“Il 16 e il 17 dicembre, al Trevi, Roma attraverso l’occhio dei grandi registi che hanno amato la citta’ eterna”
"
" 16.12.2017 - 17.12.2017
La Cineteca Nazionale aderisce alle Passeggiate fotografiche romane (15-17 dicembre) con le giornate di proiezioni al cinema Trevi del 16 e 17 dicembre.
Passeggiate fotografiche romane (15-17 dicembre) per scoprire, insieme a personalità di eccezione, luoghi e personaggi della fotografia attraverso mostre, incontri, visite guidate, archivi aperti, laboratori, performance, proiezioni e progetti inediti. Un palinsesto diffuso e un programma ricco di eventi, con un calendario di appuntamenti in primo piano, per valorizzare le molteplici identità della scena fotografica romana e avvicinare tutti i cittadini alla fotografia quale strumento di memoria, forma di espressione artistica e linguaggio contemporaneo. Per l'occasione il Cinema Trevi rimarrà eccezionalmente aperto la notte del 16 dicembre fino alle 3, per intraprendere un viaggio nella Roma cinematografica, in uno degli scenari più suggestivi del cinema italiano. Viene proposto, in questa breve rassegna, un film per decennio, dal dopoguerra agli anni Ottanta, particolarmente significativo non solo dal punto di vista artistico, ma anche paesaggistico. Sotto lo sguardo della macchina da presa Roma cambia più volte faccia, mantenendo inalterato il suo fascino millenario.
sabato 16
ore 23.00 In vespa di Nanni Moretti (ep. di Caro diario, 1993, 30')
«Roma. Vado in giro d'estate in Vespa. Vedo un film italiano. Vado alla Garbatella. Guardo gli attici. Poi ascolto un gruppo che suona il merengue. Vado a Spinaceto. Vado a Casalpalocco. Incontro Jennifer Beals. Vedo il film Henry. Vado dal critico cinematografico. Vado dove è stato ammazzato Pasolini» (Moretti).
a seguire La dolce vita di Federico Fellini (1960, 175')
Marcello è un giornalista che scrive per un rotocalco articoli mondani, in cui figurano persone e fatti noti nell'ambiente di Via Veneto. L'attività professionale lo ha portato ad adottare un sistema di vita molto simile a quello dei suoi personaggi. «Il film - uno dei film più terribili, più alti, e a modo suo più tragici che ci sia accaduto di vedere su uno schermo - è la sagra di tutte le falsità, le mistificazioni, le corruzioni della nostra epoca, e il ritratto funebre di una società in apparenza ancora giovane e sana che, come nei dipinti medioevali, balla con la Morte e non la vede, è la "commedia umana" di una crisi che, come nei disegni di Goya o nei racconti di Kafka, sta mutando gli uomini in "mostri" senza che gli uomini facciano in tempo ad accorgersene» (Rondi).
domenica 17
ore 16.00 Un americano in vacanza di Luigi Zampa (1946, 98')
«In viaggio per la capitale, dove sperano di trascorrere allegramente una licenza, due soldati americani incontrano una maestrina che a Roma sta andando per chiedere aiuti per il suo paese distrutto dai bombardamenti. Uno dei due si innamora di lei, che gli dedica però scarse attenzioni» (Chiti-Poppi). «Semplice nella narrazione [...] il film rivela tuttavia nel regista una sincera partecipazione ai fatti narrati e una critica visione della realtà» (Rondolino).
ore 18.00 Racconti romani di Gianni Franciolini (1955, 98')
«Ispirandosi ad alcuni dei Racconti romani di Alberto Moravia scelti da Sergio Amidei […] e sceneggiati, oltre che da loro, anche da Age […], Furio Scarpelli e Francesco Rosi, il film cerca di far convivere il pessimismo dello scrittore con la bonarietà della commedia all'italiana: ne esce un ibrido curioso, vivacizzato - forse troppo - da un cast brillante, che testimonia la nascente tentazione del cinema italiano a stemperare nel rosa certe componenti di più seria analisi sociale» (Mereghetti).
ore 20.00 Il giorno dell'Assunta di Nino Russo (1977, 102')
Roma, ferragosto. Strade deserte. Due amici si incontrano e cominciano a vagare per la città. Discutono, tra luoghi comuni, gag, cavalli di battaglia, echi ricorrenti dell'emigrazione meridionale, citano Campanella e Carlo Levi, ascoltano cassette, si aggirano tra sfasciacarrozze e Cinecittà, sempre più lontano dal centro, sradicati in periferia, nella campagna romana, lungo il Tevere, fino al ritorno nella città che si è ripopolata, dove sono ancora più estranei, stranieri a se stessi e agli altri. Straordinaria invenzione, anzitutto linguistica, con i duetti fra due grandissimi attori, mai pienamente valorizzati dal cinema: Leopoldo Trieste e Tino Schirinzi, le cui origini, rispettivamente calabresi e pugliesi, l'accento, l'eloquio, la contrapposizione dei caratteri, la stessa presenza fisica li rendono perfetti per una delle più originali operazioni realizzate nel cinema italiano.
ore 22.00 L'imperatore di Roma di Nico D'Alessandria (1988, 89')
«Ricordate Accattone di Pasolini? Muore per un banale incidente di motocicletta alla curva del ponte del Mattatoio. In quella stessa curva cade l'imperatore di Roma ma si rialza imprecando, pronto a riprendere la strada a piedi. Il suo nome è Gerry ma forse è più giusto pensarlo Nerone o Commodo. Anche lui desidera trovare la morte nell'arena (magari per un buco di addio). Anche lui ama Roma, di un amore-odio e vorrebbe distruggere il Colosseo a picconate. Conosciuto il personaggio e scritta la sceneggiatura, mentre passavano gli anni in attesa di ottenere i finanziamenti dello stato, il povero Gerry finiva riconosciuto pericoloso socialmente e rinchiuso ad Aversa. Qui nasce il cult-movie. Nico D'Alessandria aspetta tre anni, scrive a Gerry 48 lettere e ne riceve 171. Si occupa di lui nel tentativo di ricucire il tessuto familiare strappato e rifiuta di realizzare il film con un attore diverso dal suo imperatore. Crede che la fatica di fare cinema possa ripagarsi meglio se aiuta un Gerry qualsiasi a riconoscere la strada per uscire dall'inferno. Raccontare un film o raccontare la vita? L'importante è raccontare… E Roma? Già … Roma! Roma in bianco e nero, per giocare con il chiaroscuro più che con i colori. Degradata e splendida. Roma Tevere e polvere, luogo di ogni delirio e set cinematografico. Protagonista e oggetto di sberleffo» (D'Alessandria).
Condividi