Leopoldo Trieste, sedotto e abbandonato
11 Gennaio 2014 - 12 Gennaio 2014
Vent’anni fa moriva Leopoldo Trieste (1917-2003), attore dallo sguardo inconfondibile, sceneggiatore ispirato (Gioventù perduta di Germi, Il cielo è rosso e Febbre di vivere di Gora), regista occasionale ma non per caso (due soli film, uno dei quali, Città di notte, illuminante sulla Roma pre-dolce vita), drammaturgo applaudito dalla critica, un talento inarrestabile, disperso in mille rivoli, e poi canalizzato in una costante presenza nel miglior cinema italiano da Lo sceicco bianco (1952) a Il consiglio d’Egitto (2002). E come sempre succede in questi casi, inesorabilmente dimenticato, rimosso, accantonato…
sabato 11
ore 17.00 Dov’è la libertà di Roberto Rossellini(1954, 91′)
Dopo vent’anni di prigione per aver ucciso un tale che riteneva avesse insediato la sua onestissima moglie, un barbiere (Totò) torna in famiglia. Ma la meschinità e l’ipocrisia dei parenti gli fanno dubitare della riacquistata libertà. «Non è tra i migliori di Rossellini, benché ogni tanto esca fuori la zampa del leone, e nemmeno tra i peggiori di Totò, anzi può dirsi un’introduzione all’altra faccia della luna dell’attore» (Flaiano).
ore 19.00 Il peccato degli anni verdi di Leopoldo Trieste (1960, 91′)
«Elena (M. Versini), adolescente della borghesia milanese, è sedotta, durante una vacanza in Liguria, da Paolo (M. Ronet), ricco playboy di cui s’è innamorata e che, finita l’estate, la congeda. Quando Elena si trova incinta, le due famiglie s’accordano per un matrimonio riparatore. […] Esposto al Festival di Locarno 1969 come L’assegno e venduto all’estero, al film fu negato per ragioni burocratiche il visto di circolazione in Italia dove col nuovo titolo uscì nel 1961 con accoglienze negative o distratte» (Morandini).
a seguire Erostrato di Roberto Faenza (1965, 37′)
Tratto dall’omonimo racconto di Jean-Paul Sartre (pubblicato nella raccolta Il muro). Grande prova di Leopoldo Trieste che anticipa Travis, il taxista di Taxi Driver: Trieste è un impiegato in guerra con il mondo, rinchiuso in un universo attraversato da rabbia e deliri di onnipotenza, che inevitabilmente compra una pistola, la punta contro una prostituta, scrive lettere a scrittori famosi (Calvino, Berto, Moravia…), viene licenziato per assenze reiterate dal lavoro, s’identifica col personaggio di Erostrato, famoso per aver incendiato il tempio…
ore 21.15 Sedotta e abbandonata di Pietro Germi (1965, 118′)
«Caustica e cinica satira della Sicilia bigotta e “d’onore”, in cui una giovane ragazza, viene deflorata dal futuro sposo della sorella! Scoppia un putiferio, soprattutto quando la giovane denuncia il fatto alla polizia, mettendo questa storia sulla bocca di tutti, cosa che entrambi le famiglie, in particolar modo il sanguigno padre di lei, non digeriscono. […] Incantevolmente dimessa la Sandrelli e prepotentemente sanguigno il grande Saro Urzì (nella parte del padre della ragazza). Germi non è mai stato così pungente e sferzante, con un stile poi da lasciar a bocca aperta. Un capolavoro della “commedia all’italiana”» (Grassi).
domenica 12
ore 17.00 Il giorno dell’Assunta di Nino Russo(1977, 104′)
Roma, ferragosto. Strade deserte. Due amici si incontrano e cominciano a vagare per la città. Straordinaria invenzione, anzitutto linguistica, con i duetti fra due grandissimi attori: Leopoldo Trieste e Tino Schirinzi, le cui origini – rispettivamente calabresi e pugliesi -, l’accento, l’eloquio, la contrapposizione dei caratteri, la stessa presenza fisica li rendono perfetti per una delle più originali operazioni realizzate nel cinema italiano.
ore 19.00 Enrico IV di Marco Bellocchio (1984, 85′)
«Marco Bellocchio e la follia. Nel suo cinema la si è incontrata spesso […]. Era quasi fatale, perciò, che in questo suo tormentato itinerario approdasse un giorno all’Enrico IV di Pirandello dove la follia non ha certo il suo ritratto ma dove la finzione della follia diventa esplorazione del sonno della ragione, e polemica sulla vita, e dubbio lacerante sulla verità» (Rondi).
ore 21.00 L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore (1995, 114′)
Joe Morelli (Sergio Castellitto), uomo dal passato avventuroso, è uno scopritore di nuovi talenti per il cinema e promette, a quelli che supereranno un accurato provino, una brillante carriera d’attore a Cinecittà. Davanti alla macchina da presa di Joe gli aspiranti attori provano a recitare, ma soprattutto si confessano. Raccontano storie comiche e tragiche, peccati, soprusi, drammi mai rivelati a nessuno. E raccontano la Sicilia…