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“Il Presidente Stefano Rulli a Venezia per il convegno “Il futuro del cinema: da settore ‘assistito’ a industria culturale strategica. Dopo la stabilizzazione del tax credit e verso la Conferenza Nazionale””
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Il presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, Stefano Rulli, è intervenuto lunedì 2 settembre al convegno "Il futuro del cinema: da settore 'assistito' a industria culturale strategica. Dopo la stabilizzazione del tax credit e verso la Conferenza Nazionale", tenuto presso la Sala degli Stucchi dell'Hotel Excelsior di Venezia. Il convegno è stato organizzato dalla Direzione Generale per il Cinema-MiBAC, in collaborazione con Istituto Luce-Cinecittà, ANICA e la Biennale di Venezia.

 
Dopo i saluti istituzionali di Paolo Baratta, presidente Fondazione La Biennale di Venezia, e l'introduzione di Nicola Borrelli, direttore generale per il Cinema-MiBAC, sono intervenuti: Riccardo Tozzi presidente ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), Angelo Barbagallo presidente sezione produttori ANICA, Martha Capello presidente AGPC (Associazione Giovani Produttori Cinematografici), Fabiano Fabiani presidente APT (Associazione Produttori Televisivi), Richard Borg presidente sezione distributori ANICA, Lionello Cerri presidente ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), Carlo Bernaschi presidente ANEM (Associazione Nazionale Esercenti Multiplex), Maurizio Sciarra coordinatore nazionale 100 autori, Nino Russo vicepresidente ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), Mario Caligiuri coordinatore della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni, Riccardo Monti presidente ICE (Agenzia per la promozione all'estero e per l'internazionalizzazione delle imprese italiane), Roberto Perpignani presidente FIDAC (Federazione Italiana delle Associazioni Cineaudiovisive), Silvano Conti coordinatore nazionale produzione culturale di SLC-CGIL, Giulio Scarpati coordinatore nazionale sezione attori italiani di SLC-CGIL.
Moderatore del convegno Roberto Cicutto, amministratore delegato Istituto Luce-Cinecittà.
 

Di seguito una breve sintesi dell'intervento del Presidente Stefano Rulli.

 

Intervento di Stefano Rulli
(Venezia, 2 settembre 2013)
 
I temi di riflessione che intendo proporre in questa sede provengono, più che dalla mia esperienza di sceneggiatore, dal mio primo anno di presidenza al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Da tempo è entrata in crisi una sorta di gerarchia che determinava a priori una scala dei valori legata ai linguaggi e/o ai media utilizzati: serie 'a' cinema con attori, 'b' documentario, 'c' serialità televisiva. La consapevolezza diffusa che si tratti di forme diversificate di un'unica industria della narrazione audiovisiva e tutte di pari dignità estetica, fatica però a tradursi in fatti concreti e scelte coerenti.
La politica dovrebbe, per parte sua, trarne una conclusione di grande importanza: collocare finalmente cinema e televisione all'interno di un'unica istituzione, preferibilmente autonoma -il Centro Nazionale dell'Audiovisivo- o almeno di un unico ministero, in grado di elaborare una legislazione organica in materia, che eviti di perdere il fuoco dei problemi in una sterile guerra di posizione tra opposte burocrazie.
A partire dagli stessi presupposti, come presidente del CSC, io credo che occorra formare i nuovi autori in modo più adeguato alle grandi trasformazioni in atto nell'industria dell'audiovisivo. Non più dunque una didattica centrata solo sul cinema ma allargata anche al 'documentario di narrazione' e alla serialità televisiva. In altre parole bisogna che il Centro Sperimentale di Cinematografia diventi sempre più un Centro Sperimentale del Cinema e dell'Audiovisivo. E proprio in quanto scuola di eccellenza e incubatrice di talenti, deve proporsi agli allievi anche come ponte tra il momento della formazione e quello dell'accesso al mercato, costruendo assieme ad altri interlocutori istituzionali esperienze che possano fornire, nei casi migliori, agli autori e alle loro creazioni una visibilità pubblica.
Da questo anno ad esempio, grazie ad accordi triennali con la BNL e Raicinema, il CSC sarà in grado di offrire agli allievi, uno per settore, la possibilità di diplomarsi con un lungometraggio.
Assieme a Raifiction abbiamo inoltre avviato un laboratorio creativo sulle web series, che ha portato ad individuare alcuni progetti narrativi che potranno essere messi in cantiere fin dal prossimo anno.
Ma non meno importante un accordo con l'Istituto Luce che mette a disposizione degli iscritti al Centro tutto il suo repertorio documentario per consentire loro di realizzare dei film di montaggio.
Fornire agli allievi iniziative certe per confrontarsi con gli interlocutori di domani diventa così un' ulteriore esperienza formativa dove ogni futuro autore può affinare un suo 'stile' anche nel gestire questi rapporti, trovando un 'suo' equilibrio tra la convinta difesa delle proprie idee e la disponibilità a vedere nelle critiche degli stimoli per far meglio.
Per quanto riguarda il Centro io credo che debba ritrovare una sua dimensione un po' offuscata negli anni: quella della sperimentazione. Come alle sue origini, il CSC deve tornare ad essere anche un punto di incontro per quegli artisti, intellettuali e professionisti che vogliano interrogarsi su un nuovo modo di pensare il racconto per immagini proprio alla luce delle grandi trasformazioni avvenute al livello delle nuove tecnologie. E in questo confrontarsi tra loro e misurarsi col nuovo, magari in specifici 'laboratori a tema', individuare nel Centro lo spazio naturale di una sorta di formazione permanente di eccellenza.
Sperimentare, innovare è possibile però solo a partire dal confronto con un passato che è esso stesso parte di noi.In questo senso il passaggio ormai prossimo al digitale pone alla Cineteca Nazionale, di cui come presidente del CSC sono responsabile, un problema drammatico, dal momento che solo una minima parte delle decine di migliaia di film che per legge è chiamata a conservare e a mettere a disposizione di chi ne fa richiesta -festival, cineclub, scuole- è stata digitalizzata. E se non si riusciranno a trovare in tempi brevi ingenti risorse per portare a termine la riconversione, questo immenso patrimonio artistico di fatto non sarà più visibile in tutti i cinema del paese. Una vera catastrofe culturale. Perchè non poter più vedere quei film che rappresentano buona parte del nostro immaginario collettivo, vuol dire che questo non sarà più conoscibile da parte delle nuove generazioni. E' necessario perciò che tutti insieme -artisti, politici, sindacati, giornalisti, fondazioni bancarie, sponsor e imprenditori- diamo vita a una iniziativa per denunciare all'opinione pubblica la drammaticità del problema e per avanzare proposte concrete di un qualche respiro strategico e finanziario.
Salvare il cinema italiano dal pericolo dell'irrilevanza o peggio della perdita di memoria, significa rimetterci tutti in discussione, pronti a fare la nostra parte per definire un nuovo modo di pensare il cinema e di realizzarlo ma anche per salvare dall'oblio quell'immaginario collettivo che rappresenta una parte decisiva della nostra identità e dunque della possibilità stessa di un rinnovamento vero.
 
Stefano Rulli
presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia

 

 

 

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