In nome della legge. La giustizia nel cinema italiano
27 Ottobre 2013 - 31 Ottobre 2013
«Esiste […] una tradizione del courtroom drama italiano come esiste negli Stati Uniti e, in misura minore, in Gran Bretagna e in altri paesi del mondo anglofono? C’è o non c’è nella nostra storia cinematografica un corpus di film dai tratti comuni o quanto meno ricorrenti che abbia al centro delle sue storie, dei suoi temi e delle sue preoccupazioni la porzione di vita che si svolge nelle aule di giustizia?». A queste domande, poste dal curatore Guido Vitiello nel libro In nome della legge. La giustizia nel cinema italiano, tentiamo di rispondere con la presenta rassegna, che propone quattro percorsi tematici, costruiti attorno ad alcuni dei più significativi film giudiziari italiani.
Rassegna a cura di Guido Vitiello
domenica 27
La figura del magistrato
ore 17.00 In nome della legge di Pietro Germi (1949, 100′)
Tratto dal romanzo Piccola pretura del magistrato Giuseppe Guido Lo Schiavo (nel film Schiavi). «Capovolgendo lo schema del western classico, registra l’impossibilità di affermare la legge se non nella forma di un patto con un sistema parallelo di consuetudini inveterate; e la sede di questa conciliazione non è il tribunale, luogo privo di qualunque solennità, ma la piazza del paese» (Vitiello).
ore 19.00 Processo alla città di Luigi Zampa (1952, 108′)
Ispirato al caso di camorra del primo Novecento, l’omicidio dei coniugi Cuocolo (nel film Ruotolo) «Lo schema sembra ripetersi, ma non siamo più in un western, siamo in un melodramma poliziesco in costume con toni da commedia e da sceneggiata. L’eroe galantuomo, che domina la scena, il giudice istruttore Spicacci (Amedeo Nazzari), non è certo il tipo dello sceriffo […] ma si trova come Schiavi a un delitto di malavita e al muro di omertà che lo protegge» (Vitiello).
ore 21.00 Tutti dentro di Alberto Sordi (1984, 114′)
Il film che prefigura Mani pulite, scritto dal regista con Sonego. «Il giudice Annibale Salvemini interpretato da Sordi è una curiosa giustapposizione di elementi pescati dalla cronaca, dalla storia, dall’immaginario cinematografico […]. Spicca centinaia di mandati di cattura, una retata che coinvolge politici, affaristi, faccendieri, personaggi dello spettacolo, uomini di chiesa, membri dei servizi segreti e delle logge massoniche deviate» (Vitiello).
martedì 29
La comicità della legge
ore 17.00 Imputato, alzatevi! di Mario Mattoli (1939, 80′)
«Non deve essere un caso se il film che viene considerato, a pieno titolo, il progenitore della commedia all’italiana, il primo autentico film comico italiano, si svolga per metà del suo tempo in tribunale. E se il processo indetto ai danni dell’infermiere Cipriano Duval sia messo in scena come uno spettacolo di rivista, con tanto di pubblico plaudente e numeri musicali» (Pergolari). Macario imperversa da par suo.
ore 18.50 Incontro con Guido Vitiello, Andrea Minuz
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro a cura di Guido Vitiello In nome della legge. La giustizia nel cinema italiano (Rubbettino, 2013)
a seguire Un giorno in pretura di Steno (1953, 100′)
«È questo il caposaldo dell’intera commedia processuale degli anni Cinquanta, dove Steno […] mette a punto la sua poetica comica declinata verso l’osservazione bonaria della gente comune, resa esplicita dalla didascalia iniziale: “Questo film è dedicato ai ‘soliti ignoti’, ai ladri di galline e di portafogli alle fermate dei tram, ai loro difensori, ai cancellieri, ai litiganti in autobus e agli sfrattati, a tutti coloro che si sono trovati un giorno come personaggi della quotidiana vicenda della piccola giustizia» (Pergolari).
