Auguri, Alberto! In occasione del centenario della nascita (15 giugno 1920), il grande attore romano viene omaggiato con una retrospettiva all’aperto nella quale si potranno rivedere su grande schermo alcuni dei suoi titoli maggiori, dagli incontri con Fellini, Monicelli, Risi, Comencini e Zampa al suo esordio come regista, fino alla rarissima edizione integrale di Polvere di stelle, e tutti in versione restaurata.
Lunedì 27 luglio verrà presentato Alberto Sordi, il libro scritto da Alberto Anile, editato dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e le Edizioni Sabinae, un evento editoriale in larga parte basato sul Fondo personale dell’attore, ricco di documenti inediti e immagini mai viste, una biografia per tappe che è anche la riconsiderazione di un genio, delle sue bugie e delle sue verità.
La rassegna I mille volti di Alberto Sordi, curata dalla Cineteca Nazionale,non avrebbe visto la luce se non ci fosse stata la collaborazione di Compass Film, Filmauro, IIF Lucisano, Mediaset, Minerva.
LUNEDÌ 6 LUGLIO ORE 21.30
LO SCEICCO BIANCO, Federico Fellini, 1952, 85’
Due sposini in viaggio di nozze dalla provincia alla capitale romana. L’apparizione sull’altalena del bianco sceicco Alberto Sordi, divo divino solo sulla carta dei fotoromanzi. E dunque le illusioni del mondo dello spettacolo. Le benevole prostitute della capitale, tra cui la Cabiria di Giulietta Masina. C’è già tutto il mondo felliniano in questo primo film firmato unicamente dal regista riminese (Luci del varietà è codiretto con Lattuada). «L’originalità dell’espressione trova la sua concretezza in una inquietudine senza sfogo, che si riflette e si manifesta nella cattiveria con cui la macchina da presa si muove, ora per fissare impietosamente, ora per sollecitare in tono di satira, gesti fatti e azioni dei protagonisti piccolo-borghesi alle prese con la realizzazione dei loro sogni provinciali. Una piccola borghesia vista come rinuncia alla autenticità, come desiderio di inseguire con commovente impegno una folla di miti usuali e flaccidi: dalla fanfara dei bersaglieri al mondo dei fotoromanzi; dalla passeggiata in carrozza per le vie di Roma al suicidio per onore, alla sospirata udienza [papale]» (Del Fra).
a seguire LO SCEICCO RITROVATO – TAGLI, DOPPIE VERSIONI E SEQUENZE INEDITE DI LO SCEICCO BIANCO, di Fulvio Baglivi, Stefano Landini, Moraldo Rossi, 2008, 40’
Quaranta minuti di sequenze tagliate e varianti inedite del primo film interamente diretto da Fellini. Fra le sorprese di questo ritrovamento della Cineteca Nazionale, la visione di due donne velate e in costume orientale, scoperte dallo sguardo trasognato della sposina Wanda, che sembrano anticipare Giulietta degli spiriti. Il buffo moralismo dello sposo novello Ivan acquista un controcanto più satirico nella sequenza del suo risveglio nel letto della prosperosa prostituta con cui si è accompagnato durante la notte in cui è rimasto solo.
