Alle ore 19.00, il critico Bruno Roberti presenta Elegia del volo di Fabio Tanzarella, film che ci trasporta in Georgia al seguito del pittore Merab Surviladze, istallato in Belgio. Come scrive Silvana Silvestri, «la sua condizione di artista “migrante” per allontanarsi dalla guerra e trovare una situazione economicamente meno precaria, ci appare immediatamente come un poema, composto da uno sguardo capace di abbracciare i confini di un intero popolo. Anche Tanzarella è un regista che ha vissuto all’estero per anni: parte da un luogo nordico (i dintorni di Bruxelles), dove è istallato il pittore e trasforma quel luogo nella sua terra patria, sotto la travolgente presenza di una comunità di artisti. Basta un lungo tavolo attorno a cui riunirsi, suonare e soprattutto cantare insieme. “Il popolo che non canta più insieme ha perso la sua cultura” diceva Iosseliani. Il regista ci dice che si sente più vicino a Paradjanov e possiamo credergli con questo lavoro elaborato nel corso di sei anni con difficoltà concrete che si trasformano miracolosamente in ricchezza visiva, opulenza di sensazioni, dettagli storici e perfino notazioni sociologiche in un unico flusso poetico».
Elegia del volo (2007)
Regia: Fabio Tanzarella; soggetto e sceneggiatura: F. Tanzarella; fotografia: Ridha Ben Hmouda; montaggio: F. Tanzarella; interpreti: Merab Sourviladze, Keti Kechuashvili, Dominique Vande Voorde, Tamara Labadze, Lacha Mudjiri, Michail Totiauri; origine: Belgio; produzione: Angelo Curti per Teatri Uniti; durata: 72′
«Questo film è stato girato tra le campagne belghe, il deserto d’Azebaidjan e le rovine dei monasteri e delle industrie sovietiche georgiane. Attraverso frammenti di vita di una comunità di artisti georgiani immigrati in Europa, abbiamo cercato di suggerire in filigrana l’aldilà, dell’immagine e del suono. Siamo tutti pellegrini da e verso luoghi del tempo e dello spazio, in cerca di sinapsi, di ponti, di legami, colmi di un’ansia d’amare che cerca strade. In questa ricerca incontriamo altri compagni di viaggio, dai vissuti, dai costumi, dai linguaggi e dal destino umano diversi. Ma la cultura dell’uomo è una, e senza frontiere, quando l’energia dell’amore parla da cuore a cuore. Un’energia invisibile che nell’epifania del passato, nell’estasi della musica e nei passi di danza, ritorna con la voce degli antenati ad ispirare il canto di oggi» (Tanzarella).