Cinema Trevi: Indipendente italiano. Il fattore K(illing) tra cinema e fumetto nellItalia nera degli anni Sessanta
15 Aprile 2009 - 15 Aprile 2009
Cinici e spregiudicati, i principali eroi in calzamaglia degli anni Sessanta hanno spesso transitato dal mondo monocromatico dei fumetti neri a quello coloratissimo delle loro rielaborazioni filmiche, di volta in volta firmate da maestri come Mario Bava, il cui Diabolik è un tripudio, anche concettuale, all’estetica della Pop Art, o da cineasti inventivi come Umberto Lenzi (Kriminal), Fernando Cerchio (Il marchio di Kriminal) o Piero Vivarelli (Satanik). Il sadismo dei prototipi viene presto affiancato dall’erotismo cavalcante di quegli anni: da quello gioioso e pacifista di Barbarella, portato sugli schermi da Roger Vadim nel 1967, a quello più morboso e piccante di Isabella, trasposta in 35mm da Sergio Corbucci nel 1969.
Ma la storia degli interscambi italiani tra cinema e fumetto, in gran parte, deve ancora essere scritta, così come sono ancora tutte da indagare le relazioni sintattiche cui i due media dettero vita intorno alla seconda metà degli anni Sessanta, incrociando trasversalmente psichedelia, esotismo, fascinazione tecnologica, psicanalisi, femminismo ante-litteram ed estetica sadiana. A dimostrazione che anche quei film che giocano più apertamente con l’immaginario un po’ kitsch di improbabili eroi mascherati come Superargo, Fenomenal, Flashman o Fantabulous, hanno avuto pur sempre una loro particolare funzione.
Per tentare di definire almeno l’orizzonte socio-culturale entro cui sono nati e si sono mossi questi ibridi mediali, fotografando in particolare il più malvagio di tutti, quel Killing già realizzato nel 1966 con le tecniche del fotoromanzo, esiste l’ottimo documentario del bolognese SS-Sunda, artista a tutto tondo diviso a metà tra le pratiche del cinema e quelle del fumetto. Il suo film non cerca soltanto di ricostruire le vicende produttive legate al fotoromanzo di culto diretto dall’attore Rosario Borelli, intervistandone i protagonisti a quasi quarant’anni di distanza (dalle attrici Erna Shurer e Gabriella Giorgelli, famose per i loro ruoli cinematografici, a Killing in persona, che per tutto il film tiene ancora indossata la sua maschera, svelando soltanto alla fine la sua vera identità), ma soddisfa ragionamenti e riflessioni sulla reale fruizione di quelle storie di carta, affidando la ricostruzione del contesto storico e culturale a gustosi materiali di repertorio, originali scene di fiction, e alle parole di esperti conoscitori come Romano Scavolini e Corrado Farina. Non è casuale, infatti, la scelta di far precedere il documentario di SS-Sunda dalla proiezione dell’opera seconda di Farina, quel Baba Yaga ispirato alle strisce crepaxiane di Valentina, a loro volta pienamente responsabili dell’abbattimento di alcuni tabù sessuali del periodo. E per rappresentare il mondo dei cinefumetti neri in cui The Diabolikal Super-Kriminal affonda lo sguardo, viene proposto il Mister X di Piero Vivarelli, uno dei titoli meno nichilisti e più oscuri dell’intero filone.
Programma a cura di Stefano Coccia e Pierpaolo De Sanctis
ore 17.00
Mister X (1966)
Regia: Donald Murray [Piero Vivarelli]; soggetto: Adriano Bolzoni, Augusto Caminito; sceneggiatura: Edoardo Maria Brochero; interpreti: Norman Clark [Pier Paolo Capponi], Gaia Germani, Armando Calvo, Anna Zinnemann, Umi [Umberto] Raho, Renato Baldini; origine: Italia/Spagna; produzione: Terra Film, Copercines; durata: 90′
Tratto da un celebre fumetto nero degli anni Sessanta, Mister X è un temibile ladro che, come Diabolik, per compiere i suoi furti veste una calzamaglia nera. Vedendosi attribuire un delitto non commesso, Mister X indaga per proprio conto e scopre che il colpevole dell’omicidio è un terribile trafficante di droga di nome Lamarro. Prima incursione di Vivarelli nel mondo del fumetto (la seconda sarà Satanik, che nel 1968 incassò ben 156 milioni di lire, circa 1.275.000 euro di oggi!). «Per la figura di Mister X è stata ottima la scelta dell’atletico Pier Paolo Capponi. Mistero vero invece sul costume del supereroe che rispetto al fumetto è totalmente diverso. Nel fumetto Mister X indossa una tuta completamente rossa che gli copre totalmente anche il volto. Rossi sono anche il mantello e l’anonima cintura, l’unico stacco di colore è dato dagli stivali e dai guanti bianchi. Il Mister X del film invece, forse per somigliare di più a Diabolik, è completamente nero con il volto scoperto e con una maschera nera agli occhi tipo L’uomo mascherato e con una grossa X sulla cintura che lo caratterizza maggiormente. Come in altri casi, il commento musicale è prevalentemente jazzistico» (http://www.caniarrabbiati.it/).
