“Prosegue fino al 12 febbraio, al cinema Trevi, la retrospettiva “Silvana Mangano la signora del cinema italiano”
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«"E la luna fece una catena con le stelle e le comete per liberare la principessa e restituirla al suo grande amore…": erano queste le storie che zia Silvana raccontava a noi bambini nel suo salottino a Villa Catena. A 25 anni dalla sua morte vogliamo ricordarla così, ripercorrendo i tratti salienti della sua carriera. Musa ispiratrice di Visconti e Pasolini, amata da De Sica, Monicelli e Lizzani, è stata l'icona del grande cinema italiano, dal neorealismo alla commedia all'italiana, dal sodalizio artistico con Alberto Sordi al grande cinema d'autore. Una carriera in punta di piedi che le è valso il titolo di "Signora del cinema italiano"» (Giovanni Cimmino)
Rassegna in collaborazione con il Centro Studi Silvana Mangano
venerdì 6
ore 17.00 Anna di Alberto Lattuada (1951, 106')
«Con il costumista ed il parrucchiere decidemmo che Silvana per il ballo del "Negro Zumbon" avrebbe indossato una parrucca con i capelli corti. Lei mi pregò di girare la scena alla fine delle riprese. Visto che per me era la stessa cosa, acconsentii. Finite le riprese dissi a Silvana "domani si gira El negro Zumbon" sei pronta con i passi?" mi rispose che non c'erano problemi. Andammo tutti a casa e l'indomani mattina Silvana venne in sala trucco con i capelli corti, come si vedono nel film. Quando gli chiesi perché lo aveva fatto mi rispose che una parrucca era una cosa falsa e non gli andava bene. Il problema fu con Dino che pensò che fossi stato io a convincere la moglie a tagliarsi i capelli; non mi rivolse la parola per circa un anno, poi per fortuna gli passò» (Lattuada).
ore 19.00 Jovanka e le altre diMartin Ritt(1959, 107')
«Ero giovanissima, avevo 19 anni, ed ero completamente inesperta. Silvana e la Moreau mi aiutarono in tutto. Dino aveva organizzato una grande conferenza stampa per la scena della rasatura dei capelli ed io mi vergognavo ed ero terrorizzata. Tuttavia vedendo Silvana affrontare la cosa con grande serenità anche io mi feci rasare. Un altro momento in cui Silvana e Jeanne Moreau mi aiutarono fu durante la scena del bagno, mi vergognavo da morire e loro parlarono con il regista perché mi facesse tenere una sottoveste, cosa, tra l'altro, del tutto plausibile, dato che il mio personaggio era incinta» (Gravina).
ore 21.00 Incontro moderato da Orio Caldiron con Giovanni Cimmino, Caterina d'Amico
a seguire Riso amaro di Giuseppe De Santis(1948, 109')
«La preparazione del film fu difficilissima ma il principale problema che dovevo affrontare fu quello di trovare un'attrice in grado di rappresentare quel mondo. Non saprei più dire quante attrice vidi, nessuna mi riportava in quel mondo. Vidi anche Silvana, che accompagnava una sua amica: Lilli Saraceni, che scartai immediatamente perché venne, come imponeva la moda dell'epoca, truccatissima e con i capelli cotonati. Una mattina, mentre piovigginava, ero in via veneto, quando all'angolo di Via Sicilia urtai una figura, chiesi scusa e mi rispose "si figuri dottor De Santis" alzai lo sguardo e vidi una ragazza con i capelli bagnati ed una rosellina in mano: rimasi folgorato. Le feci un rapido provino e firmammo subito il contratto. Fu un film durissimo, tutto il giorno con le gambe in acqua. Da Silvana non sentii mai un lamento, ogni tanto la vedevo seduta da una parte che con estrema naturalezza si toglieva le sanguisughe dalle gambe» (De Santis).
