Cineteca Classic: Alain Resnais
01 Ottobre 2014 - 05 Ottobre 2014
Geniale, caratterizzato da un humour spesso freddo e cerebrale e da un piacere nello sperimentare, ha saputo indagare sul senso dello spazio e del tempo filmici, nonché sull’uso della parola, creando moderne architetture visive basate sul gioco della memoria e sull’intersecarsi del tempo psicologico con le metamorfosi collettive della storia.
Le citazioni sono tratte dai seguenti volumi: Riccardo Costantini, Elisabetta Pieretto (a cura di), Alain Resnais. Cinéma mon amour, Cinemazero, 2007; Jaurès Baldeschi (a cura di), Il tempo e la memoria: il cinema di Alain Resnais, Circolo del Cinema “Angelo Azzurro”, 2010; Maurizio Regosa (a cura di), Alain Resnais. Il metodo. La creazione. Lo stile, Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, 2002.
mercoledì 1
ore 17.00 Stavisky il grande truffatore di Alain Resnais (Stavisky…, 1974, 118′)
«Immerso nell’atmosfera decadente dell’art decò, Stavisky… racconta gli ultimi sei mesi di vita del finanziere ebreo che divenne noto nella Francia degli anni trenta perché capace di costruire un impero effimero fondato sulla frode fiscale, mettendo a soqquadro la vita economica e politica del paese» (Costantini/Pieretto). «Fedele al principio che ritroviamo in tutta la sua opera, Resnais, agli antipodi del genere Il caso Mattei, ha cercato di restituire l’immagine di un tempo che non è storico ma mitologico» (Doniol-Vlacroze). «Stavisky mi appariva come un attore straordinario, un eroe da romanzo d’appendice… Ho considerato tutto il film come una sorta di Guignol molto noir, sinistro, come una danza macabra» (Resnais).
ore 19.15 Mio zio d’America di Alain Resnais (Mon oncle d’Amérique, 1980, 127′)
«Tre personaggi differenti – René (operaio tessile), Jean (dirigente della TV di stato) e Janine (attrice teatrale) – e le loro storie, il loro immaginario […]. Nella narrazione della vicenda si intersecano le teorie socio-biologiche del prof. Henri Laborit, che vede gli uomini come fossero topi da laboratorio» (Costantini/Pieretto). «Mon oncle d’Amérique mostra molto bene il mondo del lavoro, che di solito viene trascurato dal cinema. […] Qualcuno ha detto che tanto varrebbe leggere i libri di Laborit illustrati dal film… Non sono d’accordo. Chi va al cinema in genere non legge i libri teorici di Laborit» (Truffaut). «Ciò che mi interessa non sono tanto i personaggi, ma la struttura drammatica. Una forma» (Resnais).
ore 21.30 La vita è un romanzo di Alain Resnais (La vie est un roman, 1983, 110′)
«Tre storie si intrecciano con continui salti avanti e indietro nel tempo. Luogo di fusione delle storie è un castello, eccentrico nell’aspetto, costruito nel 1919 da Forbek, un ricco signore utopista, perché diventi “tempio” dove trovare l’oblio e la felicità» (Costantini/Pieretto). «Ci sono 100 ragioni per amare La vita è un romanzo. […] è un film francese che si basa su una fantasia assolutamente originale; ridicolizza i pedagoghi; gioca con la storicità; fa riflettere sull’inizio del secolo con un affresco giusto e concreto; […] la pizza belga è infine difesa e l’imperialismo italiano definito e illustrato da Vittorio Gassman» (Masson). «Volevo cercare di comunicare attraverso il canto, attraverso la musica, dei concetti, delle idee, delle mozioni in maniera più efficace che non con mezz’ora di dialogo» (Resnais).
giovedì 2
ore 17.00 L’amour à mort di Alain Resnais (1984, 93′)
«Simon e Élisabeth vivono tranquillamente la loro storia d’amore coniugale, quando, d’improvviso Simon cade come morto» (Costantini/Pieretto). «L’amour à mort vive di soprassalti, di violenze luministiche inedite, di contrasti rosso-nero, d’improvvisazioni black-out dell’intelletto e abbandoni alla disperazione che non posseggono nulla del disincanto truffautiano o del cinismo chabroliano» (Pugliese). «Mi sono chiesto se non fosse divertente fare un film dove la musica potesse intervenire come elemento della recitazione degli attori, come se andasse a costituire una parte organica del film» (Resnais).
