interpreti: Mariangela Melato, Michele Placido, Roberto Herlitzka, Massimo Wertmüller, John Steiner, Arnaldo Ninchi; origine: Italia; produzione: A.M.A. Film, Medusa Distribuzione, Reteitalia; durata: 98’.
«Il richiamo dell’azzurro mare della Sardegna ha fatto nascere in me la voglia di tornarci a girare. Si trattava di una storia ironica, il cui primo titolo doveva essere Industriali alla riscossa. Era la voglia di divertirsi un po’ sul problema dei rapimenti, che in quel momento non erano politici, ma solamente malavitosi. Cioè solo un bieco mezzo per fare denaro. Una donna, un’industriale in gamba, impersonata da Mariangela Melato, non tollerando più la parte da coglioni che ci facevano i ricchi di fronte alla criminalità, decide di reagire. Studia la situazione per recuperare i soldi dei riscatti, si associa con le famiglie che avevano sborsato milioni e fa rapire il boss di una banda specializzata in rapimenti con l’idea di farsi restituire tutti i soldi con gli interessi. [...] Politica, amore, grottesco, tragedia e ironia sono sempre state le corde della mia chitarra. E hanno dato vita anche questa volta alla scommessa di Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico. Per chi si lamentasse per la solita, civettona lunghezza del titolo, sappia che, dopo odore di basilico, il titolo doveva continuare con: denti bianchi e occhi di velluto. È stato solo per un rimasuglio di senso della misura che alla fine ho tagliato i denti e gli occhi» (Wertmüller).
 
mercoledì 3
ore 17.00
Sabato, domenica e lunedì (1990)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto: dalla commedia di Eduardo De Filippo; sceneggiatura: Raffaele La Capria, L. Wertmüller; fotografia: Carlo Tafani; musica: Antonio Sinagra; montaggio: Pier Luigi Leonardi; interpreti: Sophia Loren, Luca De Filippo, Luciano De Crescenzo, Pupella Maggio, Enzo Cannavale, Isabelle Illiers; origine: Italia; produzione: Silvio Berlusconi Communications, Reteitalia; durata: 98’.
«Trasposizione cinematografica di una delle commedie più belle di Eduardo De Filippo. Con Raffaele La Capria abbiamo lavorato al copione, sempre ammirati della sensibilità di Eduardo nel raccontare l’animo femminile. Nelle sue commedie i personaggi di donna sono delineati con sapienza e profondità. Ma in Sabato, domenica e lunedì è proprio il divario tra il maschile e il femminile a provocare il dramma e a dare senso alla commedia. [...] Il film è stato girato in un bel clima complice, in linea con la storia che ruota intorno a un rito napoletano: la preparazione del ragù domenicale. Per gli attori sarebbe stata una tortura un cattivo ragù, dovendolo mangiare per molti giorni. Era indispensabile avere sempre un ragù perfetto e pasta al dente. [...] Il film, al Festivakl di Chicago, fu un successo internazionale. E quell’anno, Sophia vinse l’Oscar alla carriera» (Wertmüller).

giovedì 4
ore 17.00
Io speriamo che me la cavo (1992)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Marcello D’Orta; sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni, L. Wertmüller; collaborazione alla sceneggiatura: Andrej Longo; fotografia: Carlo Tafani; musica: D’Angiò-Greco; montaggio: Pierluigi Leonardi; interpreti: Paolo Villaggio, Isa Danieli, Gigi Morra, Sergio Solli, Ester Carloni, Paolo Bonacelli; origine: Italia; produzione: Pentafilm, Cecchi Gori Group-Tiger Cinematografica, Eurolux Produzione; durata: 100’.
«Il film è tratto dalla deliziosa raccolta, fatta da Marcello D’Orta, dei temi di una scolaresca di un piccolo paese nei pressi di Napoli. Selezionai circa mille bambini napoletani per sceglierne una dozzina con i quali mi misi subito a tavolino a studiare le varie parti. Erano bravissimi. Oltre a imparare ognuno la propria parte, impararono anche quella degli altri. Chiaramente, erano bambini ed erano pestiferi ma, messi al lavoro sotto una ferrea disciplina, furono talmente coinvolti nella storia, nei personaggi e nel lavoro d’attori da essere loro stessi i primi a pretendere il rispetto del set. Paolo Villaggio, il loro straordinario maestro elementare, è attore forse tra i più amati d’Italia, comico, scrittore-inventore di Fantozzi, irresistibile maschera di travet italiano. [...] Per molti di quei bambini, quel lavoro è stato l’inizio di una carriera e ancora oggi continuano a fare gli attori con successo» (Wertmüller).
 
