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La Biblioteca Luigi Chiarini arricchisce il suo patrimonio con la donazione Emilio Vesperini
Centro Sperimentale di Cinematografia
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02 Marzo 2025

La Biblioteca Luigi Chiarini del CSC ha recentemente catalogato la collezione di soggetti, sceneggiature e documenti appartenuti a Emilio Vesperini (1925-1989), che, tra la metà degli anni '70 e la fine degli anni '80, ricoprì ruoli di vertice in diverse società del gruppo dell'Ente autonomo di gestione per il cinema.

La donazione, avvenuta nel 2024 per volontà degli eredi, comprende 32 progetti cinematografici, tra cui “La ciurma” di Michelangelo Antonioni, “Il caso Schreber” di Cecilia Mangini e Lino Del Fra, e "I tempi della fine" di Fabrizio Onofri e Gillo Pontecorvo. I progetti, inviati in anteprima a Vesperini da registi e sceneggiatori, erano destinati a ottenere un suo parere favorevole alla realizzazione. Le opere spaziano tra diversi generi e coinvolgono alcuni dei più importanti nomi del cinema italiano.

Tra i titoli della raccolta figurano: Il tempo dell'inizio di Luigi Di Gianni (1974), Il sospetto di Francesco Maselli (1975), Al di là del bene e del male di Liliana Cavani (1977), Una casa in bilico di Antonietta De Lillo e Giorgio Magliulo (1986), L’inchiesta di Damiano Damiani (1986),  Roma occupata (1984) e Remake di Ansano Giannarelli (1987),  La coda del diavolo di Giorgio Treves (1987), Good Morning Babilonia di Paolo Taviani e Vittorio Taviani (1987), L'arte e la società di Emidio Greco (1988), A proposito di quella strana ragazza di Marco Leto (1989), Il nodo alla cravatta di Alessandro Di Robilant (1991), Adelaide di Lucio Gaudino (1992) e Anni ribelli di Rosalia Polizzi (1994).

Per informazioni più dettagliate vedi l'elenco completo dei materiali. Per la consultazione scrivere a biblioteca@fondazionecsc.it

Note biografiche

Emilio Vesperini nasce nel giugno del 1925 a Roma, nel quartiere di Trastevere. Con i suoi genitori e l’amato fratello Franco si trasferisce all’inizio del 1936 nel quartiere di Testaccio.

I quindici anni trascorsi a Testaccio, prima del matrimonio, costituiscono per Emilio un periodo ricco di esperienze umane e intellettuali che ne forgiano profondamente la personalità. Stringe un intenso rapporto di amicizia con i fratelli Di Genova (tra i quali Giorgio, che diventerà un importante storico dell’arte) che introducono lui e il fratello Franco alla lettura dei grandi narratori russi, francesi e americani e a quella, clandestina, dei giornali e degli scritti antifascisti. Frequenta inoltre, con profitto, il liceo classico del Virgilio, una delle più importanti scuole romane dell’epoca. All’interno della famiglia, consolida il suo legame con lo zio Italo Tomassi, uomo mite e spiritoso, che si comincia ad affermare, in quegli stessi anni, come uno dei principali scenografi del cinema italiano, per poi collaborare con i più importanti registi italiani della seconda metà del ‘900.

Vive gli anni drammatici della guerra e quelli dell’occupazione nazista di Roma; in particolare è costretto muoversi con grandi cautele dopo la pubblicazione, il 9 novembre 1943, del primo bando Graziani per il reclutamento obbligatorio nel nuovo esercito della Repubblica sociale italiana, che coinvolge i giovani delle classi 1923, 1924 e 1925. In questi anni incontra anche Marisa, destinata a diventare la compagna della sua vita; la futura moglie, però, è di religione ebraica e, durante l’occupazione nazista della Capitale, è alla costante ricerca di nuovi nascondigli, per mettere al riparo sé stessa e le sue sorelle dai rastrellamenti tedeschi.

Terminata la guerra, Emilio intensifica i suoi impegni civili, politici e intellettuali. Ricostituisce la sezione del Partito socialista italiano di Testaccio e si adopera da subito per munirla di un’ampia biblioteca. In quel contesto, conosce Ernesto de Martino, partecipa a una serie di incontri promossi dallo stesso e progetta di scrivere la tesi di laurea sulla sua opera. Come testimoniano le carte rinvenute nel suo archivio e i numerosi libri rinvenuti nella sua biblioteca, Emilio manterrà un rapporto di consuetudine e di amicizia con de Martino fino alla morte di questi nel 1965, e rimarrà una delle sue principali esperienze intellettuali della sua vita.

