Cinemafrica in Cineteca: noi, domani. Per un cinema della convivenza
29 Novembre 2014 - 30 Novembre 2014
Dopo i due grandi appuntamenti di “Nuovi italiani, da migranti a cittadini” e “L’Africa in Italia”, torniamo a occuparci di cinema italiano e migrazione, anche se forse è il giunto il momento di parlare più correttamente di cinema della convivenza, visto che, nel cinema come nella società italiane, cittadini italiani e cittadini di origine straniera convivono in realtà da decenni, in maniera più o meno visibile, più o meno rimossa. L’Italia è un paese profondamente mutato negli ultimi trent’anni: è divenuto, e ha scoperto di essere divenuto, un paese di immigrazione e un paese di “seconde generazioni”, di “nuovi italiani”, di “nuovi cittadini”. In questo nuovo viaggio nel cinema italiano, ci muoviamo dal 2004, anno del poco noto Sotto il sole nero per arrivare al 2011/2012 di grandi rivelazioni come Io sono Li e Italian Movies, passando dalla riuscita sperimentazione dall’invisibile italiano Et in terra Pax, con Germano Gentile, attore black italian diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Un’occasione per (ri)vedere anche operazioni interessanti come quella di Ricky Tognazzi, che mescola un cast internazionale (gli italiani Alessandro Gassmann e Leo Gullotta, l’egiziano Amr Waked, l’attrice e regista libanese Nadine Labaki) ed esordi convincenti e riusciti come quello di Paola Randi nel suo Paradiso abusivo e meticcio sui tetti di Napoli.
Rassegna a cura di Maria Coletti
sabato 29
ore 17.00 Il padre e lo stranierodi Ricky Tognazzi (2010, 113′)
Diego, funzionario del Ministero di Grazia e Giustizia, è padre di un bambino che ha un grave handicap. Questa sua condizione lo porterà a stringere una forte amicizia con Walid, un elegante e misterioso uomo mediorientale che, come lui, ha un figlio malato. «Due padri, il romano Gassman e il siriano Amir Waked, uniti dal dolore di figli disabili, sono i motori di un thriller (dal libro di De Cataldo) dove tutto è improbabile ma nel film di Tognazzi lo scarto di surreale non sempre riempie i tasselli di emozioni, pensieri in libertà emotiva vigilata. Recitata bene anche da Ksenia Rappaport, la Labaki (regista di Caramel) e Gullotta, la storia ha tre anime, coscienza alla Graham Greene, quella di Hitchcock che sapeva troppo e infine un sospetto kafkiano» (Porro).
ore 19.00 Et in terra pax di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini (2010, 89′)
«Non è un film sul disagio della periferia romana, o per lo meno lo è solo in parte. Abbiamo scelto di soffermarci sulla psicologia dei personaggi più che sul degrado, sulla disperata ricerca di una direzione da seguire più che sulle ragioni sociali dell’emarginazione. La borgata è il teatro di vicende in cui divengono lampanti da una parte le contraddizioni dell’essere umano e, dall’altra, i rabbiosi istinti di sopravvivenza e la volontà di riscatto. Nel tratteggiare questa storia abbiamo evitato di esporre giudizi o critiche: risulterebbero quanto mai inutili. Abbiamo cercato invece di rappresentare una parte di questa realtà ora mescolando semplici fatti di cronaca, ora dando un valore quasi sacro alle gesta di individui comuni» (Botrugno, Coluccini).
ore 21.00 Io sono Li di Andrea Segre (2011, 96′)
«Cambiare Paese è anche sperimentare letteralmente questo spaesamento, fare esperienza di morte e (forse) rinascita, è la quotidianità purgatoriale – in certi momenti infernale – del viaggio: andare concretamente al di là (ma il bar dove la donna serve si chiama Paradiso…). E Segre, già abituato a documentare questo trapasso nella sua attività di film maker, qui riesce a non ridurre il dramma alla mera cronaca, a trascendere una denuncia per quanto necessaria del reale, e con sensibilità misurata e visione personale – di cui la par condicio dialettica (veneto e cinese come lingue ugualmente straniere) è soltanto un indizio rivelatore – descrive la potenza incandescente dell’incontro, la forza scandalosa dello sguardo, la poesia come materia che arde. […] Come fiamme nell’acqua, persistenti e labili, trascinate da derive inattese, gli uomini e le donne che si salvano reciprocamente con il candore della parola e lo scandalo dell’amore offrono un esempio assoluto di resistenza alla grettezza della società» (Matteo Columbo).
domenica 30
ore 17.00 Sotto il sole nero di Enrico Verra (2004, 93′)
«L’idea del film è nata anni quando ho girato tra via Nizza e piazza Madama Cristina il corto Benvenuti in San Salvario. In questa zona trovai infatti una miniera di storie, grandi tragedie e piccole commedie, meritevoli di esser portate sullo schermo: Sotto il sole nero è un collage di questi racconti, che si intrecciano nell’ora e mezza di immagini. […] Detesto il razzismo e il facile buonismo, questo film non intende dare messaggi. L’obiettivo principale del mio lavoro è filmare le situazioni, senza giudicarle, in quanto tocca allo spettatore dare un giudizio su ciò che vede. Per me fare cinema significa mostrare i fatti e lasciare al pubblico il compito di giudicarli. Il mio scrupolo è stato di avere uno sguardo il più possibile onesto su ciò che inquadravo» (Verra).
ore 19.00 Into Paradiso di Paola Randi (2010, 104′)
«Che cosa ci fanno insieme uno scienziato che ha appena perso il lavoro, un ex-campione di cricket venuto dallo Sri Lanka a Napoli per fare il badante, un politico colluso e corrotto, più un imprecisato numero di killer della camorra in cerca di una pistola che scotta? Semplice: danno vita alla commedia più insolita, strampalata e sofisticata vista da molto tempo in qua nel nostro cinema: Into Paradiso dell’esordiente Paola Randi, 40enne milanese che viene da pittura, teatro e videoarte. Insolita per l’ambientazione […]. Strampalata perché cala situazioni classiche […] in mondi di grande esuberanza espressiva […]. Sofisticata perché su questo impianto non inedito innesta un gusto delle psicologie, dell’ambientazione, dei dettagli, ovvero una quantità di idee visive e di racconto, forse unica per il nostro cinema» (Ferzetti).
ore 21.00 Italian Movies di Matteo Pellegrini (2012, 99′)
«Matteo Pellegrini […] di doti ne ha messe in campo parecchie in questo Italian movies, commedia sì ma interculturale e transnazionale, che gioca il gioco delle differenze non solo con rispetto (e già questo in Italia è merce rara…), ma anche con gusto, intelligenza, sensibilità. […] Il cinema allora come momento di riscatto di una gioventù transnazionale, nomadica, marginale, con mille storie di sofferenza e speranza che cercano solo uno scatto? Ma sì, Italian movies racconta anche del potere virale delle immagini nel XXI secolo, di come davanti a una videocamera ci si possa reinventare, in un rito di autorappresentazione che è ludico e catartico, mistificatorio e liberatorio insieme» (De Franceschi).