Su Carlo Ludovico Bragaglia (Frosinone, 8 luglio 1894 – Roma, 3 gennaio 1998) la critica ha spesso storto il naso, probabilmente non perdonandogli che dopo un folgorante esordio si sia fatto costringere dall’industria cinematografica a realizzare in fretta e furia opere dal sicuro incasso commerciale. A rendergli giustizia esce un libro scritto da due studiosi e critici di prima grandezza, Orio Caldiron e Matilde Hochkofler, coedito dal Centro Sperimentale di Cinematografia e da Edizioni Sabinae nella collana Grande Cinema. Perché, nonostante una carriera eccezionale, oggi pochi ricordano Carlo Ludovico Bragaglia, il più versatile artigiano del cinema italiano di ieri; dei suoi film si ricorda più facilmente un interprete, un titolo, raramente il regista: un vero peccato. Coinvolto sin dall’inizio nella trascinante esperienza futurista, con il fratello Anton Giulio diede vita al Teatro Sperimentale degli Indipendenti e alla Casa d’Arte Bragaglia. Il suo esordio nel cinema avvenne nel 1932 con O la borsa o la vita, con Sergio e Rosetta Tofano, uno dei film più originali del primo sonoro, dove si avvertono gli echi delle avanguardie. Nei suoi oltre sessanta film – in cui frequentò tutti i generi, commedia e comico, film-canzone e avventuroso, melodramma e peplum – fece da burattinaio a una strepitosa serie di intramontabili: Vittorio De Sica, Anna Magnani, Totò, i De Filippo, Ruggero Ruggeri, Armando Falconi, Alberto Rabagliati, Gino Bechi, Massimo Girotti, Ugo Tognazzi, Silvana Pampanini, Giovanna Ralli, Aldo Fabrizi, Domenico Modugno. Buona la prima. Il cinema di Carlo Ludovico Bragaglia è la prima monografia completa a lui dedicata: la vita e le opere di “Carletto” Bragaglia rivivono nell’analisi dei singoli film, in una preziosa antologia di sue dichiarazioni e nei ricordi di tanti testimoni. A fine volume, La fossa degli angeli, il suo grande film perduto ambientato nelle cave delle Apuane, con Amedeo Nazzari e Luisa Ferida, è ricostruito come un sorprendente cineromanzo grazie a una sessantina di rarissime fotografie. Prefazione di Alberto Anile.
ore 16.30 La vita è bella di Carlo Ludovico Bragaglia (1943, 80’)
Il conte Alberto Morandi (Rabagliati), ridotto sul lastrico dai debiti di gioco, è sul punto di suicidarsi se non fosse per l’intervento dello scienziato Luca Lucedius (Gualtiero Tumiati) che gli propone, in cambio di una somma di denaro, di rimandare di dieci giorni il folle gesto. Se persisterà nel suo proposito, tornerà dal professore per farsi iniettare un siero che potrebbe rivelarsi fatale. Perso al gioco anche il denaro ricevuto, Alberto, con Matteo (Virgilio Riento), un vagabondo incontrato per caso, finirà in campagna, a fare il contadino nella tenuta delle sorelle Virginia (Anna Magnani) e Nadina (Maria Mercader). Scopre la bellezza della vita e l’amore per Nadina. Virginia invece, appassionata di canto e perseguitata dalla corte ossessiva di Leone (Carlo Campanini), osteggia i due dipendenti. Allo scadere del termine, Alberto viene a sapere quali erano le reali intenzioni dello scienziato…
«Clamoroso il caso di Anna Magnani, la sciantosa vampiressa di tante piccole apparizioni precedenti, che anima le scene più brillanti di La vita è bella (1943), dove con un enorme fiocco in testa e un boa di struzzo sulle spalle tiranneggia lo sprovveduto corteggiatore con i suoi tormentoni. Sono irresistibili i duetti al piano con Carlo Campanini che prendono maliziosamente in giro l’opera lirica: «“Ebbene tu partirai / tu partirai, tu partirai”. / “Ebbene io partirò, io partirò, / ma dove andrò io non lo so”. /“Andrai lontano lontano a guerreggiar / tu pugnerai”. / “Io pugnerò”. / “Tu vincerai”. / “Sì vincerò”. / “Tu morirai”. / “Io morirò”. / “Per me”». Il film ha all’epoca un successo che può sembrare sproporzionato soprattutto a Roma, dove esce durante il rigido inverno dell’occupazione tedesca mentre l’attrice è a teatro con Totò in una delle grandi riviste di Michele Galdieri. Il pubblico affolla le sale fino all’inverosimile, curioso di sapere come la vita può essere bella in momenti così tragici» (Caldiron).
«Quando Anna Magnani ha interpretato La vita è bella non era ancora la grande, splendida attrice che poi sarebbe diventata. L’avevo conosciuta molti anni prima quando recitava in teatro. […] La Magnani aveva la straordinaria capacità istintiva, da vera attrice di razza, di calarsi con grande facilità nei ruoli da sostenere e non solo nel genere drammatico, ma in tutte le gamme che vanno fino al comico e al varietà. Infatti nel mio film interpreta il duetto canoro con Carlo Campanini» (Bragaglia).
ore 18.00 Incontro moderato dal Conservatore della Cineteca Nazionale Alberto Anile con Orio Caldiron, Ruggero Deodato, Matilde Hochkofler, Valerio Jalongo e Giovanna Ralli. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro di Orio Caldiron e Matilde Hochkofler, Buona la prima. Il cinema di Carlo Ludovico Bragaglia (Centro Sperimentale di Cinematografia, Edizioni Sabinae, 2022).