«Ho lavorato per Lina Wertmuller in Lasciami andare madre di Haelga Schneider, interpretando una nazista novantenne. Sebbene tragico, un personaggio anche grottesco, una trovata della regista, alla quale ho aderito ben volentieri. Poi sono stato Il Misantropo di Molière ridotto a monologo. Il protagonista, ritiratosi a vita privata, ricorda la sua vicenda, impersonando anche le altre figure, tra le quali Selimene, la sua donna. Lo stesso ho fatto con il mio Ex Amleto, in cui ho recitato le battute di Ofelia col tono che richiederei a un’attrice. E molto di più nel mio Ex Otello, dove sono anche Desdemona» si legge in una sua intervista di Federico Raponi. Ma se è vero che il teatro era la casa di Roberto Herlitzka, diretto tra gli altri da autori leggendari come Luca Ronconi e Orazio Costa, la sua filmografia, di più di 100 titoli, dal 1960 ad oggi, tra televisione e cinema, non è meno impressionante della sua carriera sul palco: vi troviamo film come Buongiorno notte di Marco Bellocchio (con il quale vinse il David di Donatello: con lo stesso regista ha realizzato altri 3 film), o la Grande bellezza di Paolo Sorrentino, ma anche film appartati e personali come Il corpo dell’anima di Salvatore Piscicelli e Tracce di vita amorosa di Peter Del Monte.

Aveva uno stile di densità quasi sovrannaturale dello sguardo assorto, una cura della battuta che faceva sentire preziosa allo spettatore, come un raro gioiello, con il suo volto ieratico come quello del sacerdote di una religione sconosciuta della recitazione, oppure delle pause senza tempo, così ricche di vita e di senso, come solo i grandi attori riescono a generare e sostenere. Il Centro Sperimentale, presidente, dirigenza, dipendenti, insegnanti, allievi, è tra tutti coloro, moltissimi, che in questo momento ne soffrono la scomparsa.