La famiglia dal Novecento ai giorni nostri tra cinema e psicoanalisi
20 Ottobre 2012 - 20 Ottobre 2012
«In che misura il cinema è capace di articolare un discorso sulla fede? Quali strategie enunciative gli permettono di dire ciò che non può essere detto, di “vedere” quel che non ha immagine? E ancora: quale contributo – testimonianza – esso può dare del tortuoso percorso di conoscenza di Dio? Sarebbe facile ridurre l’intera questione al soggetto: i film a tematica religiosa si dichiarano esplicitamente, espongono la propria intenzione di trattare i rovelli dello spirito. Bastasse questo, non ci sarebbe differenza alcuna tra una fiction che narra la vita di un santo e uno dei grandi capolavori cinematografici della spiritualità, come l’Ordet di Dreyer o Il Vangelo di Pasolini. I titoli che compongono la rassegna Cinema e Fede, promossa dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, non sono segnati solo da un’affinità tematica ma dalla capacità di restituire – in tutta la sua drammaticità e con tutti i deragliamenti narrativi del caso – l’incontro/scontro tra umano e divino, Fede e Ragione, con la sola forza evocativa delle immagini. Tra La porta del cielo di Vittorio De Sica (che apre la rassegna) a Io, loro e Lara di Carlo Verdone (che la chiude) ci sono più di 60 anni di differenza, un’era geologica per la tecnologia, la cultura, il sapere. E un abisso per quanto riguarda lo stile, la forma, la storia narrabile. Eppure l’uno e l’altro rendono testimonianza, col solo tramite delle immagini, dell’impossibile scomparsa del mistero, del sacro, del divino dalla vita umana. E ci rivelano – come solo il cinema può, ovvero affettivamente, da cor ad cor loquitur – che finché ci saranno gli uomini scossi da un desiderio di infinito esisteranno film come questi, la cui luce si propaga oltre il raggio luminoso del proiettore» (Dario E. Viganò, Presidente Fondazione Ente dello Spettacolo).
ore 17.00
Benvenuti in casa Gori (1990)
Regia: Alessandro Benvenuti; soggetto e sceneggiatura: A. Benvenuti, U. Chiti, dall’omonima commedia di A. Benvenuti, U. Chiti; fotografia: Gianlorenzo Battaglia; scenografia: Eugenio Liverani; costumi: Ugo Chiti; musica: Patrizio Fariselli; montaggio: Sergio Montanari; interpreti: A. Benvenuti, Ilaria Occhini, Athina Cenci, Novello Novelli, Carlo Monni, Giorgio Picchianti; origine: Union P.N., in collaborazione con Artisti Associati; durata: 95′
«In un paese della Toscana, quello del Natale sembra anche in casa Gori un rito a cui tutti tengono per ritrovarsi a pranzo e una occasione per riunire tutta la famiglia in una bella tavolata. Sono presenti Gino Gori atticciato, sanguigno e pronto a collere rapide, sua moglie Adele e Danilo un figlio un po’ sballato ed incline allo spinello. Nella casa vive il novantenne Annibale, padre di Adele, ex combattente della Guerra 1915-18. Per il Natale arrivano poi Bruna, l’altra figlia di Annibale con il marito Libero Salvini, Lapo Frittelli, un bigotto che fa il parrucchiere, con moglie Serena e figlia, nonché la giovanissima Cinzia, fidanzata di Danilo. Vicino all’albero, ogni anno preparato con rabbiose cure da Gino, e davanti a piatti squisiti, preparati dalla paziente Adele, tutto dovrebbe svolgersi per il meglio. Invece, poco a poco emergono sopiti rancori, rampogne parentali, questioncine di interesse, reciproche accuse, pecche personali, segreti» (www.cinematografo.it). «Servendosi di vignette (alcune perfide altre bonarie, altre ancora di sapore neutro) Benvenuti descrive con un tono che si fa via via inquietante una storia di Natale che riserva risate ma, ahimè anche crudeltà» (Bolzoni).
