Cinema e psicanalisi: Un mondo precario
14 Marzo 2015 - 14 Marzo 2015
Cinema e Psicoanalisi hanno diversi punti in comune: nati e sviluppatisi nello stesso periodo storico, hanno continuato ad influenzare, con la propria ricerca, la cultura e l’arte da versanti diversi. Partendo da un incontro fecondo d’interessi, la Società Psicoanalitica Italiana e il Centro Sperimentale di Cinematografia hanno da alcuni anni avviato delle iniziative comuni, tra cui il ciclo “Cinema e psicoanalisi”, articolato con delle proiezioni mensili al Cinema Trevi, giunto alla quinta edizione. Il tema della programmazione 2015 è un argomento di drammatica attualità: la precarietà. La psicoanalisi se, da un lato, si è sviluppata partendo dallo studio dei processi psichici che strutturano la nostra vita mentale, d’altra parte ci interroga anche su come certe condizioni di disagio, anche esterno, finiscono per interagire con i nostri livelli più profondi in un rimando tra realtà interna e mondo reale. Con tali presupposti il tema della precarietà verrà affrontato nei diversi terreni in cui emerge, come la vecchiaia, la sessualità, la malattia, l’adolescenza, ma anche nelle situazioni sociali legate alle difficoltà nel mondo del lavoro e in quello dei migranti. Parteciperanno agli incontri (introdotti e coordinati da Fabio Castriota, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana) registi, critici e psicoanalisti.
ore 17.00 Un uomo a metà di Vittorio De Seta (1966, 93′)
Un uomo in crisi vaga nei luoghi della memoria. «La sceneggiatura era molto più lunga e descriveva anche la crisi del protagonista, le conseguenze di essa rispetto al contesto sociale, il lavoro, etc. Purtroppo i film non possono durare più di due ore ed i mezzi a disposizione per fare un film indipendente sono comunque sempre scarsi. Di conseguenza il film si è intimizzato al massimo grado, racconta soltanto le “cose di dentro”, la crisi del protagonista a causa dei suoi complessi, dei quali si libera con un processo di autoanalisi, per integrarsi nel senso individuale cioè esattamente nel senso opposto per il quale si usa questo verbo oggi. Il protagonista conosce la propria parte “ombra”, come direbbe Jung, si accetta, dolorosamente, si integra, diventa uomo» (De Seta). Con Jacques Perrin, Lea Padovani, Ilaria Occhini, Gianni Garko, Rosemarie Dexter, Pier Paolo Capponi.
ore 19.00 Senza pelle di Alessandro D’Alatri (1994, 91′)
«Saverio è un “senza pelle”, come lo definisce la psicologa che lo ha in cura: è cioè trasparente, subisce senza mediazioni gli stimoli dall’esterno, la grazia di Gina, che lo spinge a scrivere poesie bellissime e a mandare meravigliosi cesti di fiori, e la sensualità delle modelle di biancheria intima su una rivista, che stimolano invece la sua sensualità negata dalla situazione psicologica e familiare. La madre cerca di aiutare questo figlio come può, ma confida soprattutto sul trattamento farmacologico, mentre il giovane avrebbe bisogno di ben altro. Gina e Riccardo riescono a far vivere Saverio, per un magico intervallo di tempo, in cui il farmaco chimico sembra soppiantato felicemente dal calore umano, circondato dall’affetto, dalla comprensione, e la magia sembra avere il sopravvento sui fantasmi di una mente in bilico. Ma basta un errore della donna, una involontaria spinta emotiva per precipitare di nuovo il giovane nel vortice di sofferenza che riesce ad esprimere solo con animaleschi mugolii. Il regista sembra suggerire, dopo aver fatto intravvedere un clima familiare favorevole come aiuto valido, la comunità terapeutica come soluzione tutto sommato più equilibrata. Ma resta il dubbio: avrebbe potuto Saverio liberarsi dalla fase acuta dell’innamoramento per instaurare con Gina e Riccardo un rapporto di amicizia, o la situazione sarebbe comunque evoluta verso una crisi? Il film lancia questo, e tanti altri interrogativi, sui quali una situazione sociale molto più diffusa di quanto si creda è chiamata ogni giorno a rispondere» (Segnalazioni cinematografiche). Con Kim Rossi Stuart, Anna Galiena, Massimo Ghini.
ore 21.00 Incontro moderato da Fabio Castriota con Cristina Bonucci e Alessandro D’Alatri
a seguire Il male oscuro di Mario Monicelli (1989, 114′)
«Giuseppe Marchi, dominato da bambino da un padre autoritario e dispotico nella sua divisa di maresciallo dei carabinieri, cresciuto in una famiglia modesta, mantenuto agli studi grazie a grandi sacrifici e sempre frustrato da difficoltà e angustie, ormai cinquantenne, aggiunge alle sue pene il rimpianto di non aver fatto in tempo a rivedere il padre sul letto di morte. Sceneggiatore di scarso successo, dopo aver vissuto con Sylvaine, una vedova francese, si fa sedurre da una ragazza molto più giovane che sposa perché rimasta incinta. Marchi, che in realtà sogna di scrivere il romanzo della propria vita, non riesce a farsi accettare un copione su Giuda, rivisitato con intenti commerciali. Si autocommisera sempre e accusa spesso dolori laceranti. Un giorno finalmente decide di farsi visitare in una clinica dove lo operano per un’ulcera ed un’appendicite inesistenti. […] Finalmente, l’uomo si affida ad uno psicanalista, il cui responso è facile e assai rapido: alla radice del suo male esistenziale vi è la figura paterna» (www.cinematografo.it ). Con Giancarlo Giannini, Emmanuelle Seigner, Stefania Sandrelli, Vittorio Caprioli.
Proiezione a ingresso gratuito