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In ricordo di Ennio Fantastichini
13 Gennaio 2019 - 13 Gennaio 2019
Del grande attore aveva il peso, la sostanza, la fisicità, la presenza. Non passava inosservato Ennio Fantastichini, non aveva la delicatezza a margine di una scena, lui la scena la conquistava prepotentemente. Era un po’ il suo destino: partire da non protagonista, defilato, magari nelle stesse intenzioni del regista, per poi imporsi, sovrapporsi, con eccesso, eppure con un senso innato della misura. I film proposti per ricordarlo, in una carriera costellata di ruoli significativi, sempre densi di umori e passioni, sono lo specchio del suo sottile gioco a eccedere ritraendosi o a ritrarsi eccedendo.
 
ore 17.00 Porte aperte di Gianni Amelio (1990, 112′)
«L’inizio è folgorante. Tre delitti in sequenza, messi in scena con pudore eppure carichi di violenza come nella miglior lezione della “freddezza” hitchcockiana. Due delitti in cui il gesto omicida è coperto dal corpo dell’assassino, quindi uno stupro in campo lunghissimo. Amelio non mostra i cadaveri, non indugia sui corpi. Preferisce, appunto, “raffreddare”. E concentrare poi la narrazione sulla violenza densa e compatta, ma – per così dire – impalpabile, che permea di sé i meccanismi inquisitori e i procedimenti giudiziari. Perché Porte aperte è una lettura dostoevskiana del tema del delitto e del castigo e, insieme, un amaro omaggio al coraggio della ragione, contro ogni conformismo etico e mentale. Se la sua civilissima perorazione contro la pena di morte ha la forza persuasiva di certi capolavori del passato (Furia di Fritz Lang, ad esempio), è poi soprattutto la razionalità pessimista con cui mette in scena la mostruosità dell’obbedienza e del consenso di massa che avvince e sconvolge» (Canova). Fantastichi vinse il Nastro d’argento per il miglior attore non protagonista.
 
ore 19.00 Ferie d’agosto di Paolo Virzì (1996, 107′)
A Ventotene, d’agosto, la pace tanto cercata da Sandro, giornalista de «l’Unità», e dalla sua compagna Cecilia – in vacanza con amiche e amici – viene messa in crisi dall’arrivo nella casa vicina della famiglia Mazzalupi, vociante e un po’ becera nei modi e nei gusti. Lo scontro fra i due gruppi è inevitabile, anche a causa di un ambulante di colore ingannato e ferito. «Quello che non è riuscito all’ultimo Monicelli, riesce a Virzì e al suo sceneggiatore Francesco Bruni: raccontare l’Italia di questi anni, senza molti personaggi con cui identificarsi, riflettendo sulla degenerazione antropologica dell’Italia, dove “destra” e “sinistra” hanno perso moti dei loro valori e l’omologazione ha fatto più vittime di quanto non si creda. La struttura è quella classica della commedia all’italiana figlia di Age e Scarpelli senza le indulgenze di ieri, ma la vera forza del film è l’interpretazione di tutti, con la Morante e Fantastichini finalmente liberi da ruoli malinconici o torvi. La piccola Martina, interpretata da Agnese Claisse, è anche nella vita figlia della Morante» (Mereghetti).
 
ore 21.00 Mine vaganti di Ferzan Ozpetek (2009, 110′)
«Segreti di famiglia. Tutti ne hanno, nessuno li vuole. Ma il bello dei segreti è che sono contagiosi. Ogni segreto ne genera un altro, poi un altro e un altro ancora. Che alla lunga, naturalmente, sono sempre meno segreti e sempre più comici (o tragici, ma più di rado). Mine vaganti applica questo principio al clan patriarcale di un industriale della pasta leccese e ci porta di sorpresa in sorpresa con una leggerezza e una verve che il regista de Le fate ignoranti aveva un po’ perso per strada dopo tanti film seri o seriosi se non cupi ma poco convincenti (come l’ultimo, Un giornoperfetto). […] Lasciando a Ozpetek l’estro, il piacere, la libertà di giocare con quel mondo in cui ognuno recita una parte premendo come mai prima sul pedale del comico. Come nella lunga e irresistibile visita degli amici gay venuti da Roma a trovare Scamarcio. Un gruppo di pazze caricaturali (ma palestrate…) che solo Fantastichini, nel suo perbenismo all’antica, può scambiare per virili rubacuori. Con conseguenze assolutamente esilaranti (anche perché la servitù non la beve). A conferma che per dare il meglio prima o poi bisogna buttare a mare convenzioni e preoccupazioni inutili. Anche dietro alla macchina da presa» (Ferzetti). Fantastichini vinse il David di Donatello per il miglior attore non protagonista.
 
Date di programmazione