“Il 22 dicembre al cinema Trevi: Il cinema popolare di Luciano Martino”
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Negli anni Sessanta e Settanta, nel pieno del furore creativo e realizzativo del cinema italiano, capace di sfornare centinaia di film l'anno e di attraversare ogni genere, non solo gli autori, ma anche i produttori avevano un'identità precisa: chi era votato alla commedia, chi al cinema drammatico, chi al cinema indipendente, c'era persino chi si era specializzato negli esordi (o negli art. 28…). Luciano Martino, con la sua Dania Film e la consorella Devon Cinematografica, è stato il produttore dell'ultimo cinema italiano veramente popolare, nelle sue molteplici varianti (il thriller, il thriller erotico -, una sua creatura produttiva con il grande successo de Il dolce corpo di Deborah di Romolo Guerrieri -, la commedia sexy). Ma Luciano Martino è stato anche un prolifico sceneggiatore dal 1955 al 1965 (La finestra sul luna park di Comencini, Giovani mariti di Bolognini, La ragazza del palio di Zampa, Il colosso di Rodi di Leone, La ragazza in vetrina di Emmer, Tiro al piccione di Montaldo, La frusta e il corpo di Bava) e, sporadicamente, regista, tra film di genere (alcuni codiretti con Mino Loy, altra figura in bilico tra regia e produzione), e incursioni autoriali (Nel giardino delle rose e In camera mia).
La Cineteca Nazionale è lieta di ricordare Luciano Martino, a due anni dalla scomparsa, in occasione della pubblicazione del libro di Olga Bisera.
ore 16.30 40 gradi all'ombra del lenzuolo di Sergio Martino (1976, 110')
«Commedia con pretese ma di incredibile trashismo che vede per la prima volta la Fenech giacere in una notte di follia amorosa con Salvatore Baccaro. Scritto da Tonino Guerra, con un cast ricchissimo, è la prima grossa commedia diretta da Sergio Martino che dirige il tutto con buon ritmo, ma senza eccessive finezze. Ne soffre un bel po' l'episodio migliore, che è quello con Marty Feldman, richiamato dalla firma di Guerra, che finisce per essere volgaruccio. […] Sergio Martino ricorda che "fu un film, per quegli anni, di prima categoria, un film che andò in America…» (Giusti). Con Edwige Fenech, Tomas Milian, Giovanna Ralli, Alberto Lionello, Barbara Bouchet, Enrico Montesano, Sydne Rome, Aldo Maccione. Prodotto da Luciano Martino.
ore 19.00 Il dolce corpo di Deborah di Romolo Guerrieri (1968, 94')
Marcel, appena sposato con Deborah, è sempre ossessionato dal suicidio della sua ex fiamma. A complicare il tutto, c'è qualcuno che perseguita la giovane coppia di sposini. «Avvincente e ben condotto, Il dolce corpo di Deborah presenta anche qualche buon momento di suspense grazie all'uso intelligente di un refrain di musica classica usato ossessivamente come preludio alle apparizioni del finto spettro. La frase con cui si conclude il film, pronunciata da Carroll Baker, "non si è mai ricchi abbastanza", condensa in sé tutto il cinismo dei personaggi di questi film che si muovono in ambienti ultralussuosi, ma per i quali una prospettiva di ulteriore arricchimento è già movente sufficiente a giustificare i più efferati delitti» (Bruschini-Tentori). Grande cast: Carroll Baker, Jean Sorel, George Hilton, Evelyn Stewart, Luigi Pistilli.
ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Olga Bisera, Martine Brochard, Marco Giusti, Malisa Longo, Pippo Franco, George Hilton, Romolo Guerrieri, Italo Moscati, Giovanna Ralli, Antonella Salvucci, Diego Verdegiglio
Nel corso dell'incontro sarà presentato il libro di Olga Bisera Luciano Martino. Un amore che vive (Fuoco Editore)
a seguire In camera mia di Luciano Martino (1992, 99')
«Uno scrittore surrealista di televisione e di cinema sta attraversando un periodo di crisi creativa e decide, per reagire, di scrivere un romanzo autobiografico raccontando le sue pene» (Lancia). «In bilico tra realismo satirico e fantasia romantica, il film procede con qualche intoppo verso l'epilogo che è forse la cosa più pazza e divertente, con il tassista Tatti Sanguineti […]. "Se non c'è un pizzico di follia, la vita diventa una noia", dichiara il regista nelle interviste. E certo un ramo di simpatica follia attraversa questo film fuori tempo» (Anselmi).
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