ore 19.00
Ninfa plebea (1996)
Regia: Lina Wertmüller; soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Domenico Rea; sceneggiatura: Ugo Pirro, L. Wertmüller; fotografia: Ennio Guarnieri; musica: Ennio Morricone; montaggio: Pierluigi Leonardi; interpreti: Stefania Sandrelli, Lucia Cara, Raoul Bova, Rino Marcelli, Isa Danieli, Ennio Coltorti; origine: Italia; produzione: Eurolux Produzioni, Italian International Film; durata: 111’.
«È tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Rea, cui sono riuscita a rendere questo omaggio appena in tempo prima che ci lasciasse. [...] Incontrai spesso Rea, e lui comprese che avrei trattato con delicatezza anche le parti scabrose del romanzo, e non erano poche, senza che fossero filtrate da una morale borghese, cosa che avrebbe alterato i sapori, gli umori e le suggestioni del libro. “Fai quello che vuoi. Mi fido della tua carnalità”, mi disse. È stato un grande dispiacere non aver potuto sentire la sua opinione sul film e sull’interpretazione degli attori. La madre era una magnifica e chiara Stefania Sandrelli che, spinta dal fuoco dei sensi, tradisce un marito debole e impotente che però continua ad amare, interpretato in modo struggente da Ennio Coltorti. Per il ruolo principale, quello della piccola ninfa, trovai una ragazzina che non aveva mai recitato, con un talento naturale e una purezza allegra e insieme triste in un corpo ancora da bambina. Raoul Bova, invece, era il soldatino. Bello e bravo attore in quella parte da romantico cavaliere e principe azzurro da favola. La moglie di Rea, dopo aver visto il film, mi sorrise con gli occhi lucidi, dicendo: “A Mimì sarebbe piaciuto”» (Wertmüller).
 
venerdì 5
ore 17.00
Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica (1996)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto: L. Wertmüller; sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, L. Wertmüller; fotografia: Blasco Giurato, Giovanni Cavallini (2° unità); musica: Lilli Greco-D’Angiò; montaggio: Pierluigi Leonardi; interpreti: Tullio Solenghi, Veronica Pivetti, Gene Gnocchi, Cyrielle Claire, Cinzia Leone, Piera Degli Esposti; origine: Italia; produzione: Videomaura, Medusa; durata: 107’.
«Sesso e politica, [...] è sempre un connubio particolarmente intrigante per me. È la storia di un metalmeccanico della Ferrari e una parrucchiera leghista. Tullio Solenghi fa il meccanico comunista che si scontra con Veronica Pivetti, nei panni di una parrucchiera padana, supporter di Bossi. Veronica, attrice brillante, dall’insolito sex appeal, ha come Mariangela Melato quello spirito milanese che ne fa una bandiera dell’ironia e della simpatia. Tra noi c’è stata subito una magnifica intesa. Altri interpreti bravissimi sono stati: Piera Degli Esposti, che ispirandosi ai suoi ricordi d’infanzia ha creato un bel personaggio femminile, una Sdaura romagnola saggia e simpatica, e Gene Gnocchi che la televisione ha purtroppo sottratto al cinema. Peccato, perché è un carattere tipo Walter Matthau di cui il nostro cinema avrebbe bisogno. Un film divertente, che va a riempire uno dei vuoti che nella nostra cinematografia si sente moltissimo: la satira politica in chiave grottesca. Non che non si faccia satira politica, anzi i nostri comici vivono quasi solo di quella, ma un film è un’altra cosa, è più articolato ed è destinato anche a durare nel tempo» (Wertmüller).

