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574 – Bianco e Nero

La prima stanza del numero 574, è una monografia dal titolo Nel turbine della cinematografia. Annie Vivanti e lo schermo che comprende, oltre a uno scritto di Vivanti stessa, Laude al cinematografo (pubblicato per la prima volta nel 1917), i contributi di tre studiose che indagano differenti aspetti dell’opera della scrittrice.
Beatrice Manetti indaga l’importanza del teatro nella vita e nell’opera di Annie Vivanti. Una passione che influenza non solo temi ma anche caratteri e struttura narrativa, in particolare dei sui
romanzi più noti: Marion, artista di caffè-concertoe I divoratori.
Cristina Jandelli ricostruisce per la prima volta il rapporto tra Vivanti e il cinema delle dive del primo dopoguerra, in particolare le affinità con la principale interprete del cinema italiano degli
anni Dieci, Francesca Bertini.
Lucia Cardone esamina l’adattamento cinematografico di Guai ai vinti, realizzato da Raffaello Matarazzo nel 1955, proponendo una dettagliata comparazione tra la scrittura di Vivanti e le scelte operate dal film, soprattutto in materia di stupro di guerra, maternità e aborto.
La sezione figure presenta il lavoro di Valentina Fontanella, in arte Susanita, dal titolo Schermi resistenti. Una serie di scatti di tre sale romane strappate al loro destino di riconversione, a beneficio della condivisione della comunità. Il servizio fotografico è presentato da uno scritto di Mariagrazia Fanchi.
Protagonista di luoghi e pubblico è La Casa Totiana. Sandra Lischi traccia un ritratto di Gianni Toti (1924-2007) «scrittore e poeta, saggista, giornalista, cineasta, videoartista, sceneggiatore, disegnatore, traduttore», mentre Silvia Moretti racconta La Casa Totiana come luogo fisico che, dopo la morte dell’artista, ha aperto i battenti come associazione culturale strutturata in archivio e biblioteca aperti al pubblico, in un nuovo allestimento che ha mantenuto la struttura mentale e creativa di Toti.
Completano il numero le sezioni documento e mappe. La prima ospita un saggio di Federico Vitella, corredato da lettere dell’epoca, sul rapporto fra esercenti cinematografici e avvento della televisione in Italia. La seconda comprende saggi di argomento diverso, Vito Zagarrio su cinema italiano e terrorismo, Simone Villani sulle versioni cinematografiche dell’Amleto di Shakespeare, per finire con Dunja Dogo che tratta i film dostoevskiani di Ivan A. Pyr’ev