Cinema Trevi: La figura del padre tra Cinema e Psicoanalisi. Dopo il film La famiglia incontro con Ettore Scola
24 Ottobre 2009 - 24 Ottobre 2009
Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2009 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema del padre, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.
ore 16.30
Teorema (1968)
Regia: Pier Paolo Pasolini; soggetto e sceneggiatura: P.P. Pasolini; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Luciano Puccini; costumi: Marcella De Marchis (Robero Capucci per Silvano Mangano); musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli; interpreti: S. Mangano, Terence Stamp, Massimo Girotti, Anne Wiazemsky, Andres José Cruz Soublette, Laura Betti; origine: Italia; produzione: Aetos Film; durata: 98′
«Uno strano studente (Stamp) s’insinua in una famiglia borghese e i suoi cinque membri finiscono per avere un rapporto con lui. Quando se ne andrà nessuno sarà come prima […]. Pensato come un poema in versi poi diventato film, Teorema è il tentativo di dimostrare “l’incapacità dell’uomo moderno di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il verbo sacro”: mescolando suggestioni bibliche a influenze psicoanalitiche, Pasolini eleva l’erotismo a “tangibile e quasi fisico segno rivoluzionario”, di fronte al quale la borghesia non può che rivelarsi per quello che veramente è e perdersi (come fanno i figli) o rinnegarsi (come il padre che rinuncia al proprio ruolo di sfruttatore di classe), mentre il sottoproletariato trova la forza per salvarsi offrendosi al mondo (come fa la serva). Ma lo schematismo ideologico […] e una notevole componente di autocompiaciuto odio-amore, non impediscono che il film sia una delle opere più originali dell’autore, ricco di momenti di intensa e poetica tensione. Adele Cambria interpreta l’altra serva, Cesare Garboli l’intervistatore del prologo, Alfonso Gatto il poeta, Susanna Pasolini la vecchia contadina. Coppa Volpi della Mostra di Venezia per la migliore interpretazione femminile a Laura Betti. Un violento articolo dell’Osservatore Romano stigmatizzò il fatto che una giuria dell’Ocic (Office Catholique International du Cinéma) avesse premiato, sempre a Venezia, il film» (Mereghetti).
ore 18.15
La famiglia (1987)
Regia: Ettore Scola; soggetto e sceneggiatura: Ruggero Maccari, Furio Scarpelli, E. Scola, con la collaborazione di Graziano Diana; fotografia: Ricardo Aronovich; scenografia: Luciano Ricceri; costumi: Gabriella Pescucci; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Franco Malvestito; interpreti: Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Fanny Ardant, Jo Champa, Carlo Dapporto, Massimo Dapporto; origine: Italia/Francia; produzione: Massfilm, Cinecittà, Rai, Cinémax France, Les Films Ariane; durata: 128′
I ricordi di Carlo, anziano professore d’italiano in pensione, si sviluppano a partire da una foto scattata nel 1906 e scorrono sullo schermo in nove flash-back di un decennio ciascuno, nei quali rivivono – sempre all’interno di una casa romana del quartiere Prati – i personaggi di una famiglia borghese fino al 1986. «Bersaglio favorito dell’antipsichiatria, nido d’infamità nella polemica sessantottesca, la famiglia è un male necessario? Il dubbio serpeggia nel nuovo film di Ettore Scola […]. Sul tema principale il film ne innesta molti secondari e non ha la pretesa di raccontare tutto: l’autore sa invecchiare i personaggi, magari cambiandoceli sotto gli occhi senza farsene accorgere, e parlarne con la discrezione di un romanziere non onnisciente. O meglio con i pudori e gli omissis di un commediografo del “teatro del silenzio”: privilegiando le allusioni, le mezze tinte e i moti del cuore borghese. Dopo tanto cinema politicamente supergasato, la famiglia offre uno spazio rasserenante alle meditazioni e ai ripensamenti: il film gioca al ribasso, smorza i toni, allenta le tensioni, inabissa quel tanto di tragico che le situazioni comportano. Sul filo di un piccolo valzer di Trovajoli, stupendamente fotografati da Ricardo Aronovic, gli attori fanno a gara tra di loro per intonazione e sensibilità» (Kezich).
a seguire
Incontro moderato da Fabio Castriota con Ettore Scola
ore 20.45
La grande scrofa nera (1972)
Regia: Filippo Ottoni; soggetto e sceneggiatura: F. Ottoni; fotografia: Pasqualino De Santis; musica: Luis Enriquez Bacalov; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Mark Frechette, Rada Rassimov, Alain Cuny, Flora Robson, Francisco Rabal, Liana Trouché; origine: Italia; produzione: Nuova Linea Cinematografica; durata: 87′
«In una famiglia contadina (definita dalla nonna di casa “una grande scrofa nera intollerante e repressiva”) guidata da un patriarca autoritario e moralista (in realtà vizioso), vivono i cinque figli (uno peggiore dell’altro, femmina compresa). L’unico che si ribella alla gretta tradizione che vi regna sovrana è il più giovane: Enrico, che osa portare fra le mura domestiche, sposandola, una donna di città. I familiari le rendono la vita impossibile» (Poppi-Pecorari). Narrato in flashback, attraverso un espediente di grande attualità (una giornalista che avvicina il protagonista, Enrico, ormai anziano, per farsi raccontare i fatti), un melò che colpisce allo stomaco facendo a pezzi il mito della civiltà contadina e della famiglia patriarcale. Prima de L’albero degli zoccoli e dopo Teorema, un film ambizioso che pochi videro all’epoca e quasi nessuno negli anni successivi, ma che merita di essere riscoperto. Per la stessa casa di produzione, guidata dal geniale Giuseppe Zaccariello, Ottoni era stato fra gli sceneggiatori di Reazione a catena, film cult di Mario Bava. Grandissimo cast (ci sono anche Claudio Volonté, Rik Battaglia e Marcella Michelangeli). Ultimo film di Mark Frechette, protagonista di Zabriskie Point, mentre la nonnina terribile Flora Robson era stata candidata all’Oscar nel 1947 per Saratoga di Sam Wood.
a seguire
Relazione dello psicanalista Anna Nicolò e incontro moderato da Fabio Castriota con Filippo Ottoni
Ingresso gratuito