Incontro moderato da Stefano Romanelli (Archivio Frascà) con Grazia Corradini Schmid, Bruno Di Marino, Bruno Frascà, Ugo Leonzio
18 Aprile 2012 - 18 Aprile 2012
Nell’ambito della giornata omaggio dedicata a Nato Frascà, alle 19.00 incontro moderato da Stefano Romanelli (Archivio Frascà) con Grazia Corradini Schmid, Bruno Di Marino, Bruno Frascà, Ugo Leonzio.
a seguire
Soglie(1978)
Regia: Nato Frascà; montaggio: N. Frascà; durata: 11′
Quest’opera, frutto della combinazione e della sequenza di immagini temporalmente distanti tra loro, secondo la volontà dell’autore tradizionalmente proiettata assieme al film Kappa, ci porta in un luogo di riflessione (e poetico) di fondamentale importanza per Frascà. La soglia è quella figura fisica, mentale, di coscienza, che pone il problema dell’attraversamento: da un lato una realtà, conosciuta, consueta; dall’altra un altrove, da scoprire, da indagare. La indagine, la ricerca, è un viaggio, un salto, un rischio. Tutto il lavoro, artistico e di riflessione teorica, di Frascà sarà inteso a dimostrare come questo faticoso percorso debba giungere infine al suo punto di inizio, di partenza: “vado verso dove vengo” è stato il motto di Frascà, una espressione linguistica utilizzata per esprimere quella circolarità che ha trovato alcune delle sue rappresentazioni nel Mito, nella ricerca alchemica, nella figura dell’archetipo junghiano, così come in alcune esperienze artistiche illuminanti. Le immagini, i suoni, i silenzi di Soglie, i suoi frammenti spazio-temporali, sono un tentativo, più che di dimostrare, di mostrare questa realtà, sfuggente, ma profondissima. Ad aprire ciò che l’autore ha definito “reperti esistenziali” c’è Luchino Visconti, ripreso durante le prove de La traviata al Covent Garden di Londra nel 1967, dove Frascà aveva realizzato una rivoluzionaria scenografia in bianco e nero; a chiudere, o ricominciare il tutto, il suono del vento, sul nero.
a seguire
Kappa (1965-66)
Regia: Nato Frascà; soggetto e sceneggiatura: N. Frascà; fotografia: Alberto Grifi; costumi: Fiorella Mariani; montaggio: N. Frascà; organizzatore: Bruno Frascà; interpreti: Fabrizio Clerici, Mariella Lotti, Dina Sassoli, Marcella Mariani Rossellini, Giovannino; origine: Italia; durata: 47′
Frascà ha così descritto Kappa: «Il viaggio senza categorie spaziali e temporali di ognuno di noi; che registra, provoca, immagina, reagisce e vive a vari livelli. Tanti quanti ne avrà messi in gioco, ossia scatenati… Ho registrato e utilizzato gli “ingredienti visivi e sonori” della nostra civiltà… affollando l’opera, non diversamente da come sono affollati quotidianamente i nostri condotti percettivi, di richiami e provocazioni negli spessori dei livelli sensoriali per tentare di costituire delle associazioni mentali al limite della saturazione, tentando di costringere lo spettatore a praticare la sua remota subliminalità e a dilatare il suo recipiente fruitivo a nuove capacità volumetriche». Il film, il cui montaggio, durato nove mesi, termina nel maggio del 1966, è inizialmente proposto in proiezioni private a Giulio Carlo Argan, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Renzo Rossellini, Nelo Risi, Fabio Carpi, Fernando Birri, Dacia Maraini e Alberto Moravia. Direttore della fotografia e operatore è Alberto Grifi, forse il più completo e rappresentativo autore/sperimentatore del cinema indipendente e undergound, non solo italiano. Supervisore al sonoro è il musicista Aldo Clementi, tra i maggiori autori del Novecento; tra gli elementi che compongono la colonna sonora è inserita la prima incisione canora di Anna Clementi (allora bambina), che esegue vocalizzi in omaggio a John Cage.
Kappa dispiega e contiene l’intera dimensione dell’autore, dove precipitano e al contempo si anticipano tutti i temi fondanti del percorso di Frascà, che prenderanno via via forma pittorica, scultorea, teatrale, cinematografica, videografica, performativa e che si proietteranno nella docenza, nelle pratiche di laboratorio e nella redazione del volume L’Arte, all’ombra di un’altra luce, che ne rende ragione. Il film, costantemente presente nelle rassegne di cinema d’artista e d’avanguardia, è stato proiettato nel 2011 alla 68ª Mostra del Cinema di Venezia, nella retrospettiva sul cinema italiano di ricerca intitolata Orizzonti 1960-1978.
Entrato nel 1955 al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove ha frequentato il corso di Scenografia diretto da Virgilio Marchi, Nato Frascà ha lavorato inizialmente come arredatore, costumista e scenografo, collaborando al contempo con le riviste «Bianco e Nero» e «Filmcritica»; in seguito è stato aiuto regista e regista cinematografico e televisivo. Ha collaborato, tra gli altri, con Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Roberto Rossellini, Nelo e Dino Risi, Fabio Carpi, Antonio Pietrangeli.I materiali visivi che vengono proiettati, se possono apparire eterogenei tra loro, presentano al contrario delle linee di sviluppo comuni e, soprattutto, una concezione visiva, una attitudine mentale ed un rigore intellettuale che li unisce indissolubilmente. Cronologicamente percorrono un periodo che va dal 1965 al 1981; logicamente sono presentati secondo un graduale avvicinarsi al film Kappa (1965-66), prima opera cinematografica di Frascà, che non si pone però come una “opera prima”, ma come vera e propria icona dell’artista e di tutto il suo lungo percorso di ricerca. Alcuni di questi materiali, apparsi in programmi culturali televisivi oltre 40 anni fa, vengono per la prima volta riproposti; altri sono stati presentati nelle ultime edizioni della Mostra del Cinema di Venezia. Nell’Archivio Frascà, che ha collaborato all’iniziativa, rimangono molti metri di pellicola, non montati, girati anche’essi tra il 1965 e il 1980, che attendono di essere riscoperti, così come il suo autore.
Si ringrazia per la collaborazione Rai Teche – Giornata a ingresso gratuito
a seguire
Aldo Schmid. Destino di un ricercatore (1980-1981)
Regia: Nato Frascà; origine: Italia; produzione: Rai; durata: 30′
Girato in due tempi, secondo le parole di Frascà, “ideato, girato, montato, in memoria dell’amico scomparso”. Frascà considerava Aldo Schmid un vero maestro del colore; il documentario, che si svolge come una riflessione e un dibattito tra artisti (tra cui Eros Bonamini e Antonio Scaccabarozzi) e critici (Toni Toniato, Ernesto L. Francalanci) che gli sono stati vicini, restituisce, oltre alle opere di Schmid, le difficoltà, le tecniche, gli affetti, la problematica fortuna critica di un rigoroso ricercatore precocemente scomparso. È esso stesso una dimostrazione dell’atteggiamento critico di Frascà verso le istituzioni (in questo caso un’Amministrazione Provinciale), quando queste si dimostrano o insensibili al lavoro degli artisti o lo vogliono ingabbiare, post-mortem, nelle retoriche “celebrative”. All’inizio del documentario alcune immagini si soffermano sul piccolo cimitero di Calceranica (Trento), nel luogo dove Schmid riposa, disegnato e realizzato da Frascà.
Per gentile concessione di Rai Teche