È morto Mario Masini, direttore della fotografia diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ha lavorato con Carmelo Bene e i fratelli Taviani, è stato regista indipendente e un protagonista dell’ambiente culturale romano degli anni Sessanta.
Nato a Savona il 28 gennaio 1939 da famiglia di origini torinesi, cresce a Firenze dove da adolescente frequenta le proiezioni organizzate da Padre Maria Turoldo. Si trasferisce a Roma per frequentare la Scuola Nazionale di Cinema dove si diploma nel 1961. Sono gli stessi anni in cui al Centro Sperimentale ci sono Silvano Agosti, con cui realizza il cortometraggio Bolle nel 1963, e Vittorio Storaro, che lo porta come assistente sul set di Pugni, pupe e marinai di Daniele D’Anza.
Nello stesso periodo inizia a girare film “casalinghi”, realizzati nell’ambiente familiare e in modo del tutto indipendente, come i due cortometraggi Il sogno di Anita nel 1963 e Immagine del tempo l’anno successivo. Continua a filmare per anni sua moglie Anita, la nascita dei figli, la vita familiare arrivando così a comporre quello che resterà il suo unico lungometraggio X chiama Y, terminato nel 1967, che Masini definirà “uno studio sulla famiglia, che per caso era la mia”. X chiama Y resta uno dei grandi film indipendenti del cinema italiano, realizzato nell’ambiente culturale vivace e mutante della Roma degli anni Sessanta, prima del movimento Underground e dei cineclub. È nello stesso ambiente che Masini, lavorando a metà del decennio con Paolo Brunatto a Un’ora prima di Amleto + Pinocchio e Bis che incontra Carmelo Bene. Il genio salentino lo chiama pochi anni dopo per girare il suo primo lungometraggio, Nostra Signora dei Turchi, dando vita a un sodalizio artistico che durerà per tutta la breve parentesi cinematografica di Bene. Tranne Capricci, Masini dirige la fotografia di tutti i film di Bene: c’è lui dietro i colori vivi della pellicola Ektachrome e le luci forti del Salento di Nostra Signora dei Turchi; sono le sue acrobazie che permettono di filmare tutto Don Giovanni in una stanza; sono suoi i primi piani di Salomè e il 35mm scope di Un Amleto di meno. In quegli stessi anni gira anche Dentro il carcere, un viaggio nelle carceri italiane realizzato per la Rai e diretto da Arrigo Montanari. Nel 1973, mentre conclude l’avventura con Carmelo Bene, cura la fotografia di San Michele aveva un gallo di Paolo e Vittorio Taviani e l’anno successivo è con Luigi di Gianni per Il tempo dell’inizio. Lavora con diversi autori, tra cui Marco Ferreri, i giovanissimi Giuseppe Ferrara (Faccia di spia, 1975) e Bruno Bozzetto (Allegro non troppo, 1977) e nel 1977 ancora con i Taviani per Padre padrone, premiato a Cannes con la Palma d’oro dalla giuria diretta da Roberto Rossellini.
Anziché approfittare del successo di Padre padrone Mario Masini abbandona la professione di direttore della fotografia, si trasferisce in Germani e si dedica per più di dieci anni all’insegnamento e al metodo steineriano. Ritorna al cinema nel 1993, dapprima di nuovo con Brunatto per un documentario sul set del Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci (Why Buddha?,1993), in seguito lavora tra Portogallo e Mozambico con diversi registi. Nel 2008 è direttore della fotografia del film Teza, diretto dal grande regista etiope Haile Gerime e vincitore del Leone d’argento alla Mostra del cinema di Venezia, negli ultimi anni ha filmato Tutto parla di te nel 2013 per Alina Marazzi, e Mar dell’autrice portoghese Margarida Gil nel 2018. Oltre all’attività di direttore della fotografia Mario Masini ha collaborato con il Centro Sperimentale di Cinematografia seguendo personalmente la ristampa del suo film X chiama Y, conservato presso la Cineteca Nazionale e curato il restauro dei film di Carmelo Bene. Lo scorso anno è stata pubblicata la prima monografia a lui dedicata, L’eroico Masini, realizzata da Ludovico Cantisani D’Auria per Artdigiland.
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