ore 19.00

Ferdinando e Carolina (1999)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: Raffaele La Capria, L. Wertmüller; fotografia: Blasco Giurato; musica: Italo Greco, Paolo Raffoni, Marcello Vitale; montaggio: Pierluigi Leonardi; interpreti: Sergio Assisi, Gabriella Pession, Nicole Grimaudo, Elio Pandolfi, Leo Benvenuti, Armando Pugliese; origine: Italia; produzione: Immagine e Cinema; durata: 108’.
«Il caso di Ferdinando di Borbone mi è sembrato particolarmente interessante, perché lo era anche il travagliatissimo momento storico in cui gli è capitato. [...] Riuscire a realizzare, con un budget limitato, un film in costume, rappresentandovi il massimo della ricchezza e dello splendore di una delle corti europee più fastose del Settecento com’era quella di Napoli, tra cortigiane, dame, armigeri, cacce feste e anche un magnifico matrimonio, è un’impresa apparentemente impossibile, per chiunque non abbia l’aiuto di Enrico Job e dei suoi collaboratori. [...] La riuscita del film la devo anche ai giovani attori che ho scelto. [...] La sceneggiatura l’ho scritta insieme a Raffaele La Capria e con lui abbiamo approfondito molto il background storico della corte dei Barbone di Napoli. Il film, naturalmente, non raccontava solo il “magnifico regal matrimonio” ma si estendeva anche a quella parte della vita di Ferdinando e Carolina che fu travolta dalle tragedie dei tempi difficili nei quali regnarono» (Wertmüller).

sabato 6
ore 17.00
Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto: Umberto Marino; sceneggiatura: L. Wertmüller, U. Marino, Elvio Porta; fotografia: Giuseppe Lanci; musica: Italo Greco, Lucio Gregoretti; montaggio: Pierluigi Leonardi; interpreti: Sophia Loren, F. Murray Abraham, Angela Pagano, Elio Pandolfi, Armando Pugliese, Carolina Rosi; origine: Italia produzione: Solaris International e Gam Film; durata: 105’.
«Lina Wertmüller ha dato alle stampe in questi giorni una sua autobiografia: intelligente e divertente. Al cinema, invece, mancava dal 1998, con Ferdinando e Carolina, anche se, poco dopo, ci aveva proposto un film per la televisione, Francesca e Nunziata, protagonista Sophia Loren. Anche adesso, per il suo ritorno al cinema, si è rivolta a Sophia Loren, nei panni di una giovanile matriarca sulla costiera amalfitana. Il soggetto gliel’ha scritto Umberto Marino e la sceneggiatura, con Umberto Marino, l'ha firmata anche Elvio Porta, esperto in cornici campane. Lo spunto, spesso visitato dal teatro e dallo schermo, è quello di un pranzo in famiglia per il compleanno di una nonna a festeggiare la quale convergono, anche dall’estero, figli, nipoti e pronipoti. Molti, come al solito, con vari nodi da sciogliere, specie in campo sentimentale. A cominciare proprio dalla matriarca, Maria, figlia della festeggiata, che, per un equivoco, pensa di essere tradita dal marito Jeffrey, un americano trapiantato in Campania, il quale, a sua volta, sentendosi trascurato dalla moglie, soffre per continue occasioni di gelosie senza fondamento. Mentre uno dei figli, Francesco, scrittore di successo, ma incerto sulle sue motivazioni professionali, non tarda a scontrarsi con la propria moglie vittima, anche lei, di un equivoco che la induce a sentirsi platealmente tradita. Anche un altro dei figli si scontra con la propria moglie, aspirante attrice e pronta, per questo, a lasciarlo mentre, a completare il quadro, una figlia, dai costumi leggeri, dopo vari amanti, si ritrova adesso in stato interessante, non sapendo nemmeno chi sia il padre. Va da sé che alla fine tutto si aggiusterà. Gli equivoci si chiariranno, il marito abbandonato dalla moglie attrice troverà modo di consolarsi e il finale, fra il sentimentale e il lirico, riuscirà a proporci Maria e Freddy di nuovo felici e contenti, innamorati come il primo giorno su una spiaggia al tramonto. Una storia corale, tra le cui pieghe Lina Wertmüller si è mossa con garbo, qua dando colori accesi ai caratteri, là ricostruendone confronti e contrasti anche con modi scoperti. Sullo sfondo di una villa pittoresca cui le scenografie di Enrico Job hanno aggiunto sapori vivaci e un po’ folclorici, ravvivati con pittoresco realismo dalla fotografia di Beppe Lanci. Lasciando che al centro, a dominare con a fianco Murray Abraham nei panni del marito, sia sempre Sophia Loren, pronta a esibirsi in numerosi primi piani che non smentiscono il suo bel passato. E capace di sedurre anche a settant’anni» (Rondi).