ore 19.00
Ferie d’agosto (1996)
Regia: Paolo Virzì; soggetto e sceneggiatura: Francesco Bruni, P. Virzì; fotografia: Paolo Carnera; scenografia: Sonia Peng; costumi: Claudio Cordaro; musica: Battista Lena; montaggio: Cecilia Zanuso; interpreti:Silvio Orlando, Laura Morante, Sabrina Ferilli, Ennio Fantastichini, Piero Natoli, Luigi Alberti; origine: Italia; produzione: Vittorio e Rita Cecchi Gori per Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica; durata: 107′
A Ventotene, d’agosto, la pace tanto cercata da Sandro, giornalista de «l’Unità», e dalla sua compagna Cecilia – in vacanza con amiche e amici – viene messa in crisi dall’arrivo nella casa vicina della famiglia Mazzalupi, vociante e un po’ becera nei modi e nei gusti. Lo scontro fra i due gruppi è inevitabile, anche a causa di un ambulante di colore ingannato e ferito. «Quello che non è riuscito all’ultimo Monicelli, riesce a Virzì e al suo sceneggiatore Francesco Bruni: raccontare l’Italia di questi anni, senza molti personaggi con cui identificarsi, riflettendo sulla degenerazione antropologica dell’Italia, dove “destra” e “sinistra” hanno perso moti dei loro valori e l’omologazione ha fatto più vittime di quanto non si creda. La struttura è quella classica della commedia all’italiana figlia di Age e Scarpelli senza le indulgenze di ieri, ma la vera forza del film è l’interpretazione di tutti, con la Morante e Fantastichini finalmente liberi da ruoli malinconici o torvi. La piccola Martina, interpretata da Agnese Claisse, è anche nella vita figlia della Morante» (Mereghetti).
ore 21.00 Relazione della psicanalista Daniela Lucarelli e incontro moderato da Fabio Castriota con Paolo Virzì
a seguire
Stanno tutti bene (1990)
Regia: Giuseppe Tornatore; soggetto e sceneggiatura: G. Tornatore, con la collaborazione di Tonino Guerra, Massimo De Rita; fotografia: Blasco Giurato; scenografia: Andrea Crisanti; costumi: Beatrice Bordone; musica: Ennio Morricone; montaggio: Mario Morra; interpreti: Marcello Mastroianni, Michèle Morgan, Marino Cenna, Roberto Nobile, Valeria Cavalli, Norma Martelli; origine: Italia/Francia/Gran Bretagna; produzione: Erre Produzioni, Silvio Berlusconi Communications, Les Films Ariane, TF1 Film Productions, Sovereign Pictures; durata: 120′
Un pensionato parte dalla Sicilia per andare a trovare i suoi cinque figli, che abitano in diverse città del Continente. Viaggio in Italia, in un Paese sconosciuto, aggressivo e doloroso, dove nessuno può ricomporre i frammenti di un passato ormai spezzato. Ritratto interiore di un uomo costretto a guardarsi, per la prima volta, attorno. Non con disincanto, ma con la passione, e l’amore, di un uomo ferito.«Un viaggio non solo in famiglia, ma anche nell’Italia di oggi. Non vista con l’occhio del sociologo e neanche dello studioso di costume, ma con la sensibilità di un autore cui basta un piccolo dettaglio – un ingorgo nel traffico, una gita di pensionati, il restauro di un monumento, un’aggressione in un sottopassaggio – per fare il punto ora partecipe ora ironico su certe cronache minime dei nostri giorni. Un punto “dal vivo”, che i modi di rappresentazione, però, sia negli sfondi sia quando si stringono attorno al personaggio principale, preferiscono trasformare spesso in visionario: proponendo momenti in cui il presente e il passato, i colloqui con i figli grandi e i figli ancora piccoli, certi incubi nel sonno e certe improvvise svolte nel ricordo acquistano dimensioni quasi oniriche di molta grazia figurativa, mentre, nella realtà, una densa malinconia si diffonde a poco a poco su tutte le atmosfere che avvolgono la storia» (Rondi).
Ingresso gratuito