Lo sguardo di Theo – Omaggio al cinema di Angelopoulos
07 Aprile 2012 - 07 Aprile 2012
Si trovava in quella località perché stava girando il nuovo film The Other Sea, coproduzione italiana, greca e turca, interpretato dal nostro Toni Servillo. Theo Angelopoulos si è spento a 76 anni, uno dei più provocatori e intransigenti maestri del cinema europeo uscito da quel grande movimento di nouvelles vagues della fine degli anni Sessanta. Nato ad Atene nel 1935, laureatosi in legge, nel 1962 si trasferisce a Parigi per studiare cinema. A 33 anni dirige il cortometraggio La trasmissione (1968) che ottiene buoni consensi, mentre il suo lungometraggio d’esordio, Ricostruzione di un delitto, ottiene la menzione speciale al Festival di Berlino. Ma è il film che è riuscito a stregare tutti è stato La recita (1975), opera di quattro ore, in cui l’autore raccontò la storia della Grecia dagli anni Trenta ai Settanta. Altri suoi film che resteranno memorabili sono Paesaggio nella nebbia (1988, Leone d’argento alla Mostra di Venezia), Lo sguardo di Ulisse (1995, Gran Premio della Giuria a Cannes) e L’eternità è un giorno (1998, Palma d’oro a Cannes). Senza scordare Il passo sospeso della cicogna (1991, con Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau) e La polvere del tempo (2008, con Willem Dafoe, Bruno Ganz e Michel Piccoli). Nella sua filmografia l’autore Angelopoulos non è mai sceso a compromessi, mantenendo quell’etica dello sguardo, ovvero piani sequenza atti a registrare le realtà interiori della Storia. Sull’ultimo film che stava girando ha dichiarato: «Il XX secolo ha creato una speranza di cambiamento, ma adesso il sogno è svanito e ci troviamo a vivere in un vuoto che le nuove generazioni dovranno riempire di contenuti».
ore 17.00
La sorgente del fiume (2004)
Regia: Theo Angelopoulos; soggetto: T. Angelopoulos; sceneggiatura: T. Angelopoulos, Tonino Guerra, Petros Markaris; fotografia: Andréas Sinanos; scenografia: Costas Dimitriadis, Giorgos Patsas; costumi: Ioulia Stavridou; musica: Eleni Karaindrou; montaggio: Giorgos Triantafyllon; interpreti: Alexandra Aidini, Nikos Poursadinis, Giorgos Armenis, Vassilis Kolovos, Eva Kotamanidou, Toula Stathopoulou; origine: Italia/Francia/Grecia; produzione: Angelopoulos Productions, Classic, Bac Film/Intermedias, Rai Cinema, Istituto Luce; durata: 174′
«La Grecia del ‘900 raccontata come fosse un mito, intrecciando Storia e Tragedia. Gli anni tumultuosi fra il 1919 e il 1949, segnati da guerre, dittature, occupazione, guerra civile, rievocati senza le convenzioni del film storico ma con la forza lirica del cinema di Angelopoulos. Rivisto e snellito dopo la presentazione a Berlino, La sorgente del fiume ci guadagna forse in leggibilità senza perdere in intensità. Si parte dal ’19, quando l’Armata Rossa entra a Odessa e la comunità greca viene smembrata e dispersa; si arriva agli orrori della guerra civile. Al centro di tutto ci sono Elena, giovane esule promessa al vecchio Spyros, che invece fugge per sposarne il figlio e unirsi con lui a una banda di musicisti erranti (finirà emigrato e poi soldato negli Usa). Angelopoulos non illustra, spiega o riordina, ma condensa gli eventi in immagini emblematiche e spesso memorabili, osservando sempre i singoli sullo sfondo della comunità. Lento e iterativo, tirannico e illuminante come un rito, non è un film facile né nuovissimo per chi conosce l’autore, ma vale largamente la fatica. Musiche bellissime di Eleni Karaindrou» (Ferzetti).
