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Festa del Cinema di Roma: Omaggi
21 Ottobre 2015 - 24 Ottobre 2015
mercoledì 21
ore 18.00 Kaos di Paolo e Vittorio Taviani (1984, 157′)
«Come forse si sarà capito, la Sicilia vista dai Taviani attraverso Pirandello non ha niente a che fare con le cartoline turistiche e nemmeno con i luoghi comuni espressi dal cinema, anche quello migliore, a proposito dell’isola. È, o piuttosto era, perché luoghi e tempi del film vivono nella storia del costume, che poi sarebbe quella di fine Ottocento. Cosa resta oggi di tutto questo in Sicilia non si saprebbe a chi chiederlo. Ed è per contrasto col presente che si apprezzano questi personaggi ancora ignoranti ma segnati dal divino del Caos, primitiva potenza anteriore agli dei, più di essi anarchica e ribollente, il Caos che tutto precede» (Frosali). Film in cinque episodi nella versione televisiva, quattro nella versione cinematografica, priva dell’episodio Requiem. Con Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Margarita Lozano, Claudio Bigagli, Massimo Bonetti.
Versione restaurata
 
ore 20.45 La passione e l’utopia di Mario Canale (2015, 93′)
Il cinema e la personalità dei fratelli Taviani in un viaggio attraverso i luoghi e le passioni che hanno contraddistinto la loro opera. Il paesaggio della Toscana e di San Miniato, da dove sono partiti, è anche l’inizio di questo racconto, un viaggio nei luoghi del loro cinema, uno sguardo in movimento capace di raccontare e raccordare un percorso di sessant’anni d’amore e di passione per il cinema. Un percorso che affronta i temi caratterizzanti del loro cinema, come episodi di un lungo romanzo: la passione, l’utopia, la rivolta, la musica, la memoria.
 
giovedì 22
ore 21.00 Terzo episodio di Siamo donne di Alfredo Guarini, Gianni Franciolini, Roberto Rossellini, Luigi Zampa, Luchino Visconti (1953, 100′)
Terzo episodio: Ingrid Bergman – È la storia delle preoccupazioni suscitate dalla devastazione di un roseto provocata da un pollo e dei conseguenti tentativi per impedirgli di fare altri danni.
 
 
venerdì 23
ore 18.00 La terrazza di Ettore Scola (1980, 155′)
«Per quanto lunghissimo, il film di Scola è questa volta solo l’introduzione di una analisi critica o di un dibattito autocritico. Sulla Terrazza romana, infatti, significativo e limitato crocicchio per massacri dialettici che tempo fa il Fellini aveva svolto in Via Veneto o in tutta Roma, ci sono soltanto dei personaggi tipici di una condizione borghese ricevuta o arraffata, delle figure tratte dai mezzi di comunicazione cinematografici o televisivi (con accanto gli addetti ad altri mass media, ma solo di pilotaggio, di propaganda o di critica), ci sono solo gli adulti (con la vagante ragazza, pressoché marziana, impossibilitata o non autorizzata a parlare in nome della gioventù), è rappresentata una sola tendenza politica (quella di sinistra, con qualche impennata dei solitari di una sinistra più accentuata, maschile o femminile che sia). Eppure, in due ore e mezza, dalle feroci accuse che si rivolgono gli “amici” oppure dalle non meno strillate confessioni emergono tematiche che dovrebbero scuotere la coscienza non solo dei così detti appartenenti alla “intelligenza borghese e impegnata” oppure dei politici, ma di gran parte dei cittadini italiani: quelli che hanno condotto la danza, a senso unico, e ora scoprono di essere al fondo di un vicolo cieco; quelli che si sono lasciati imbonire, e, mediante le votazioni politiche e amministrative, hanno permesso che i soliti “pochi” provocassero la situazione fallimentare dei “molti”; quelli che soffrono drammi esistenziali, familiari, economici, sociali: gli anziani che hanno creduto o sperato di “fare l’Italia nuova” e i giovani che avrebbero avuto il diritto di trovarla dopo tanti anni di promesse. Va da sé che, anche se non lo dice esplicitamente, un film che propone tali aperture e un così vasto quadro di indagine è da considerare come eccezione nella produzione italiana del momento e ancor di più nel genere della commedia» («Segnalazioni cinematografiche»).
Versione restaurata
 
ore 20.45 Ridendo e scherzando di Paola e Silvia Scola (2015, 82′)
«La scommessa era raccontare nostro padre Ettore Scola – regista, sceneggiatore, disegnatore, umorista, intellettuale, militante – cercando di usare la chiave del suo cinema: parlare di cose serie facendo ridere. Abbiamo utilizzato solo le interviste che ha rilasciato nel tempo senza mai ricorrere a testimonianze di altri. Unico intruso è Pif, intervistatore sui generis, che seguendo il percorso che abbiamo tracciato compone i tasselli di questo ritratto” (Paola e Silvia Scola).
 
sabato 24
ore 17.00 Fantozzi di Luciano Salce (1975, 108′)
«Salce dà volto e consistenza a personaggi e fatti caricaturali ed eccessivi, segnati, sulla pagina letteraria, da un gusto del grottesco surreale e iperbolico quasi impossibile da trasporre visivamente. Il regista […] sposta personaggi, confonde i tipi, contamina gli episodi. Nelle due raccolte di racconti di Villaggio, il compagno di disavventure era Fracchia, l’organizzatore di divertimenti e gite aziendali: al cinema diventa l’occhialuto e magro Filini (l’attore Gigi Reder, divenuto proverbiale nel ruolo del personaggio semicieco, che porta “occhiali doppi tipo civetta”), che nei racconti era presentato così: “Quarantasei anni, 99 cm di statura […] completamente calvo”. Acquista consistenza il personaggio di Calboni […]. La rielaborazione degli intrecci dei racconti procede con lo stesso sistema di contaminazione, smussando le iperboli letterarie e accentuando la fisicità farsesca delle situazioni» (Pergolari).
Versione restaurata
 
ore 19.00 Il secondo tragico Fantozzi di Luciano Salce (1976, 110′)
«Ripetere giova. E del resto, anche Paolo Villaggio, autore di una prima raccolta di novellette intitolata Fantozzi, gliene aveva fatta seguire un’altra intitolata Il secondotragico libro di Fantozzi. A tutte e due quelle raccolte si era ispirato il primo film, Fantozzi, scritto con Villaggio, da Benvenuti e De Bernardi e diretto da Luciano Salce. A quelle medesime raccolte si ispira anche il film di oggi, realizzato, ovviamente, dalla stessa équipe. Con una costruzione narrativa più robusta, questa volta, e, soprattutto, con una scelta più decisa e meditata nei confronti del tipo di comicità che, escludendo quasi del tutto la farsa (soprattutto quella “all’italiana”), punta adesso apertamente al paradosso surreale, in linea con i giochi stralunati dei più recenti entertainers americani, da Woody Allen, a Mel Brooks, a Gene Wilder.
La maggiore solidità di racconto deriva dal fatto che gli autori, pur rifacendosi alle novellette dei due testi, le hanno riunite qui secondo un piano che dà lo spazio giusto, e ragionato, alle gesta più tipiche del ragionier Ugo Fantozzi, campione altrettanto tipico di un sistema impiegatizio beffato in letteratura dai tempi di Kafka, di Courteline e di Bersezio e che ha raggiunto adesso, in una società stravolta dalle gerarchie e dai consumi, dimensioni davvero… galattiche» (Rondi).
 
 
Date di programmazione