Ingresso gratuito
sabato 7
ore 17.00 Riso amaro di Giuseppe De Santis(replica)
ore 19.00 Lo scopone scientifico di Luigi Comencini (1972, 109')
«Purtroppo con Silvana ho realizzato solo questo fortunatissimo film. Quando al mattino arrivavo sul set, nel parco della villa in cui giravamo, mi si paravano davanti quattro roulottes ben allineate, tutte identiche, proprio per non creare complicazioni: in una c'era Sordi, nell'altra Bette Davis, nella terza Joseph Cotton e infine Silvana. Dovevo stare molto attento affinché tutti credessero di essere stati i primi ad essere salutati da me. Che non sia mai che Sordi o la Davis scoprissero che avevo salutato l'uno o l'altro prima. I due si sono detestati per tutto il film! Silvana lo aveva capito e ridendo mi diceva sempre: "anche oggi hai fatto i sepolcri?"» (Comencini).
ore 21.00 Mambo di Robert Rossen (1954, 106')
«Mambo fu un film difficilissimo, girato quasi tutto in esterni a Venezia, d'inverno, con un clima terribile; inoltre molte scene erano girate di notte. Silvana per tutto il film si comportò con grande professionalità: cordiale e simpatica con tutti. Ricordo che forse per la stanchezza, forse per un terribile raffreddore che mi tormentava, un giorno mi dimenticai di mandare un motoscafo a prendere Silvana. Quando me ne accorsi immediatamente la chiamai in Hotel e gli dissi che avrei provveduto subito; lei mi rispose "Mario esistono anche i traghetti, tra 10 minuti sono sul set". Immediatamente corsi a prenderla, scusandomi per l'accaduto, temendo di essere licenziato in tronco, non solo era la protagonista del film ma anche la moglie del produttore. Appena scese dal traghetto mi vide e sorridendo disse "sarà il nostro piccolo segreto", e mai nessuno seppe nulla» (Mario Cecchi Gori).
domenica 8
ore 17.00 Mambo di Robert Rossen (replica)
ore 19.00 Il processo di Verona di Carlo Lizzani (1963, 119')
«La scena della telefonata al padre di Edda, nel disperato tentativo di salvare il marito, era il punto nevralgico del film. Edda doveva combattere su tre fronti: Il padre Mussolini, Ciano, cui cercava di incutere coraggio, infine star molto attenta alla spia Frau Beetz. Silvana si rendeva perfettamente conto dell'enorme responsabilità: la minima sbavatura nella recitazione o il più piccolo calo di tensione avrebbe compromesso il film, inoltre era consapevole che l'interpretazione in quel ruolo costitutiva un banco di prova senza appello per la sua reputazione di attrice. Detti il ciak e Silvana partì come una leonessa inferocita: più andava avanti più diventava credibile. Quando ebbe finito avevamo i brividi, dissi "buona la prima". Ne facemmo una di riserva e andai da lei per complimentarmi. Volevo anche sapere come aveva fatto, Silvana mi rispose: "Semplice è stato come se mi toccassero Dino"» (Lizzani).
ore 21.15 La grande guerra di Mario Monicelli (1959, 134')
«Nel 1959, proposi a Silvana di fare il ruolo della prostituta Costantina. Confesso che ero molto titubante, temevo che non avrebbe mai accettato un ruolo così divertente, lontano dei personaggi fino a quel momento da lei interpretati. Con mia grande meraviglia Silvana accolse la mia proposta con grande entusiasmo. Le riprese furono molto serene e la sera ci ritrovavamo con Silvana, Sordi e Gassman a cena e a ridere come matti. Incontrai Silvana moltissimi anni dopo, poco prima che morisse, e mi disse che ricordava con profonda nostalgia le grandi risate che ci siamo fatti durante le riprese del film» (Monicelli).
martedì 10
ore 17.00 La grande guerra di Mario Monicelli (replica)
ore 19.30 La mia signora diMauro Bolognini, Tinto Brass, Luigi Comencini(1964, 104')
«Conobbi Silvana durante le riprese dell'episodio Eritrea. Rimasi colpito dalla sua bellezza ma essenzialmente dalla sua professionalità. Avevo una scena dove praticamente la violentavo, ed ero imbarazzatissimo, non riuscivo a farla. Dopo vari tentativi, fu proprio lei con una battuta a farmi fare una risata e a sbloccarmi, e la scena fu realizzata. Molti anni dopo mio figlio iniziò a lavorare da Dino e mi capitò di rivederla di sfuggita, sempre molto gentile e disponibile» (Gora).