Presentazione di Le Vélo
Una ragazza, una vecchia bicicletta acquistata da un rigattiere, le stagioni che cambiano, la bicicletta che teme di essere abbandonata in cantina… dieci minuti sospesi tra passato e futuro: da un lato, echi truffautiani sul filo della nostalgia e dei sentimenti sopiti, dall’altro, il progresso tecnologico, che permette di girare con mezzi inconsueti e sorprendenti (non vi sveliamo quali: leggere l’ultimo cartello dei titoli di coda!), al servizio di una storia che invece guarda indietro nel tempo, rispolverando passioni popolari, come la bicicletta (soprattutto in Francia, dove il corto è stato girato), e insegue immagini secolari di una natura ancora incontaminata. Un felice esordio (non dietro la macchina da presa come si diceva un tempo!) per il compositore Giovanni Rotondo (ha collaborato a importanti produzioni americani, fra le quali Spider-man 3, e a serie e film televisivi diretti da Carlei e Siliotto) e per sua moglie, Federica Savarese, anche interprete del cortometraggio.
ore 20.30
Le Vélo (2011)
Regia: Giovanni Rotondo e Federica Savarese; soggetto e sceneggiatura: G. Rotondo, F. Savarese; fotografia: F. Savarese; musica: G. Rotondo; missaggio: Federico Savina; montaggio: G. Rotondo; interpreti: F. Savarese, Alexander Addor-Neto; origine: Italia; produzione: Giovanni Rotondo e Federica Savarese; durata: 10′
Una bicicletta rivive, attraverso dei flashback, tutti i momenti salienti del suo rapporto con la ragazza che l’ha conquistato. Solo alla fine scoprirà se, come teme, è stata davvero abbandonata.
Ingresso gratuito
ore 20.45
La polvere del tempo (2008)
Regia: Theo Angelopoulos; soggetto: T. Angelopoulos; sceneggiatura: T. Angelopoulos, con la collaborazione di Tonino Guerra, Petros Markaris; fotografia: Andréas Sinanos; scenografia: Andrea Crisanti, Dionyssis Fotopoulos; costumi: Regina Khomskaya, Francesca Sartori, Martina Schall; interpreti: Willem Defoe, Bruno Ganz, Michel Piccoli, Irène Jacob, Christiane Paul, Reni Pittaki; origine: Italia/Grecia/Germania; produzione: Theo Angelopoulos Film, Greek Film Centre, Ert, Nova, Classic, Lichtmeer, Studio 217; durata: 125′
Triangolo amoroso tra due uomini e una donna nell’arco di cinquant’anni, raccontato da un regista americano di origine greca che, per lavoro, gira per il mondo. «Un ritornello musicale al piano, ossessivo, ripetitivo, melodico festoso, ma anche inquietante e horror, che diventa, nell’orchestrazione dell’autrice, Eleni Karaindroi, quasi un Tema di Lara), ci porta alla scaturigine formale, meno introversa del solito, del nuovo dramma di Theo Anghelopoulos, La polvere del tempo. Sempre insolente, il flusso di Anghelopoulos, per l’incedere laico e solenne, avanti e indietro nella Storia. Sempre abile nel fermo immagine catatonico, quando coglie, con respiro disumano, spettri di verità (e anche “di Marx”) strappati d’oblio perenne: siano le porti, le nebbie e i tram del real-socialismo sovietico che tradì i rivoluzionari; o gli incubi totalitari del neoliberismo terrorizzato dal terrorismo, che riduce gli individui a nude radiografie alienate, semoventi e consumanti; o il muro del pianto del rock, con i ritratti dei veri scopritori di “pianeti inaccessibili” agli occhi degli astronomi e della Stasi (Jimi Hendrix, Che Guevara, Jim Morrison, Johnny Cash, Janis…), perché la rivoluzione contro il lavoro forzato di tutti i tipi è già data vinta, ai “confini della realtà”» (Silvestri).