LUNEDI 13 LUGLIO ORE 21.30
POLVERE DI STELLE, Alberto Sordi, 1973, 152’
«Le riprese di Polvere di stelle cominciano nel maggio 1973. La protagonista femminile è Monica Vitti, entusiasta di tornare a immergersi nel mitico mondo dell’avanspettacolo dopo l’esperienza di Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa e felicissima di lavorare nuovamente con Sordi. La nascita della coppia artistica era avvenuta in Amore mio aiutami ed era stata subito rilanciata da De Sica in Il leone, dimenticabilissimo episodio da Le coppie dove però Monica e Alberto mostrano evidentemente di divertirsi. Polvere di stelle consacrerà il nuovo duo; per questa prova la Vitti otterrà un David di Donatello. […] Se Fumo di Londra rimane la migliore regia di Sordi, Polvere di stelle è l’opera a cui ha voluto più bene, per la quale si è maggiormente impegnato, e che per questo è superiore. In questo caso dimostra di avere ragione lui, ciò che sostiene il film è la sua adesione alla materia, un affetto autentico che fa passare molti difetti in secondo piano: la regia è davvero l’ultima cosa. […] Nel 2019, tredici anni dopo la scomparsa di Sordi, la Cineteca Nazionale riprende in mano i materiali originali, ne trova altri e procede a un restauro con l’obiettivo di ricostruire l’edizione integrale del film. Realizzato presso lo Studio Emme di Roma, il lavoro viene curato da Giuseppe Lanci per la parte fotografica e da Federico Savina per il suono. Il negativo originale viene integrato con immagini tratte da un interpositivo per circa 80 metri; più complesso il lavoro sulla colonna sonora, per la quale viene utilizzata la copia di legge conservata presso la Cineteca Nazionale, alcuni positivi della Fondazione Museo Alberto Sordi, e una copia della versione lunga conservata in Rai, andata in onda il 27 ottobre 1981 sulla Rete2, in modo da integrare alcuni frammenti trovati senza sonoro» (Anile).
LUNEDI 20 LUGLIO ORE 21.30
I VITELLONI, Federico Fellini, 108’
«Alcuni giovani in un’assonnata città di provincia trascinano la loro vita tra sogni e oziose giornate al bar. C’è Alberto, indolente e ormai invecchiato senza aver concluso niente, Leopoldo che coltiva ambizioni artistiche, Riccardo che consuma gli anni migliori nell’ozio, poi Fausto, che sposa una ragazza che ha messo incinta, ma continua la sua vita spensierata fino a perdere affetti e lavoro, e infine Moraldo, l’unico che si ribella al vuoto che ha intorno e un giorno sale su un treno che lo porti finalmente lontano» (Chiti/Poppi). «Inutilmente si cercherebbe – e sarebbe sbagliato – […] l’impostarsi problematico di un’analisi sulla situazione dei giovani in provincia, sulle cause storiche, certo esistenti, che hanno cristallizzato quella vita così come appare, o sui possibili modi di soluzione. Fellini, come al solito, si colloca decisamente al centro dei sentimenti, e perciò dei personaggi; […] egli esprime il sentimento del vegetare, dell’inerzia, del rischioso e sonnolento svnire della gioventù […], ma il film è anche un’allusione continua, tanto più lucente quanto più taciuta, al contrario di questa inerzia, di questa sonnolenza. I vitelloni, che è un episodio della gioventù come decadenza e isolamento, è anche un film sulla maturità, sulla dirittura dell’esser uomo» (Brunello Rondi).
LUNEDI 27 LUGLIO ORE 21.00
Incontro con Alberto Anile. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro di Alberto Anile, Alberto Sordi, Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, Edizioni Sabinae, 2020.
a seguire IL MEDICO DELLA MUTUA, Luigi Zampa, 1968, 100’
Il medico della mutua (1968), restaurato dalla Cineteca Nazionale anche grazie a un crowdfunding lanciato nel 2017, è fra i massimi risultati del regista Luigi Zampa e dell’interprete Albertone. «Al centro del film – scrive Anile – c’è il corpo come merce, secondo una visione marxista comune ad Amidei e a Zampa, e conciliabile con quella dell’uomo Sordi, che nel segreto dell’urna votava conservatore ma era dotato di un’indignazione istintiva che gli guadagnò (per Una vita difficile) perfino un abbraccio da Togliatti».
LUNEDI 10 AGOSTO ORE 21.00
FUMO DI LONDRA, Alberto Sordi, 1966, 131’
È la prima regia di Alberto Sordi, assieme a Polvere di stelle sicuramente il suo miglior film da autore a 360 gradi e uno dei lavori ai quali era maggiormente legato. Sordi vi interpreta un elegante e colto antiquario di Perugia, innamorato degli ambienti e delle atmosfere di una Londra più immaginaria che reale. Il film racconta un amore per la cultura, la società e la musica britanniche che in quello stesso 1966 veniva ribadito da Blow-Up di Antonioni, e che due anni dopo avrebbe dato vita a La ragazza con la pistola di Monicelli. Testimonia anche la dimensione cosmopolita dell’uomo Sordi, un artista aperto a suggestioni internazionali e tutt’altro che ripiegato su un’identità esclusivamente italiana e “romana”. Il film viene presentato nella preziosa versione integrale restaurata dalla Cineteca Nazionale, che ha ritrovato e reintegrato numerose scene utilizzate da Sordi solo nell’edizione della prima uscita.