ore 21.30 Teorema di Pier Paolo Pasolini(1968, 98')
«Avevo due sogni nel cassetto: fare un film con Pasolini e lavorare con la Mangano. Quando un giorno mi chiamò Pasolini per propormi di fare il film Teorema non me lo feci ripetere due volte. Lo incontrai e mi disse che avrei dovuto vestire Silvana Mangano. Mi sembrava impossibile: i miei due sogni che si sono realizzati insieme. All'inizio a causa della mia e della sua timidezza il rapporto non fu facilissimo ma presto riuscimmo a scioglierci e diventammo amici. Ho due ricordi netti nella mia mente legati a Teorema. Nel film c'era una scena di nudo e lei fu irremovibile nel non volersi spogliare, diceva che alla sua età era ridicolo anche solo pensarlo; la vidi in costume ed era perfetta invece, ma questa era Silvana. Un altro ricordo fu che per esigenze di produzione chiedemmo a Silvana se poteva indossare le sue scarpe. Lei mandò un incaricato con 50 modelli di scarpe, tutte uguali, stesso tacco, stesso identico modello cambiava solo la sfumatura del marrone, tutte in una confezione di panno con sopra un pezzettino di pelle che indicava il colore. Credo che nella chiassosa Roma della dolce vita queste raffinatezze erano uniche!» (Roberto Capucci).
mercoledì 11
ore 17.00 Teorema di Pier Paolo Pasolini(replica)
ore 19.00 Le streghe di Mauro Bolognini, Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini, Franco Rossi, Luchino Visconti (1966, 105')
«Ho fatto vari film con Silvana ma questo fu quello dove ebbi modo di conoscerla meglio. Il primo ricordo che ho di lei sono le pazze risate che ci facevamo la sera dopo le riprese, in compagnia di Pier Paolo e di Totò, che ci raccontava barzellette irresistibili. Io sono un timido ed ero molto intimorito a lavorare con una star internazionale come Silvana, così all'inizio quasi non gli rivolgevo la parola. Poi una mattina presi il coraggio a due mani e le dissi "ciao tutto bene", lei mi guardò con sorriso materno e mi disse "si grazie tutto bene e tu come stai?" così rompemmo il ghiaccio ed iniziammo a parlare» (Davoli).
ore 21.00 Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti (1974, 121')
«Quando preparavo questo film, Luchino era già ammalato. Silvana viveva in America e aveva accettato di tornare solo per lavorare per l'amico. Sapevo che sarebbe venuta in Italia al massimo un giorno prima delle riprese e che quindi doveva essere tutto pronto. Tutte le pellicce del film furono realizzate dalle sorelle Fendi, vennero delle bellissime manquene, della stessa altezza di Silvana, provavano le pellicce ma mi sembravano di piombo, non avevano alcuna leggerezza. Eravamo disperati, già sentivo le urla di Luchino. Quando entrarono in sartoria Silvana e Luchino sentii un brivido per tutto il corpo, ero pronto al peggio. Luchino disse che voleva partire dalle pellicce, mi sentii morire. Silvana indossò la prima pelliccia e addosso a lei era diventata una piuma, volava! Luchino si complimentò con me e Fendi. Questa era la magia di Silvana» (Tosi).
giovedì 12
ore 16.30 Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti(replica)
ore 18.45 Ulisse di Mario Camerini (1954, 94')
«Appena penso a questo film il mio primo ricordo sono le pazze risate che facevo con Silvana, la signora Camerini, e il giovane segretario di produzione Mario Cecchi Gori. Pur essendo la moglie del produttore ed una diva rimanevo sempre esterrefatto dalla simpatia e semplicità di Silvana. Io facevo il ruolo di uno dei capi dei Proci. Nel film c'è una scena dove Penelope scende uno scalone durante un banchetto ed io ho una battuta che suona pressappoco così "Finalmente Penelope, scendi tra di noi!"; per motivi economici il festino greco era ridotto a pane, olive, e due cosce di pollo, che per tutta la scena del film fingevo di mangiare. Finita la scena Silvana mi prese molto in giro per questo!» (Riccardo Garrone).
ore 20.30 Incontro moderato da Italo Moscati con Maite Carpio, Giovanni Cimmino
a seguire Sorriso amaro di Maite Carpio (2009, 56')
Un commovente ritratto di Silvana Mangano, diva misteriosa e bellissima che è riuscita a superare l'immagine da icona sexy che la infastidiva. Attraverso le parole di amici, familiari e personaggi del mondo del cinema, il documentario ripercorre la carriera della grande attrice, dall'indimenticabile bellezza trionfale di Riso Amaro, alle commedie con Alberto Sordi fino al suo ruolo di nobildonna sofisticata in Morte a Venezia. «Facendo il film, durante le numerose interviste è venuta fuori un'altra persona. Ho scelto, così di parlare di altri aspetti dell'attrice, puntando sulla descrizione di una donna misteriosa e fatta a pezzi» (Carpio).
Ingresso gratuito
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