Cinema Trevi: Ricordando Luciano Emmer…
15 Ottobre 2009 - 15 Ottobre 2009
Più volte la Cineteca Nazionale ha omaggiato il cinema di questo regista schivo, ironico e particolare (l’ultima volta è stata proprio con la Mostra del Cinema di Venezia 2009 nella retrospettiva Questi fantasmi 2: cinema italiano ritrovato con la proiezione della versione integrale de La ragazza in vetrina). Come scrive giustamente Silvio Danese, Emmer «era un cordiale riottoso. Non la mandava a dire a nessuno. E poi il cinema. Francesca Bertini, abbarbicata lasciva a qualche cortina, domina l’atrio di casa Emmer nei primi anni ’20, quando c’erano ancora i calessi e le lampade a carbone. Emmer, ha scoperto il cinema così, a cinque anni. Ha studiato al liceo, a Milano, con Dino Risi. Ha diretto documentari insostituibili sull’arte, nell’immediato dopoguerra, facendo sobbalzare Mussolini sulla poltrona di Villa Torlonia con la celebre frase “Non eravamo più ignari del dolore e della morte” nel documentario su Predappio. Ha esordito nel 1950: Domenica d’agosto è una commedia che, in pieno neorealismo, sovvertì le regole del racconto, con una fragilità narrativa che diventa forza di verità. Per un decennio Emmer ha lasciato il segno. Poi ha lasciato il cinema. L’incorruttibile personalità di un autore da rimpiangere si era scontrata con la censura, l’ipocrisia morale dei politicanti, l’indifferenza degli intellettuali. L’addio di Emmer al cinema fu intemperante, cioè profondamente onesto. La vedeva così: “Una bella lapide con una data e un’iscrizione: 1960 (o giù di lì), il cinema italiano è morto qui” […]. Seduto nel suo minuscolo ufficio tra i prefabbricati anonimi di Saxa Rubra, qualche anno fa ci affidò questa riflessione sul cinema: “La storia del cinema alla mia maniera è la storia di uno che anziché fare l’idraulico ha fatto il cinema. Cioè un mestiere. La gente lo piglia per chi sa che cosa. Io non l’ho mai considerato di più. I film lasciano tracce forti? Come i rubinetti buoni, che fanno la tranquillità di una famiglia. Se un rubinetto funziona per quattro o cinque anni, è stato riparato bene. Ma poi, chi decide se si fa bene o male un film?”». Senza troppe inutile retoriche che sicuramente sarebbero risultate indigeste al cineasta, lo si è voluto ricordare con alcuni suoi film e un documentario d’arte, Incontrare Picasso, ovvero una recente rivisitazione dell’autore su un suo lavoro degli anni ’50 Picasso, giocando sul tempo e sulle sue strane relazioni (Basta! Adesso tocca a noi! ideale continuazione – trentasei anni dopo! – di Terza liceo).
ore 17.00
Terza liceo (1954)
Regia: Luciano Emmer; soggetto: Giulio Moreno; sceneggiatura: Sergio Amidei, Carlo Bernari, Vasco Pratolini, L. Emmer; fotografia: Mario Bava; scenografia: Mario Chiari; costumi: Maria Rosaria Crimi; musica: Carlo Innocenzi; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Giulia Rubini, Isabella Redi [Ilaria Occhini], Roberta Primavera, Anna Maria Sandri, Christine Carère, Giovanna Turi; origine: Italia; produzione: INCIM – Industrie Cinematografiche Milanesi; durata: 85′
«Il film narra la storia di una terza liceo classico seguendo le storie dei vari ragazzi e raccontando dei loro amori e dei loro rapporti con i genitori e i professori. Buona la regia» (Farinotti). «È interessante segnalare (per comprendere il clima in cui i cineasti erano costretti a lavorare nei primi anni ’50) che un film innocente e pulito come questo ebbe noie con la censura a causa di una partita di pallacanestro giocata da ragazze… in pantaloncini corti!» (Chiti/Poppi). «Non credo che i ragazzi di oggi, anche se girano travestiti da punk, abbiano emozioni diverse da quelle dei giovani protagonisti del mio film TerzaLiceo. […]. Perché girai il film al Mamiani? […] Perché […] c’era, allora, il più democratico e illuminato preside che avessi mai incontrato nel mio giro di richieste. Era un uomo dolce, gentile e, quando mi ritrovai alla fine della produzione abbandonato dalla Incom, senza soldi per una crisi del nostro cinema, quel preside mi offrì gratis come comparse tutti i ragazzi della scuola. […] Mi piace pensare che Terza Liceo e altri miei lavori forse hanno aiutato qualche ragazzo ad avvicinarsi alla vita con serenità, con speranza, anche se, come in Terza Liceo, i sogni e gli ideali, sia privati che pubblici, alla fine dell’anno svanivano e ognuno seguiva poi la sua strada» (Emmer).