Nell’arco di pochi anni, è partecipe di altre esperienze di grande rilievo civile e intellettuale. Innanzitutto, comincia a frequentare la libreria Einaudi di via degli Uffici del Vicario: nelle parole di Giulio Einaudi, «un ufficio meraviglioso, una sede principesca, con i saloni, tutto quanto»; dove si sono fatte riviste come “Risorgimento” e “Società”, si tenevano contatti con Vittorini per fare “Il Politecnico” e «c’era un grande fermento, edizioni, collane». La libreria ospita eventi culturali di rilievo, alternandosi la presentazione di libri dei principali autori dell’epoca (Elio Vittorini, appunto, e poi Cesare Pavese, Franco Fortini, Cesare Cases e molti altri) e veri e propri dibattiti politici. In quegli stessi anni, peraltro, tra i frequentatori assidui e i collaboratori della libreria Einaudi, ci sono alcuni protagonisti della vita culturale e politica italiana del tempo e degli anni a venire: tra i quali, Natalia Ginzburg, Felice Balbo, Carlo Muscetta, Franco Rodano, Antonio Giolitti, Rocco Scotellaro.

La libreria Einaudi, però, è anche il luogo di incontro di giovani intellettuali, accomunati dalla passione culturale e politica, dall’intransigente antifascismo e dall’effervescenza della libertà ritrovata dopo la caduta del fascismo. Da Einaudi, Emilio conosce quelli che, poi, diventeranno gli amici di una vita, Roberto e Olimpia Giannarelli, Egisto e Pina Piperno. Hanno in comune anche la passione per il cinema e partecipano assiduamente alle attività del circolo “Charlie Chaplin”. Si tratta del primo circolo del cinema, nato a Roma dopo la guerra (1950), su iniziativa, tra gli altri, di Mino Argentieri, Ivano Cipriani e Carlo Ripa di Meana, che, con l’organizzazione de “I lunedì del Rialto”, riscuote un grande successo presso la critica e il pubblico.

In quegli stessi anni, Emilio inizia gli studi filosofici presso l’Università la Sapienza. Tra i suoi professori, ci sono i maggiori filosofi e intellettuali del tempo, che alla ricca produzione scientifica accompagnano l’impegno politico e istituzionale: tra questi, Carlo Antoni, Guido Calogero, Guido De Ruggiero. Inoltre, Emilio entra a far parte del piccolo gruppo di giovani studiosi che frequentano i seminari organizzati, con cadenza settimanale, da Carlo Antoni, dedicati in gran parte alla discussione su Benedetto Croce e sull’idealismo italiano. Come racconterà Gennaro Sasso, in uno scritto di sessant’anni dopo, di quel gruppo fanno parte giovani di diversa provenienza (filosofi e germanisti, storici delle religioni, storici delle età medievale e moderna, cultori di letteratura antica e italiana), e, al pari dei loro maestri, anche molti di essi occuperanno un posto importante nella vita culturale, civile e politica dei decenni successivi: oltre allo stesso Sasso, si possono ricordare tra gli altri, Giovanni Ferrara, Cesare Mannucci, Giancarlo Montesi, Antonello Frajese, Paolo Bogliaccino, Luciano Zagari, Paola De Biase.

All’inizio degli anni ’50, Emilio è assunto a Cinecittà con qualifica amministrativa e inizia una brillante carriera che lo porterà tra gli anni ’70 e ’80 del XX secolo a ricoprire le massime cariche amministrative delle tre società del gruppo cinematografico pubblico (Istituto Luce, Cinecittà e Italnoleggio) e, infine, dello stesso Ente autonomo di gestione per il cinema. In quegli anni, stabilisce e rafforza rapporti di amicizia con importanti critici cinematografici (tra i quali Argentieri e Callisto Cosulich) e registi (come Ettore Scola, Federico Fellini, Carlo Lizzani, Sergio Leone, Citto Maselli, Giuseppe De Santis, i fratelli Taviani). Nelle sue carte si sono ritrovati anche molti copioni inviatigli da giovani registi per chiedere una sua valutazione: Emilio non si sottrae mai dal rispondere, con tempestività, con tono garbato, ma schietto. 

Negli ultimi anni della sua vita (morirà a Roma nel febbraio del 1989), riceve importanti riconoscimenti per i meriti acquisiti durante la sua attività professionale. Il 2 giugno 1987 è insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana; nel 1988 riceve la medaglia d’oro durante la 23a edizione della manifestazione “Una vita per il cinema”.

Gli impegni lavorativi non gli impediscono di continuare a coltivare, per tutta la vita, gli interessi culturali della sua gioventù. Ne costituisce un’importante testimonianza la sua biblioteca personale, composta di migliaia di volumi, che spaziano tra storia, filosofia, poesia, critica letteraria, semiotica, cinema e narrativa custodita dalla Biblioteca Statale Antonio Baldini. (https://bibliotecabaldini.cultura.gov.it/fondo-emilio-vesperini/).

Giulio Vesperini

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