“Oggi al cinema Trevi festeggiamo Halloween così: ” “HALLOWEEN BY SHOCKPROOF”
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" «In occasione della serata di Halloween proponiamo tre titoli selezionati fra le proposte dell'etichetta Shockproof. Tre thriller italiani prodotti fra il 1972 e il 2016, firmati da registi di diversa formazione che declinano il genere secondo pratiche autoriali fuori dagli schemi. Si passa da un classico sottovalutato come Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? all'esperimento cinefilo e cineclubistico di Rorret, per approdare alle atmosfere noir di Senza lasciare traccia, uno degli esordi più promettenti di questi ultimi anni» (Simone Starace).
Programma a cura dell'associazione Magnifica Ossessione
ore 17.00 Rorret di Fulvio Wetzl (1988, 110')
Rorret (Lou Castel), che ha vissuto una infanzia infelice, ha un rapporto morboso con il terrore. Ha allestito una sala cinematografica, in cui si proiettano appunto pellicole di terrore, dove spia le reazioni degli spettatori, specie se donne. Egli comincia a uccidere: la sua prima vittima è Sheila (Rosanna Coggiola), ritenuta futile, la seconda è Barbara (Anna Galiena), una pittrice che per Rorret non ha un rapporto corretto con la paura. Con Cecilia (Patrizia Punzo), un'attrice specializzata in tecniche di immedesimazione, egli si trova una sera al cinema a vedere un film del terrore, ma la pellicola si spezza… «Opera prima di Fulvio Wetzl, tra i soci fondatori del cineclub romano Officina Filmclub assieme a Cristina Torelli, Paolo Luciani, Ciro Giorgini e Fabrizio Grana. L'idea è quella di un horror ambientato negli ambienti cineclubbari (Rorret=Terror) romani. Una specie di Targets dei poverissimi. […] Occhio a Raffaella Baracchi. Uno degli omicidi si svolge al Labirinto! Cultissimo per i pochi intimi» (Giusti).
ore 19.00 Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? di Anthony Ascot [Giuliano Carnimeo] (1972, 94')
La modella Jennifer Osterman (Edwige Fenech), perseguitata dall'ex marito Adam (Ben Carrà), si trasferisce con l'amica Marylin (Paola Quattrini) in un condominio dove un killer sta uccidendo giovani donne a colpi di bisturi. «L'unico thriller del regista western Giuliano Carnimeo prende le mosse dalla sceneggiatura di Ernesto Gastaldi […]. L'impianto di genere è debitore dello psico-thriller targato Sergio Martino a partire da componenti rilevanti del cast tecnico e artistico: produce Luciano Martino (per Galassia Film e Lea Film), che affida il montaggio a Eugenio Alabiso e il proscenio alla rodata e remunerativa coppia glamour formata da Edwige Fenech e George Hilton. […] Carnimeo sostanzia una regia in cui mescola i referenti delle immagini in un cortocircuito di ricordi, realtà e suggestioni, restituito tramite florilegio di fuori fuoco, rotazioni di macchina e vortici panoramici, zoom e verticali a piombo, angoli prospettici estremi e moltiplicazioni delle immagini» (Bartolini).
ore 20.45 Incontro moderato da Simone Starace con Gianclaudio Cappai e Michele De Angelis
a seguire Senza lasciare traccia di Gianclaudio Cappai (2016, 93')
Afflitto da una malattia incurabile, l'insegnante Bruno (Michele Riondino) decide di accompagnare la moglie restauratrice Elena (Valentina Cervi) in viaggio verso una località del Nord, dove un trauma infantile lo ha segnato nel corpo e nell'anima. Mentre lei lavora su un antico dipinto, lui approfitta del tempo libero per raggiungere una vecchia fornace, ora rifugio di un uomo e di sua figlia. Nessuno dei due riconosce quell'intruso dalle intenzioni sempre più ambigue. « Più che un viaggio nella memoria, Senza lasciare traccia è la rappresentazione onirica dei sensi, delle ferite, della metamorfosi biologica di un corpo, che diventa spazio cinematografico e forse persino metafora di un mondo arcaico in via d'estinzione. Il film compie un lavoro sull'immagine e sulla materia del cinema complesso, perché carico di sfumature linguistiche impercettibili tra movimento e staticità, intimismo europeo e plasticità. Una violenza trattenuta, quasi insostenibile quella di Cappai […] e non sfocia mai nella freddezza ma anzi - quasi miracolosamente - assurge a una dimensione di lieve astrattezza e liberazione. Qui parliamo di un cinema personalissimo, coraggioso, che chiede qualcosa in più allo spettatore per dare in cambio un'esperienza, un volume di suoni e sentimenti estremamente profondo e sincero» (Carlo Valeri).
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