domenica 7

ore 20.00
Il giornalino di Gian Burrasca
Prima puntata: Giannino comincia a fare guai (1964)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto: Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba; testi e dialoghi: L. Wertmüller; musica: Nino Rota; interpreti: Rita Pavone, Arnoldo Foà, Valeria Valeri, Ave Ninchi, Sergio Tofano, Bice Valori; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 62’.
«Doveva essere uno spettacolo del giovedì pomeriggio per i bambini, e passò al sabato, in prima serata, al posto della rivista. Mi sembrò una pazzia. “La gente, il sabato, è abituata a vedere le ballerine e i comici... si annoierà...”. Invece, si rivelò una saggia decisione, il successo fu enorme, successo di tutt’altra natura da quello de I basilischi. Gian Burrasca era il libro che mia madre da bambina prediligeva, per questo lo conoscevo bene. Lo avevo ereditato da lei, ed era diventato uno dei preferiti della mia infanzia. Credo che Gian Burrasca sin da allora sia stato una delle prove che la qualità può vincere anche in TV. [...]. Il giornalino di Gian Burrasca diventò un musical con Rita Pavone, “Pel di Carota”, all’apice della sua fama e del suo successo. Quando Garinei e Giovannini seppero che intendevo lavorare con lei mi diedero della pazza, dicendo “Parla come un registratore alla rovescia”. Era vero. Parlava velocissimamente un torinese strettissimo e non si capiva una parola. Ma Rita era piena di talento e di volontà. Si impegnò con molta professionalità e riuscì a fare un personaggio culto di tutta la storia della nostra televisione» (Wertmüller).
Per gentile concessone di Rai Teche - Ingresso gratuito

ore 21.15

Pasqualino Settebellezze (1976)

Regia: Lina Wertmüller; soggetto e sceneggiatura: L. Wertmüller; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Enzo Jannacci; montaggio: Franco Fraticelli: interpreti: Giancarlo Giannini, Fernando Rey, Elena Fiore, Shirley Stoler, Ermelinda De Felice, Piero Di Iorio; origine: Italia; produzione: Medusa Distribuzione; durata: 115’.
«Pasqualino Settebellezze è un’odissea dentro l’orrore del Novecento. E come l’Odissea anche il film finisce con il ritorno dell’eroe. Ma è un ritorno terribile, in cui Ulisse ritrova quella bambina che era stata una sua fidanzatina, diventata nel frattempo una puttana e le dice: “Dobbiamo chiuderci in casa e fare figli, molti figli, ci dobbiamo difendere, perché arriverà un momento in cui ci ammazzeremo tutti per un pezzo di pane”. Una visione catastrofica totale e temo profetica della sovrappopolazione, perché quello è il tema del film: la sovrappopolazione. Anche quella volta, come con l’oblomovismo de I basilischi avevo scelto un tema universale. Pasqualino Settebellezze è stato un film dalle gambe lunghe, ha percorso il mondo. Mi fa piacere che le mie storie siano amate da milioni di persone perché fanno ridere, piangere e commuovono. E poi mi ha fatto entrare nel Guinness dei primati. È stata la prima volta che un film straniero avesse quattro nomination all’Oscar. E con una donna regista» (Wertmüller).


a seguire
Ci vediamo stasera in casa di Tomas Milian (1967)
A cura di Stefano Canzio; regia: Salvatore Nocita; testi: Sandro Continenza, Maurizio Costanzo; fotografia: Amerigo Gengarelli; musica: Stelvio Cipriani; montaggio: collaboratore artistico: Domenico Busso; interpreti: Tomas Milian, Lina Wertmüller, Mariella Palmich, Antonella Lualdi, Giancarlo Giannini, Maria Grani; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 63’'.
Curiosissima trasmissione incentrata su una seratamondana a casa dell attore Tomas Milian: attori e cantanti parlano al telefono concordando l'appuntamento della serata: Ci vediamo stasera in casa di Tomas Milian. Milian saluta i suoi ospiti e li presenta gli uni agli altri. Qualcuno declama un testo teatrale (Giancarlo Giannini). Altri ospiti chiacchierano tra di loro e con la presentatrice Mariella Palmich. Gian Pieretti canta Pietre ma viene interrotto da una ballata di Bob Dylan. Paolo Panelli racconta una barzelletta. Tomas Milian segue una lezione per analfabeti alla televisione e poi parla dei vari sistemi di recitazione degli attori italiani. Il complesso I Ribelli canta Pugni chiusi. Tomas Milian parla con Lina Wertmüller, poi conversa a telefono con Antonella Lualdi e infine canta Una storia nella notte.
Per gentile concessone di Rai Teche - Ingresso gratuito


Le dichiarazioni di Lina Wertmüller sono tratte dalla sua autobiografia: Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Español von Brauchich cioè Lina Wertmüller (Frassinelli, 2006).

 

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