Mediamafia. Cosa Nostra fra cinema e Tv
12 Gennaio 2016 - 12 Gennaio 2016
«Ho deciso così di provare a leggere quarant’anni di potere mafioso concentrandomi sulla violenza visibile e sotterranea di Cosa Nostra e spulciando nel racconto che i mezzi di comunicazione ne hanno fatto. È stato un viaggio analitico ricco di spunti e di riflessioni che mi auguro aiutino il lettore ad essere più consapevole, non solo di cosa la mafia sia realmente e di come essa agisca, ma soprattutto dei meccanismi con cui il sistema politico-istituzionale e massmediatico sia stato capace di reagire e di raccontare a se stesso il potere mafioso […]. Film, canzoni, sceneggiati televisivi, titoli di giornale, dichiarazioni di uomini politici, trasmissioni Tv, testimonianze e analisi da me raccolte in prima persona, sono state le fonti cui ho attinto. Un percorso che disegna un Paese incapace di elaborare lutti collettivi, che con fatica tenta di indicare i colpevoli morali e materiali di tanto dolore. E un Paese che non racconta degnamente a se stesso i propri drammi e le proprie storture è un Paese vulnerabile, facile preda di politiche populiste e autoritarie. Proprio come l’Italia che vide morire la speranza di uscire eduardianamente dalla notte della Repubblica, ritrovandosi al mattino baciata da un sole amaro e tiepido» (dalla Premessa del volume di Andrea Meccia, Mediamafia. Cosa Nostra fra cinema e Tv, Di Girolamo, 2014).
ore 16.30 Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi (1976, 122′)
«Con Cadaveri eccellenti il regista napoletano si allontanava così dalle inchieste cinematografiche che tanto successo gli avevano procurato. Quello stile non veniva però del tutto abbandonato. Nel film venivano usati materiali di repertorio, la macchina da presa veniva portata ancora fra le pieghe della quotidianità, le ambientazioni siciliane erano riconoscibilissime, ma facendo muovere tutti i suoi personaggi in interni barocchi e liberty, pomposi e soffocanti – nei quali solo Rogas appariva fuori luogo – Rosi realizzava una sopraffina metafora sull’essenza metafisica del potere (sugli anni di piombo, il compromesso storico, la strategia della tensione), di cui la mafia e la Sicilia erano (e sono tutt’oggi) un necessario e insostituibile pretesto» (Meccia).
ore 18.45 Il ladro di bambini di Gianni Amelio (1992, 114′)
«Contestualizzare Il ladro di bambini nel momento di passaggio della Prima alla Seconda Repubblica, ci aiuta a leggere la visione che delle istituzioni ha Amelio. Il personaggio di Antonio incarna lo Stato serio, responsabile, vicino ai cittadini che in Italia è spesso destinato a soccombere violentemente. Quando torna in Calabria si fa coscienza critica di fronte ai suoi familiari e ai suoi vecchi amici che delle regole democratiche se ne infischiano in nome di un egoismo, a loro giudizio innocente e legittimo. Il suo collega che a Bologna si dilegua, è lo Stato latitante, che sfugge alle proprie responsabilità, tradendo il proprio ruolo. Il poliziotto che in Sicilia accusa Antonio di aver “rubato” i bambini, è lo Stato che rispetta la legge alla lettera, generando ingiustizia» (Meccia).
ore 21.00 Incontro moderato da Emiliano Morreale con Andrea Meccia, Attilio Bolzoni
Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Andrea Meccia Mediamafia. Cosa Nostra fra cinema e TV (Di Girolamo, 2014).
a seguire Tano da morire di Roberta Torre (1997, 78′)
«Tano da morire è la storia dell’amore perverso di un uomo per la sorella. Tano da morire è anche “la storia di un matrimonio e un funerale”, ma ad essere onesti questo è un film senza trama. Tano da morire è però un musical. Genere poco praticato dalla nostra cinematografia che Roberta Torre rispolvera nella seconda metà degli anni ’90. Ma qui non è tanto la scelta del genere a sorprendere, quanto il tema messo in musica. Tano da morire è un musical sulla mafia. E se la trama non c’è, la mafia con i suoi elementi narrativi c’è tutta. Ma stavolta affiliazioni, pentitismo, omertà e violenza sono lavorati in una chiave inedita e rivoluzionaria, a ritmo di rock and roll, rap, samba, sonorità neomelodiche, atmosfere da sceneggiata e disco music, oscillando fra Mario Merola e John Travolta»(Meccia).