Per gentile concessione di Ripley’s Film – Ingresso gratuito
ore 22.00 Divorzio all’italiana di Pietro Germi (1961, 105′)
Germi «volge alle leggi ancestrali del diritto italiano la sua diffidenza acre e moralista ma, da buon socialdemocratico di saldi principi, crede fermamente nella buona e nell’onestà dei tutori dell’ordine. Così, Divorzio all’italiana (1961) e Sedotta e abbandonata (1963) affrontano i casi paradossali e grotteschi, in ambito siciliano, del barone Cefalù alle prese con un delitto d’onore come scorciatoia italiana al divorzio e di Don Vincenzo Ascalone, che cerca un matrimonio riparatore per riparare al guaio che ha subito sua figlia Agnese» (Pergolari).
mercoledì 30
L’errore giudiziario
ore 17.00 Un uomo perbene di Maurizio Zaccaro (1999, 119′)
Il film ricostruisce la triste vicenda giudiziaria di Enzo Tortora, chiamato in causa da alcuni camorristi, arrestato nel 1983 e processato. Dovrà aspettare alcuni anni per veder riconosciuta la sua innocenza. «Il film, asciutto, onesto, discreto anche se un po’ penalizzato da troppe ellissi (dell’impegno del presentatore a favore della “giustizia giusta” non vi è traccia) è un classico esempio di cinema civile che crede nella propria funzione morale dando spazio alle informazioni e alla polemica nei confronti di giudici incompetenti, che diedero credito alle dichiarazioni di criminali megalomani e psicopatici, pronti a fare qualsiasi nome pur di ottenere qualche beneficio in cambio» (De Luca).
ore 19.15 Girolimoni – Il mostro di Roma di Damiano Damiani (1972, 125′)
Damiani «tracciava una linea di continuità tra il presente, ancorato ai vecchi codici penale e soprattutto di procedura penale, e il non lontano 1927 in cui si era consumato il calvario di Gino Girolimoni, che anticipava nella sua prassi fascista l’emanazione e l’entrata in vigore dei codici Rocco» (Mancino).
ore 21.30 Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy (1971, 102′)
«È fortemente sacrificato al tema ideologico uno degli esempi più celebri di commedia civile degli anni Settanta, Detenuto in attesa di giudizio […] che inserisce Sordi nel contesto fortemente drammatico delle patrie galere e tenta un discorso sarcastico e spietato su un vizio della procedura giudiziaria italiana: quello della carcerazione preventiva» (Pergolari). «Con grande chiarezza, il film di Loy fa emergere l’intreccio di dinamiche burocratiche che appaiono al contempo ridicole e inquietanti, surreali eppure tragicamente familiari allo spettatore italiano» (Minuz).
giovedì 31
Il lato oscuro della giustizia
ore 17.00 Corruzione al palazzo di giustizia di Maurizio Aliprandi (1975, 109′)
«Tratto da un dramma di Ugo Betti, scritto nel 1944 e rappresentato nel 1949, che era una denuncia dolente delle prevaricazioni giudiziarie del tempo fascista, ma, più in profondità, un atto di accusa contro l’umana società, è declinato al presente con un pessimismo civile più aspro: “Cade l’afflato spiritualistico di Betti mentre il contesto è già quello di Sciascia” (Tullio Kezich)» (Morandini). Con Franco Nero, Martin Balsam, Fernando Rey, Gabriele Ferzetti, Umberto Orsini.
ore 19.00 Perché si uccide un magistrato di Damiano Damiani (1975, 110′)
Damiani affronta «il caso dell’omicidio “eccellente” del controverso procuratore capo della Repubblica di Palermo Pietro Scaglione […]. Una volta individuati e resi sufficientemente riconoscibili i richiami alla cronaca e alla storia politico-giudiziaria, punta alla reinvenzione romanzesca totale, elabora ex novo una trama fantasiosa, oscura e insidiosa» (Mancino).
ore 21.00 In nome del popolo italiano di Dino Risi (1971, 99′)
«È di nuovo un esemplare caricaturale dell’italiano balordo da commedia a finire sotto processo, Vittorio Gassman nella parte dell’imprenditore Santenocito, impermeabile alla legge, cialtrone, intrallazzatore ma a suo modo simpatico. Solo che stavolta il suo inquisitore, il magistrato progressista Bonifazi (Ugo Tognazzi), […] finisce per operare sullo stesso terreno extralegale del suo imputato, e vuole condannarlo a ogni costo bruciando nel fuoco le prove della sua innocenza» (Vitiello).