ore 19.00 Mélo di Alain Resnais (1986, 110′)
«In una Parigi degli anni ’30, Marcel, violinista virtuoso, vive una storia d’amore con Maniche, moglie del suo amico di lunga data Pierre. Maniche tenta di uccidere il marito, ma fallisce» (Costantini/Pieretto). «Resnais non rompe mai la linearità narrativa dell’opera di Bernstein [Henri, n.d.r.] con effetti di montaggio. Al contrario si permette […] di interrompere il tempo reale con operazioni cinematografiche portate a compimento all’interno della stessa inquadratura» (Riambau). «Rilessi Bernstein e mi impressionò il fatto che ogni volta che ne leggevo un’opera, ne rimanevo rapito, sentendo la necessità di arrivare subito in fondo. Tutti erano sempre stati dell’avviso che il suo teatro fosse irrappresentabile: mi sembrò dunque interessante scoprire se invece si potesse realizzare un film» (Resnais).
ore 21.00 Cuori di Alain Resnais (Cœurs, 2006, 123′)
«Dalla pièce teatrale di Alan Ayckbourn. Thierry fa l’agente immobiliare e sta cercando disperatamente un appartamento per una coppia di clienti difficili: Nicole e Dan» (Baldeschi). «Al sommo della sua arte, Resnais tira maliziosamente i fili delle sue marionette sature di schemi familiari e semina la neve sugli uomini, donne, malinconie, esortando gli smarriti a oltrepassare lo schermo delle particelle elementari, a fantasticare sullo schermo delle loro notti bianche» (Douin). «Il nostro destino può dipendere da una persona che non abbiamo mai incontrato» (Resnais).
domenica 5
ore 16.30 Smoking di Alain Resnais (1993, 146′)
«Due storie ambientate in Inghilterra che coinvolgono sette personaggi e che partono dallo stesso fatto iniziale: la casalinga Celia si accende una sigaretta in Smoking, mentre non lo fa in No smoking. In un gioco di conseguenze imprevedibili, ogni film presenta diverse alternative, differenti possibilità di evoluzione della vicenda narrata» (Costantini/Pieretto). «Con Smoking/No smoking Alain Resnais ha inventato il cinema interattivo. L’ipotesi è da prendere sul serio nella misura in cui il malizioso cineasta dà allo spettatore la sensazione di partecipare direttamente al gioco della finzione» (Moullet). «In Francia, sempre più gente viene a vedere Smoking. Sono sicuro che vuol dire qualcosa, ma non so cosa. È il “no”, in No Smoking, che fa sì che la gente voglia vedere l’altro per primo» (Resnais).
ore 19.15 No smoking di Alain Resnais (1993, 147′)
ore 22.00 Gli amori folli di Alain Resnais (Les herbes folles, 2009, 104′)
«Il 17° film di Resnais – che non firma quasi mai la sceneggiatura – e l’8° con la fulva Azéma è cavato da L’incident (1996), uno dei 13 romanzi di Christian Gailly, adattato da Alex Réval e Laurent Herbier. È, in fondo, un mélo d’amore, né freddo né caldo, tra la dentista Margaret Muir, che ha l’hobby di pilotare aerei, e Georges Palet, un po’ mitomane e seduttore fuori casa, da anni marito di Suzanne e padre di 2 figli grandi, appassionato esperto di aerei e film di aviazione. Lui prevale nella 1ª parte, lei nella 2ª. Nella fedeltà al romanzo di cui conserva la voce narrante, è un film asimmetrico, sincopato e bizzarro. […] Alla vigilia dei 90 anni, Resnais invecchia benissimo» (Morandini). «Mi sembrava che questo titolo rappresentasse bene i protagonisti: due persone che seguono impulsi totalmente irragionevoli: come quei semi che germogliano tra le crepe dell’asfalto o tra le rocce in campagna, dove nessuno si aspetterebbe di vederli spuntare» (Resnais).