LUNEDI 17 AGOSTO ORE 21.00
IL VEDOVO, Dino Risi, 1959,100’
Milano. Alberto Nardi, un commendatore di Roma con scarse capacità imprenditoriali, sogna di diventare un grande industriale. Le frequenti difficoltà economiche lo spingono a ricorrere all’aiuto della moglie Elvira, ricchissima ed oculata donna d’affari. Stufa di pagare i debiti del marito, Elvira si rifiuta di aiutarlo ancora proprio nel momento di massimo bisogno. Alberto, temendo di dover chiudere la sua fabbrica, comincia a pensare a come impossessarsi del testamento della moglie. «Sceneggiata da Rodolfo Sonego, Fabio Carpi, Luciano Continenza, Dino Verde e dal regista, una delle commedie più nere di quegli anni (vagamente ispirato al caso Fenaroli), con punte di cinismo davvero inusitato: sia che mostri il disprezzo di Elvira per Alberto, al quale si rivolge abitualmente con “cos’hai, cretinètti?”; sia che ironizzi sui commendatori lombardi […]; sia che descriva la metodica pedanteria con cui Alberto e i suoi complici […] preparano l’assassinio. Tanto da stridere con la parte più dichiaratamente comica» (Mereghetti).
LUNEDI 24 AGOSTO ORE 21.00
TUTTI A CASA, Luigi Comencini, 1960, 114’
«L’8 settembre 1943, con l’esercito sbandato e senza ordini dopo l’armistizio, il sottotenente Alberto Innocenzi (Sordi) vede squagliarsi la sua compagnia e si mette in marcia verso casa. […] Aiutato da un Sordi d’eccezione, conciliando felicemente il tono umoristico con quello drammatico, Comencini (insieme agli sceneggiatori Age, Scarpelli e Marcello Fondato) contribuisce a spezzare il muro di silenzio calato negli anni Cinquanta sulla Resistenza, affrontando con efficacia un momento cruciale della nostra storia, accuratamente ignorato dal cinema italiano» (Mereghetti).
LUNEDI 31 AGOSTO
ORE 17. 00
IL TASSINARO, Alberto Sordi,1983, 120’
«Nel film, la destinazione del “dottor Fellini” è Cinecittà, dove Federico dovrà girare una piccola apparizione d’attore in una pellicola diretta dall’amico Alberto. Per tutto l’episodio si gioca e si scherza come se il film in cui Fellini dovrà apparire fosse lo stesso Tassinaro, e l’apparizione coincidesse con quella che stiamo vedendo. A un certo punto il regista lo dice proprio al tassinaro, che insiste a sapere che cosa dovrà fare nel film di Sordi: “Ma niente…, quello che abbiamo già fatto: ‘pagliacciare’ così, come due vitelloni, ricordando i vecchi tempi… E guardandoci in faccia, ritrovandoci tali e quali; qualche rughetta in più, qualche capello in meno…”» (Anile).
a seguire Incontro con Sergio D’Offizi. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro a cura di Gerry Guida, Luce su Alberto Sordi! Alberto Sordi nei ricordi dell’autore della fotografia Sergio D’Offizi, Artdigiland, 2020.
ORE 21. 00
DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO, Nanni Loy, 1971, 102’
Giuseppe Di Noi, geometra emigrato in Svezia e divenuto titolare di una piccola impresa edile, decide dopo sette anni di tornare in Italia per le vacanze estive insieme alla moglie Ingrid e ai due figlioletti; ma all’esibizione del passaporto alla frontiera, viene ammanettato dagli agenti e trasferito, senza particolari spiegazioni sull’accusa, nel carcere di San Vittore. La sua odissea proseguirà nei penitenziari di Regina Coeli e Sagunto, fino a condurlo, in seguito a vari traumi, in un manicomio criminale. «Il kafkiano itinerario dell’innocuo geometra, trasformato in criminale per una distrazione della burocrazia peninsulare, offre a Nanni Loy e allo sceneggiatore Amidei, cronache giornalistiche alla mano, l’opportunità per spezzare una lancia in favore della riforma del nostro sistema carcerario e giudiziario. Si può chiamare commedia un film simile, anche se interpretato da un Sordi che non trascura le occasioni per far ridere? O non siamo piuttosto davanti a una satira civile, apprezzabile sia per l’intento che l’equilibrio fra realismo e invenzione comica? Se è vero che la cosiddetta commedia italiana resta un genere minore, qui essa assume tuttavia una precisa dignità sociale, di cui si deve tener conto» (Frosali).
