Lo chiamavano Monnezza…
18 Maggio 2017 - 18 Maggio 2017
…ma era uno dei più grandi attori stranieri calato nelle lande del cinema italiano. In questi anni il volto di Tomas Milian ha attraversato lo schermo del Cinema Trevi da ogni lato, conquistandolo con il suo straordinario camaleontismo. Lo ricordiamo con le parole di Guido Vitiello, voce stonata in un coro di striduli coccodrilli, che Tomas avrebbe liquidato con una delle sue caustiche battute. «Era selvaggiamente mimetico, come solo alcuni grandi attori sanno essere, quelli che più soffrono di un’identità appena abbozzata, lasciata a metà, come un’argilla destinata a non rapprendersi mai – da quando, dodicenne, vide il padre spararsi un colpo al cuore. Da straniero – l’unica cosa buona che abbiamo importato da Cuba, generi voluttuari a parte – il camaleontico Milian era riuscito ad acciuffare tutti i bandoli di quello “gnommero” promiscuo che è la società romana, dove tra una nobildonna, un cardinale, un borghese annoiato e un bandito c’è spesso un solo passaggio (se pure c’è). Bastano un paio dei suoi film migliori a rendere superflua la truffa estetica e morale della Roma della Grande bellezza, a far risuonare le note stonate della Roma di Suburra. I due ruoli che lo hanno consacrato, il ladruncolo Monnezza e il commissario Giraldi – via via più indistinguibili – ne hanno fatto una pietra di paragone della volgarità, un arbiter inelegantiarum. Eppure, alla volgarità Milian sembrava oscuramente refrattario. Perfino nei ruoli più truci e più trucidi – non malgrado quei ruoli, come insinuavano ieri in coro i coccodrilli schizzinosi – aveva un elusivo tratto signorile, impossibile da camuffare». Lo ricordiamo con tre film pregni della sua straordinaria fisicità.
ore 17.00 La resa dei conti di Sergio Sollima (1966, 108′)
«Grande spaghetti western del periodo d’oro del genere. Tra i preferiti di Tarantino. Il primo, inoltre, che impone come protagonista Tomas Milian (doppiato da Pino Locchi) e che lancia il personaggio fondamentale di Cuchillo Sanchez, proto-Monnezza sessantottino, idolo di una generazione. Sollima, al suo primo western, non fa un sotto-Leone, ma si costruisce un suo cinema, aiutato anche da soggettisti come Franco Solinas e Sergio Donati e dalla grossa produzione Pea. Lee Van Cleef, proveniente direttamente da Per qualche dollaro in più, ne ripete il ruolo, mentre Tomas Milian aveva girato solo lo strano, affascinante The Bounty Killer, ma in una parte molto diversa, più da Actor’s Studio e meno picaresca. La sua è una entrata assolutamente nuova, originale nel mondo del western e lascerà il segno. La storia, che magari è meno politicizzata di come credevamo allora, vede Lee Van Cleef (doppiato da Renato Turi) bounty killer al suo ultimo lavoro prima di entrare in politica. Deve liquidare un peone accusato di stupro. […] Sollima ricorda così la genesi del film: “[…] Il primo titolo della Resa dei conti era Il falco e la preda. […] Volonté era la scelta iniziale per il messicano, e poi c’era Van Cleef ancora sotto contratto con Grimaldi. Su Tomas Milian invece tutti erano esitanti, perché veniva dal cinema d’arte. L’ho inventato io”» (Giusti).
ore 19.00 Faccia a faccia di Sergio Sollima (1967, 112′)
«Secondo grandissimo western di Sergio Sollima che arriva a un anno di distanza dalla Resa dei conti con Lee van Cleef e Tomas Milian. È il film che Sollima ha amato di più. “Forse anche perché l’idea era mia, il soggetto era mio. C’erano Volonté e Milian, e poi William Berger”. Gli unici rimpianti sono legati al tempo, tre ore almeno per dargli un soffio epico, ma il film, come riferisce Sollima, venne tagliato molto, perché era più lungo del previsto. Qui Milian (ancora doppiato da Pino Locchi), non fa esattamente Cuchillo, ma una specie di lontano parente capelluto e baffuto, Solomon Beauregard Bennet, un bandito legato al celebre Mucchio Selvaggio. Se la vede con Gian Maria Volonté, che è Brad Fletcher, professore di città, malatissimo, che, vicino a lui, oltre a guarire diventerà un bandito cinico e spietato […]. Il primo titolo era Un uomo e una colt, che verrà poi passato a un altro film della Pea, ma diretto da Tullio Demicheli» (Giusti).
ore 21.00 Intervista a Tomas Milian di Emanuele Carioti (2013, 3′)
Nel luglio 2013 Emanuele Carioti Milian Tomas intervistato per l’emittente romana T9, in occasione di una delle sue incursioni romane. Nell’intervista l’attore cubano ricorda il suo amico Bombolo.
a seguire Intervista a Tomas Milian di Daniele Carioti (2014, 16′)
L’anno dopo Daniele Carioti intervista a lungo Tomas Milian per l’emittente Roma Uno, ripercorrendo la sua carriera e il suo legame con Roma.
a seguire La vittima designata di Maurizio Lucidi (1971, 103′)
«Stefano Augenti, sposato con la ricca Luisa, s’innamora della fotomodella Fabienne. Un giorno egli conosce il conte Matteo Tiepolo. Costui, dopo qualche tempo, gli propone un paradossale scambio di favori: poiché entrambi desiderano eliminare un familiare (il conte vuol uccidere il fratello), potrebbero trasformarsi l’uno nel sicario dell’altro, costruendosi facilmente un alibi di ferro» (Poppi-Pecorari). Amore e morte in una Venezia decadente, in uno dei film più affascinanti degli anni Settanta: come ne I cannibali di Liliana Cavani, la coppia maledetta Pierre Clementi-Tomas Milian funziona a meraviglia.