Ri-conoscere Fernando Birri – 90 anni di militanza dellimmagine
13 Marzo 2015 - 13 Marzo 2015
«Il nostro cinema, le nostre vite,
sono un atto, un seme, un fiore,
un frutto carnale di resistenza poetico-politica.
Quando dico il nostro cinema, le nostre vite,
non sto usando la retorica
di una prima persona in plurale:
tutto il contrario,
sto usando il plurale del popolo
e dei cineasti del popolo.
Questa resistenza poetica
si chiama Nuovo Cinema Latinoamericano»
Manifesto dei 30 anni di Nuovo Cinema Latinoamericano, 1985
Dopo essersi diplomato in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1952, tornato in Argentina, Birri fonda nel 1956 la prima scuola di cinema in Argentina, la Escuela Documental de Santa Fe, e proclama attraverso diversi manifesti che il cinema argentino e latinoamericano dovrebbe essere “nazionale”, “realista”, “critico” e “popolare”: «Dobbiamo adottare una maniera di fare cinema che si avvicini alla guerriglia cinematografica. […] Dobbiamo fare un cinema di testimonianza diretta, favorire la presa di coscienza politica e culturale, sul piano nazionale» (F. Birri, «Jeaune Cinéma», n. 37, 1969). «Tutto il nostro cinema (il nuovo cinema latinoamericano) ha una profonda radice di protesta e fu costante nella resistenza; ma, utilizzando una parola molto pericolosa ed enorme, anche si tratta di un cinema di sogni. Se ti chiedi intimamente il perché di questa protesta, il perché corrompere i valori di una società ingiusta, ecco, è per cambiarla. Dietro tutto questo c’è un sogno di giustizia, uguaglianza e bellezza; un sogno ribelle che non accetta la mediocrità, il conformismo o quella realtà che, anche se ha grandissime potenzialità, non è quella che dovrebbe essere…» (Birri). Oggi, il “grande padre” del Nuovo Cinema Latinoamericano, l’argentino Fernando Birri, compie 90 anni, anzi meglio, 90 primavere, come piace dire a lui, e la Cineteca Nazionale vuole ri-festeggiarlo, come fece due anni fa, questa volta con una rassegna dei suoi lavori documentali.
La rassegna fa parte delle celebrazioni e manifestazioni organizzate, in occasione del 90º compleanno di Fernando Birri, dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, dall’Ambasciata Argentina e dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.
Programma a cura di Juan Del Valle – Giornata a ingresso gratuito
ore 17.00 Selinunte di Fernando Birri (1951, 10′)
Le antiche rovine di Selinunte, la città della luna nella Magna Grecia, rivivono grazie alla regia e all’arte del montaggio.
a seguire Tire diè di Fernando Birri (1960, 35′)
La prima inchiesta sociale realizzata nell’America Latina del sottosviluppo da Fernando Birri, considerato il “padre del nuevo cine latino-americano”. Il tema è la pratica quotidiana di alcuni bambini che, a Santa Fe, al passaggio dei treni, chiedono un “soldino” (“tiraci dieci centesimi” è la traduzione letterale del titolo) ai viaggiatori affacciati ai finestrini, correndo pericolosamente vicinissimi alle rotaie. Attraverso una serie di interviste, viene denunciata la situazione sociale ed economica di un sobborgo povero, alla periferia di Santa Fe, con la sua cruda realtà e le sue aspettative, viste attraverso la lotta quotidiana per la sopravvivenza.
a seguire Castagnino, diario romano di Fernando Birri (1967, 12′)
Attraverso l’opera del pittore argentino Juan Carlos Castagnino, residente a Roma, prima della sua scomparsa, una riflessione sul significato dell’artista nel mondo contemporaneo: la sua contraddizione tra l’universale a cui deve aspirare tutta l’arte e l’impegno nell’affermazione nazionale.
a seguire Entreacto habanero di Fernando Birri (1985, 10′)
Clip con brani cantati da Benny Moré e versi dedicati a Che Guevara alternati a immagini di L’Havana.
a seguire Elegía friulana di Fernando Birri (2007, 22′)
Il documentario è un omaggio del regista argentino al nonno Giovanni Battista Birri, mugnaio, emigrato dal Friuli attorno al 1880 in Sudamerica per motivi politici. Questo lavoro include vecchie immagini del Friuli, alcuni disegni del pittore Castagnino, facenti parte dello storyboard del film Mal d’America, e delle riprese fatte nel 2007 a Santa Maria la Longa.
ore 19.00 Mi hijo el Che di Fernando Birri (1985, 70′)
L’Avana, aprile 1984, intervista a Ernesto Guevara Lynch, padre del Che, con immagini di repertorio sulla sua infanzia. Il padre ci racconta il figlio esplorando la sua memoria, raccontando la simpatia, lo spirito avventuroso, i viaggi, i diari, l’asma, le influenze culturali, la laurea in medicina, l'”ottimismo della volontà”, la generosità e lo spirito di solidarietà di Ernestino prima, e di Ernesto poi, quando ancora non era diventato la figura mitica che tutti hanno conosciuto. Il film è anche un doppio ritratto. Il ritratto del figlio nasce da quello del padre, la cui figura è delineata con altrettanta forza. Don Ernesto, con i suoi 84 anni al momento dell’intervista ci narra anche di sé, dell’Argentina dell’inizio del Novecento, della scoperta del petrolio e della sua esperienza nel movimento per la nazionalizzazione dello stesso, della caduta di Yrigoyen, Gardel, del peronismo e, infine, dei giorni neri degli attentati, delle torture, dei desaparecidos, della dittatura, del suo esilio a Cuba.
a seguire Remitente Nicaragua di Fernando Birri (1988, 14′)
Il film è una testimonianza del processo rivoluzionario nel Nuovo Nicaragua dopo tanti anni di dittatura politica e di congelamento culturale. Come omaggio alla “tecnica d’innovazione”, il film utilizza per le sue immagini alcuni scarti dei primi 10 Notiziari dell’Incine, mentre la colonna sonora è un poema sceneggiatura composto e letto da Fernando Birri.
ore 21.00 ZA 05. Lo viejo y lo nuevo di Fernando Birri (2006, 75′)
Un collage o megaclip didattico e collettivo nel quale si confrontano le sequenze dei film della fondazione del Nuovo Cinema Latinoamericano e le tesi degli studenti della EICTV in questi primi venti anni di vita, «un cercare più che una ricerca, un cercare delle riposte a tante domande che porto dentro, come tutti, domande che la realtà esterna mi pone; un cercare che non è mai un momento fine a se stesso ma semmai in funzione di un permanente ritornare a chiedersi e a chiedersi delle cose alle quali altre opere dovranno dare risposta» (Birri).