ore 18.45
Basta! Adesso tocca a noi (1990)
Regia: Luciano Emmer; soggetto e sceneggiatura: L. Emmer, David Emmer, Paolo Taggi; fotografia: Elio Bisignani; scenografia e costumi: Alessandra Cardosi; musica: Antonello Venditti; montaggio: Adriano Tagliavia; interpreti: David Emmer, Gianluca Angelini, Verde Visconti, Claudio De Rossi, Carlo Marino, Barbara Troiani; origine: Italia; produzione: Emmer Production di Luciano Emmer & C., Film 7 International; durata: 101′
«Dadi e Andrea, assieme ai loro amici, hanno concluso le scuole superiori. La loro idea è di rimanere uniti durante i due mesi di vacanze. Le loro vite sono in una importante fase di cambiamento che li vedrà più maturi. A distanza di ben 36 anni, da un suo film con un tema identico comeTerza liceo, Emmer affronta il difficile momento, ma se vogliamo ancora spensierato, di passaggio tra la scuola e ciò che si vuole diventare nella vita. Del film del 1954 c’è anche una divertente autocitazione quando viene proiettato all’aperto e bersagliato dagli studenti che non vogliono più sentir parlare di scuola. Il titolo originale, voluto dal regista, èBasta! Ci faccio un film» (Farinotti).
a seguire
Incontrare Picasso (2000)
Regia: Luciano Emmer; soggetto e testo: Antonio Del Guercio, Renato Guttuso, Antonello Trombadori; fotografia: Giulio Gianini; musica: Roman Vlad; origine: Italia; produzione: Sergio Amidei per Rizzoli Film; durata: 42′
Nuova edizione del Picasso di Luciano Emmer (1954) realizzata a cura dell’autore, nell’autunno 2000, utilizzando varie copie positive dell’edizione originale, parte provenienti dall’Archivio della Cineteca di Bologna e parte dall’archivio personale dell’autore. Questa edizione contiene anche un brano di repertorio dal film Gloria (Istituto Luce: scene di bombardamenti aerei) e del documentario di Emmer Il dramma di Cristo. Le musiche originali di Roman Vlad sono state trascritte da un master in vinile dell’epoca, rimasterizzate (Cinetrack) e rimontate nel film sotto la supervisione del regista.
Riedizione e restauro a cura della Cineteca Nazionale e di Luciano Emmer
ore 21.30
La ragazza in vetrina (1961)
Regia: Luciano Emmer; soggetto: Rodolfo Sonego; sceneggiatura: L. Emmer, Vinicio Marinucci, Luciano Martino, Pier Paolo Pasolini; fotografia: Otello Martelli; scenografia: Alexandre Hinkis; musica: Roman Vlad; montaggio: Emma Le Chanois, Jolanda Benvenuti; origine: Italia/Francia; produzione: Nepi Film, Sofitedip, Zodiaque Productions; durata: 92′
«La ragazza in vetrina reca i segni di una meditazione, di una ispirazione non occasionale, di un irrobustimento della vena narrativa. […] Il prologo del film, nella miniera, è dotato di un vigore drammatico, di un vigore realistico insoliti per Emmer, e costituisce forse quanto di più intenso il cinema abbia dato sull’aspro lavoro dei minatori e sulla presenza incombente, assidua della morte nei cunicoli del sottosuolo. […] Nella pittura della celebre strada delle vetrine – dietro le quali le prostitute stanno in offerta come una merce -, nello scorcio di certi locali (come quelli per uomini soli), nell’introduzione di talune antitesi (l’Esercito della Salvezza), nella definizione delle psicologie Emmer ha spiegato una lucidità di linguaggio resa più accattivante dalla discrezione, dal pudore di cui egli ha dato prova» (Castello). «Uno dei più felici film di Emmer e non solo per agilità di racconto, intelligenza di notazioni e direzione di attori. C’è anche uno scavo psicologico più profondo. Il film ebbe gravi noie con la censura democristiana che impose tagli, modifiche al dialogo e il divieto ai minori di 16 anni, nonostante la castità della rappresentazione». (Morandini).
Copia restaurata e ricostruzione della versione originale a cura della Cineteca Nazionale