GIOVEDì 3 SETTEMBRE ORE 17:00
IN VIAGGIO CON PAPA’, Alberto Sordi, 1982, 118’
Armando Ferretti è un arrogante, cinico e volgare uomo di affari. Sua moglie Luciana, che vive sola, è ugualmente libera e disinibita, contrariamente a Cristiano, loro figlio, timido e impacciato ecologista, che detesta il consumismo e vive in una comune di adoratori del Sole. Padre e figlio si trovano “costretti” a viaggiare insieme poiché Armando deve raggiungere una sua amica, Federica, in Liguria mentre Cristiano gli altri membri della comune in Corsica. L’intesa tra i due è difficilissima infatti Armando tenta in tutti i modi di liberarsi dell’ingombrante presenza del figlio, ma senza successo. «Tennis natalizio, giocato da Sordi e Verdone rimbalzandosi la palla della comicità casereccia ma del genere perbenista: per affiancare due generazioni nel rimpianto delle belle famiglie italiane, sciupate dai nuovi costumi, e per sollecitare mediante la satira amarognola il recupero dei buoni sentimenti» (Grazzini).
a seguire presentazione del libro Alberto Sordi. Una vita tutta da ridere, di Italo Moscati, Castelvecchi, 2020.
LUNEDÌ 7 SETTEMBRE ORE 21.00
LO SCOPONE SCIENTIFICO, Luigi Comencini, 1972, 116’
«Lotte di classe intorno al tavolo da gioco: una miliardaria americana e il suo ubbidiente cavalier servente sfidano a scopone una volta all’anno una coppia proletaria romana. Davis e Cotten contro Mangano e Sordi, che è dimesso, disperato, sottotono, vittima designata del dolente gioco al massacro» (Martini).
LUNEDÌ 14 SETTEMBRE ORE 21.00
UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO, Mario Monicelli, 1977, 121’
Giovanni Vivaldi, impiegato ministeriale prossimo alla pensione, insegue il sogno di far assumere nel suo stesso Ministero il figlio Mario, neodiplomato ragioniere, mediante la partecipazione a un concorso che prevede 600 vincitori su 30.000 concorrenti. Ritenendosi disposto a tutto pur di essere agevolato nell’intento, dietro consiglio del suo amichevole superiore dottor Spaziani, arriva a iscriversi alla Massoneria nonostante il parere contrario della scettica moglie Amalia. Superata la prova scritta, Mario viene casualmente ucciso da un rapinatore di banca la mattina stessa degli esami orali. In seguito allo shock la moglie resta totalmente paralizzata e Giovanni fa esplodere il suo disperato istinto di vendetta giungendo a sequestrare e torturare l’assassino del figlio che ha riconosciuto tra gli indiziati in seguito a vari confronti con la polizia. «Il borghese piccolo piccolo direbbe: ma io che c’entro con la violenza? Invece, c’è dentro fino al collo. Una violenza che annulla gli altri e lui stesso quando il sipario della sua mediocre rappresentazione (l’unica che sappia fare) è strappato dal colpo di pistola» (Sordi). «Da non dimenticare, fra gli strumenti che hanno concorso a creare lo stile del film, la fotografia affascinante di Mario Vulpiani, ispirata, oltre ai colori di Sughi, a quelli di Munch, con dominanti nero-grigi qua solo verdi plumbei, là tutte sfumature livide e bluastre, non di rado monocrome. A dare un senso diffuso di soffocamento, di oppressione, di nulla» (Rondi).
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