Fatti e strafatti. Cinema muto accompagnato dal vivo al pianoforte
17 Maggio 2015 - 17 Maggio 2015
«Immagino tutti ricordiate Sabrina di Billy Wilder, un capolavoro irripetibile. Nel 1995 ne fu fatta una nuova versione firmata Sydney Pollack con Harrison Ford nella parte che fu di Bogart. Con tutto l’amore che nutro per Pollack, non riuscii a terminarne la visione. Uscii dal cinema con le paturnie chiedendomi che senso ha rifare una cosa che è perfetta. Sarà inesorabilmente una brutta copia. In scultura vi sono molte rappresentazioni della Pietà, ma nessuno ha mai pensato di rifare quella di Michelangelo, mentre nel cinema è normale che i film riusciti siano soggetti a periodici tagliandi dove si sostituiscono per intero i “pezzi”. Questa rassegna intende compiere una ricognizione nello “sfasciacarrozze” della settima arte rovistando tra i pezzi originali dei più acclamati modelli, quasi tutti “assemblati” durante l’era del Muto e, più che “rifatti”, successivamente “strafatti”. Diciamo che è una rassegna vagamente polemica, ma come sempre spinta dalla più appassionata e divertita curiosità. Buona visione e buon ascolto» (Antonio Coppola).
ore 21.00 Quo Vadis? di Enrico Guazzoni (1912,85′)
«Agli inizi del 1912, la Cines affidò al suo regista di punta Enrico Guazzoni la realizzazione della versione cinematografica del celebre romanzo, di cui aveva acquistato il diritto di trasposizione sullo schermo a una cifra altissima. Se gli eredi di Sienkiewicz pretesero una somma esosa e la Cines pagò senza esitazione, è perché il film che ne fu tratto era destinato a essere una superproduzione, un kolossal di quelli che dovevano letteralmente lasciare abbacinate le platee cinematografiche, fino ad allora abituate a vedere romanzi o opere teatrali condensati in una o due bobine. L’opera che ne risulterà rispetterà pienamente gli intenti. L’importanza maggiore di questa gigantesca macchina spettacolare è da connettere alla conquista d’uno spazio propriamente cinematografico. Guazzoni, nel comporre l’armonica struttura del film, si impone il problema della prospettiva, realizzando prevalentemente in esterni e non più sul palcoscenico, come fino ad allora si era fatto, le sue imponenti costruzioni. Nella sua Storia del cinema muto, Roberto Paolella riconosce al regista della Cines la perfetta conoscenza della scienza dei volumi, della logica della costruzione, al punto che certe sue inquadrature di portici, di cupole, di palazzi, di ville, teatri e fontane, sembrano mantenere intatto il prestigio della grande tradizione pittorica italiana. Utilizzando spazi urbani all’epoca non ancora sommersi dall’odierno cemento, l’arena dove dovevano svolgersi i sanguinosi ludi gladiatori venne ricavata dal campo di corse dei Parioli, mentre nella vasta piana di Centocelle furono innalzati la facciata del senato, i templi pagani e altre costruzioni.
Quando, agli inizi di marzo del 1913, il film apparve sugli schermi di tutt’Italia, utilizzando per la prima volta i teatri d’opera delle maggiori città, fu un trionfo. Quo vadis?, per l’epoca, rappresentò un’autentica novità, uno spettacolo completo: la trama è inattaccabile, con i cristiani al massacro nel Colosseo, le lotte tra i gladiatori, la parola divina, il castigo finale, la catarsi… Il tutto realizzato con una dovizia di mezzi, un senso dello spettacolo e una accuratezza di ricostruzione che lasciò in egual misura ammirati critica e pubblico. Subito dopo le prime visioni italiane, Quo vadis? varcò le frontiere ‒ era stato prevenduto a scatola chiusa in tutto il mondo ‒ incantando ed entusiasmando il pubblico europeo, russo e americano» (Martinelli). Con Amleto Novella, Lea Giunchi, Gustavo Serena.
Accompagnamento musicale del M° Antonio Coppola