George Hilton, un uruguayano a Roma
12 Novembre 2014 - 13 Novembre 2014
«Il suo cognome d’arte evoca lusso, magnificenza, e rispecchia una carriera cinematografica ricca di soddisfazioni che ha compiuto mantenendo, col suo fascino languido e tenebroso, un divismo mai ostentato. George Hilton, al secolo Jorge Hill Acosta Y Lara, uruguayano di Montevideo, ha interpretato numerosi film in due terre che lo hanno adottato artisticamente: l’Argentina, in cui ha vissuto le prime esperienze da “attor giovane” recitando pure in radio, a teatro e nei fotoromanzi, e l’Italia, paese in cui è arrivato per un segno del destino e dove ha costruito gran parte della sua filmografia. Da protagonista, o affiancando attori del calibro di Van Heflin, Enrico Maria Salerno, Klaus Kinski, Ernest Borgnine, ha spaziato da un genere all’altro seducendo sullo schermo (e non solo) attrici dalla bellezza mozzafiato quali Edwige Fenech e Carroll Baker. A scorrere il suo lungo elenco di pellicole manca forse il “film dei film”, quello che in altri casi lega indissolubilmente il proprio nome a un personaggio, un titolo o un regista. Questo però ha consentito ad Hilton di passare con disinvoltura dallo spaghetti-western (Le colt cantarono e fu… tempo di massacro, Il tempo degli avvoltoi, Vado… l’ammazzo e torno, Ognuno per sé) al bellico (La battaglia del deserto), dal thriller (Il dolce corpo di Deborah, Lo strano vizio della signora Wardh, Tutti i colori del buio, Mio caro assassino) al poliziesco (Torino violenta), con qualche incursione nella commedia (Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande, Fuochi d’artificio)» (Fabio Micolano).
mercoledì 12
ore 17.00 Sette ore per una soluzione imprevista di Michele Massimo Tarantini (1973, 92′)
«Per riavere dei negativi compromettenti, il killer George Anderson accetta di eliminare il capocantiere dell’armatore Kavafis. L’omicidio fallisce e il killer si trova braccato dalla polizia e dallo stesso Kavafis» (Poppi-Pecorari). Con George Hilton, Rosemarie Dexter e Giampiero Albertini.
ore 19.00 Il dolce corpo di Deborah di Romolo Guerrieri (1968, 94′)
Marcel, appena sposato con Deborah, è sempre ossessionato dal suicidio della sua ex fiamma. A complicare il tutto, c’è qualcuno che perseguita la giovane coppia di sposini. «Avvincente e ben condotto, Il dolce corpo di Deborah presenta anche qualche buon momento di suspense grazie all’uso intelligente di un refrain di musica classica usato ossessivamente come preludio alle apparizioni del finto spettro. La frase con cui si conclude il film, pronunciata da Carroll Baker, “non si è mai ricchi abbastanza”, condensa in sé tutto il cinismo dei personaggi di questi film che si muovono in ambienti ultralussuosi, ma per i quali una prospettiva di ulteriore arricchimento è già movente sufficiente a giustificare i più efferati delitti» (Bruschini-Tentori). Grande cast: Carroll Baker, Jean Sorel, George Hilton, Evelyn Stewart, Luigi Pistilli.
ore 21.00 Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande di Sergio Martino (1982, 122′)
«Durante un processo i protagonisti narrano le loro disavventure» (Poppi). «Pippo Franco, Edwige Fenech, Renato Pozzetto, Lino Banfi, Janet Agren rappresentano un bel quintetto comico ed infatti il regista Sergio Martino, specializzato in cose del genere […] l’ha sfruttato non proprio male, secondo il moderno spirito della commedia all’italiana» (Bassoli). Hilton interpreta il ruolo particolare di uno sceicco…
giovedì 13
ore 17.00 La più grande rapina nel West di Maurizio Lucidi (1967, 112′)
«Dopo aver rapinato una banda alcuni banditi, euforici per il successo, mettono a soqquadro una cittadina, uccidendone lo sceriffo. Il fratello di quest’ultimo, insieme a un amico – che vuole impossessarsi del bottino – dà la caccia ai malviventi» (Poppi-Pecorari). «Qui la “trovata”, unico lampo di genio di molti western all’italiana, si tinge di misticismo. […] Il film si muove sui binari soliti, qui, però, resi più scorrevoli da un fil di logica e da un pizzico d’ironia che reinverdisce un genere che si avvia all’immortalità» («Film Mese», febbraio 1968). Con George Hilton e Hunt Powers.
ore 19.00 Ognuno per sé di Giorgio Capitani (1968, 110′)
Liberamente ispirato a Il tesoro della Sierra Madre di John Huston, il film è incentrato sull’impossibilità di fidarsi realmente di qualcuno. La cornice del western, la ricerca dell’oro come soggetto diventano dei pretesti per raccontare gli sguardi, i cenni, frammenti di un’umanità pronta ora a tradirsi, ora a illudersi, ora a legarsi morbosamente. «Il miglior film di Giorgio Capitani, oltre che il suo unico western. Scritto da Fernando Di Leo e Augusto Caminito. “Giorgio Capitani aveva tra le mani una sceneggiatura talmente bella […]. È lì che incominciai a ficcare elementi di psicanalisi, odio tra fratelli […], insomma cercai di imbottirli un po’ culturalmente” (Di Leo). Nelle intenzioni di Di Leo si sarebbe dovuto chiamare Ognuno per sé (e Dio per nessuno)» (Giusti). Con Van Heflin, Gilbert Roland, Klaus Kinski, George Hilton.
ore 21.00 Incontro moderato da Fabio Micolano con George Hilton, Enzo G. Castellari, Sergio Martino
a seguire Mi sono… persa di Emanuele Panatta (2008, 11′)
Un puzzle di una vita, la scoperta di se stessa attraverso le immagini rubate. Un thriller psicologico della durata di 10 minuti scanditi da una sequenza fotografica… Esordio alla regia di Emanuela Panatta, una delle stelle del programma cult degli anni Novanta Non è la Rai, poi attrice, danzatrice, docente di movimento scenico e training fisico per attori.
Ingresso gratuito
a seguire Di Tresette ce n’è uno tutti gli altri son nessuno di Anthony Ascott (1974, 93′)
«I due amici George Hilton e Chris Huerta sono alla ricerca di un tesoro nascosto da un vecchietto e se la vedono con la banda di Veleno, cioè Alfio Caltabiano. Tra quelli che menano ha un gran ruolo Nello Pazzafini. Divertente» (Giusti).
Ingresso gratuito