Cinema Trevi: “Storia di Michele Lacerenza”, il trombettista di Sergio Leone.
11 Marzo 2009 - 11 Marzo 2009
Il trombettista Michele Lacerenza fu l’esecutore dell’indimenticabile assolo di Per un pugno di dollari. Ennio Morricone lo ricorda come «un trombettista sublime. Lo conoscevo dai tempi del conservatorio. Ho composto quell’assolo pensando al suo modo di suonare. Sergio Leone, sulle prime, voleva Ninì Rosso e Michele lo sapeva. Suonò mettendoci l’anima, con le lacrime agli occhi. E anche Sergio rimase sedotto da quel suono struggente, dall’irripetibile intensità dolorosa». Vinicio Capossela, estimatore di Leone e del suo universo musicale, rivela: «Quella tromba è lo strumento che gli invidio di più. Lacera i lunghi silenzi leoniani, come un grido che sale dalla pietra e dal deserto. La tromba del Signore chiama al giudizio le anime, quella di Lacerenza chiama alla resa dei conti». Roy Paci racconta quanto sia stato importante Lacerenza nella sua formazione di trombettista: «Quel suono lirico e infuocato mi ha sedotto fin da bambino». Lacerenza entrò nelle grandi orchestre di Gorni Kramer e Armando Trovajoli e nell’orchestra radiofonica della Rai. Seguì Josephine Baker nella sua memorabile tournee italiana. Nel 1964, dopo l’exploit di Per un pugno di dollari, divenne la tromba feticcio di moltissimi spaghetti western. La tromba di Lacerenza evoca immediatamente il West sudato e feroce di Sergio Leone ed epigoni vari. Sguardi taglienti, risate beffarde, voci roche, frasi a effetto, case bianche: un West familiare, molto vicino al Sud d’Italia. Del resto Leone era di Torella dei Lombardi, pieno entroterra campano. La musica di Morricone scandiva sonorità meridionali: quei fischi, quegli sciocchi di frusta evocavano i duelli rusticani di Verga, più che gli attacchi degli apache. E poi c’era quella tromba vibrante, infuocata. Un modo di suonare che ha radici lontane. Come il siciliano Roy Paci, anche Michele Lacerenza, pugliese di Trinitapoli, si è formato nella banda cittadina, ereditandone la passionalità popolare. Negli anni ’30 Giacomo, padre di Michele, “ricamava in oro” con la sua tromba. Stimato da Re Vittorio Emanuele III, era il maestro della banda di Trinitapoli. A quei tempi era un ruolo di prestigio nazionale: Giacomo trascinava la sua banda di picari affamati di gloria e cibo per tutto il sud. Lanciati a rotta di collo su strade sterrate, a bordo di diligenze sconnesse. Era quello il retroterra di Michele, la sua prima e fondamentale formazione. Poi, negli anni ’40, verranno per lui l’approdo a Roma, il diploma al conservatorio Santa Cecilia, i grandi teatri italiani, l’orchestra della Rai, la collaborazione con Ennio Morricone e Nino Rota. Michele era una “prima tromba”, adorata dai re della rivista come Vanda Osiris, Carlo Giuffré, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Carlo Dapporto e Alberto Rabagliati. Poi, nel 1964, arrivò il momento di Per un pugno di dollari.
Nel documentario sono presenti alcune testimonianze dell’epoca, conservate dalla famiglia del trombettista, in non perfette condizioni audio.
mercoledì 11 marzo
ore 19.00
ore 19.00
A perdifiato – Storia di Michele Lacerenza (2007)
Regia: Giuseppe Sansonna; fotografia: Andrea Cammertoni; operatori: Valentina Summa, Elena Cappanera; origine: Italia; produzione: Cortolab Productions; produttori esecutivi: Giacomo Lacerenza, Michele Giuseppe Lacerenza, Daniele Tarantino; durata: 49′
Ingresso gratuito
Ingresso gratuito
a seguire
ore 20.00
Sergio Leone (1996)
Regia: Luca Verdone; consulenza di Callisto Cosulich; fotografia: Giulio Pietromarchi; produzione: Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Editoria, realizzato da Agi; durata: 52′
La conquista di un ruolo di primo piano nel panorama del cinema internazionale da parte di Sergio Leone è il tema del documentario di Verdone che propone gli aspetti più significativi del suo cinema, dall’esordio come regista di peplum fino alla rivisitazione degli archetipi del cinema americano in C’era una volta in America. Attraverso le testimonianze dei suoi familiari, degli amici, e dei collaboratori, il documentario traccia un profilo completo del grande regista. Leone commenta anche alcune sequenze dei suoi film, mettendo a fuoco i punti salienti della sua poetica, e il suo pensiero è integrato dagli interventi degli attori che hanno interpretato i suoi film, come Eli Wallach, Rod Steiger, Clint Eastwood, Jason Robards, e alcuni collaboratori italiani, come Dario Argento e Bernardo Bertolucci. Claudia Cardinale e Carlo Verdone raccontano il grande regista nei risvolti meno noti.
Ingresso gratuito
ore 21.00
Il buono, il brutto, il cattivo (1966)
Regia: Sergio Leone; soggetto: Luciano Vicenzoni, S. Leone; sceneggiatura: Age-Scarpelli, L. Vicenzoni, S. Leone; fotografia: Tonino Delli Colli; musica: Ennio Morricone; montaggio: Nino Baragli, Eugenio Alabiso; interpreti: Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef, Aldo Giuffré, Luigi Pistilli, Rada Rassimov; origine: Italia; produzione: P.E.A.; durata: 174′
«Il buono, il brutto, il cattivo è l’atto conclusivo della cosiddetta “trilogia del dollaro”, costituita anche da Per un pugno di dollari (1964) e da Per qualche dollaro in più (1965), film nei quali Sergio Leone fissa gli elementi ricorrenti nel filone del western all’italiana […]. Il regista si affida a una programmatica esasperazione della violenza, temperata dal costante ricorso a un registro ironico, che nel film, sceneggiato da due maestri della commedia all’italiana come Age e Scarpelli, sfocia in vero e proprio gusto per il comico» (David Bruni). Il restauro del film è stato effettuato sulla base dei negativi scena “2p” (cioè a due perforazioni, anziché le 4 normali, per fotogramma, sistema noto come Techniscope, inventato per la Technicolor da Giovanni Ventimiglia) e colonna. L’edizione corrisponde a quella originaria del 1966, testimoniata dalla copia d’archivio conservata alla Cineteca Nazionale. Dopo il confronto fra tutti gli elementi disponibili (oltre ai negativi originari e alla copia già citati, anche un duplicato negativo conservato presso la Alberto Grimaldi Production, partner del progetto di restauro, e una copia positiva dei tagli del 1969, anche questi affidati a titolo di deposito alla Cineteca), è stato stampato presso il laboratorio Studio Cine un interpositivo in formato scope standard. Da questo è stato ricavato il duplicato negativo, mentre un positivo della colonna è stato ritrascritto su un nuovo negativo ottico, previo restauro digitale effettuato presso il laboratorio di Cinecittà Studios; dai nuovi duplicati negativi scena e colonna è stato possibile stampare, con successive, progressive correzioni, sotto la guida di Tonino Delli Colli, le nuove copie positive. Il restauro è stato presentato alla Mostra di Venezia nel settembre 2000.
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