ore 19.00
Baba Yaga (1973)
Regia: Corrado Farina; soggetto e sceneggiatura: C. Farina, dai fumetti di Guido Crepax; fotografia: Ajace Parolin; musica: Piero Umiliani; montaggio: Giulio Berruti; interpreti: Carrol Baker, George Eastman [Luigi Montefiori], Isabelle De Funès, Ely Galleani, Daniela Balzarotti, Mario Giorgetti; origine: Italia/Francia; produzione: 14 Luglio Cinematografica, Simone Allouche Productions; durata: 83′
Unico lungometraggio ispirato alla figura di Valentina Rosselli, la disinibita e sensualissima fotografa milanese partorita dalle vignette di Guido Crepax nel 1965, in un fumetto destinato a incarnare lo spirito di quella “rivoluzione sessuale” che intorno al ’68 divampò anche nel nostro paese riscrivendo i canoni del cosiddetto “comune senso del pudore”.
Dagli albi di Valentina, Farina estrae una delle storie più “oniriche” e intrise di demoniaco, quella della strega Baba Yaga – incarnata nel film dall’ex-baby doll Carrol Baker, di stanza in Italia dopo L’harem di Ferreri e i thriller lounge di Lenzi – e delle sue insidie lanciate alla psiche (ma non solo) della bella Valentina.
Dopo l’allegorico Hanno cambiato faccia, Farina raffina la sua tecnica nella rilettura dell’opera di Crepax, che diventa occasione per dipingere un affresco ultrapop di sofistica eleganza, dove gli umori tipici del fumetto, le sinuosità neoliberty delle scenografie, la Milano intellettuale dei primi anni Settanta, sono messe in scena con un linguaggio visivamente sorprendente, a tratti sperimentale, in cui realtà e sogno si mescolano vischiosamente, e dove l’autore stesso trova il modo di rappresentarsi, autobiograficamente, dando spessore al personaggio del cinematografaro Arno, cineasta rivoluzionario che per vivere è costretto a girare vaporosi caroselli infarciti di zoom, colori acidi e grandangoli deformanti.
Vietato ai minori di anni 14
ore 20.45
Incontro moderato da Stefano Coccia e Pierpaolo De Sanctis con Aldo Agliata, Giancarlo Borrelli, Corrado Farina, Vito Fornari, Gabriella Giorgelli, Piero Vivarelli
a seguire
The Diabolikal Super-Kriminal (2007)
Regia: SS-Sunda; soggetto: basato sul fotoromanzo Sadistik, pubblicato da COMICFIX; fotografia: Elisa Maritano; musica: El Reverendo M; Mirco Martelli, Neuropa, Charles E. Hall Band; montaggio: Diego Pascal Panarello; scenografie: David Gilio; interpreti: Aldo Agliata, Corrado Farina, Massimo Semeraro, Erna Schurer, Rico Boido, Vito “Tarzan” Fornari, Gabriella Giorgelli, Paul Muller, Romano Scavolini, Mario Gomboli; origine: Italia; produzione: Diego Pascal Panarello, SS-Sunda, Alessandro Zanotti per Sinepathic Films; durata: 73′
L’indagine compiuta attorno al personaggio di Killing (Sadistik negli Stati Uniti, Satanik in Francia), protagonista dell’omonimo fotoromanzo di culto nato nel 1966, pubblicato per 62 numeri e oggetto di censura a causa delle scene all’epoca considerate troppo audaci, si trasforma ben presto in un saggio storico-culturale sul mondo dei fotoromanzi e dei fumetti neri italiani degli anni Sessanta e sulla cultura popolare, spesso di matrice contestataria, che gli orbitava intorno.
«Rosario Borelli è senza dubbio il più grande regista di racconti a fotografie che io abbia mai visto. È vero che, senza pubblicazioni come Diabolik e Kriminal, Killing non sarebbe mai esistito ma è altrettanto vero che senza Borelli non avremmo avuto fotoromanzi come Fatalik, Terrifik, Yorga, Namur, eccetera…[…] Essendo io stesso un amante sia del cinema che del fumetto, ho deciso di usare il migliore fotoromanzo che io abbia mai conosciuto per parlare di un cinema e di un fumetto che non esistono più. Un’altra fonte di ispirazione sono stati gli anni ’60, la Beat generation, il movimento hippy. Mi affascinavano quando ero adolescente e ancora li tengo in grande considerazione. Credo che la (poca) libertà di cui godiamo oggi sia dovuta (molto) a loro. Killing è stato snobbato dai miei predecessori culturali, perché al periodo era seguito soprattutto da un pubblico di borghesi repressi che aveva un’idea distorta sull’erotismo e sulla donna. Quindi, per l’hippy-freak convinto che sono, ho deciso di contribuire alla sua rivalutazione, perché dopo quarant’anni sono estremamente convinto che Killing possa avere un tipo di pubblico più adeguato. Non sto dicendo che abbia vinto il “pensiero borghese”, ma semplicemente che Killing per quei tempi era troppo avanti… infatti parole come psicotronico e hard-boiled nel 1966 non erano ancora state coniate» (SS-Sunda).
Ingresso gratuito – Vietato ai minori di anni 18