“Prosegue la retrospettiva “le stagioni del nostro cinema”. Sabato 7 febbraio film di Vancini e di Zurlini. Al cinema Trevi a partire dalle 16.45.”
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7 febbraio ore 16.45
Uomini soli (1959)
Regia: Florestano Vancini; soggetto e sceneggiatura: F. Vancini; commento: Stelio Martini; fotografia: Aldo Nascimbene; musica: Daniele Paris; origine: Italia; produzione: E. Ferrari; durata: 16'.
La triste realtà del dormitorio pubblico di Ferrara, dove persone senza famiglia e occupazione trascorrono la notte. «L'accento posto da Vancini sulla solitudine, più che sull'emarginazione sociale e sulla povertà, si rivela centrale per comprendere l'importanza che il legame famigliare riveste nell'Italia di questi anni. La peggior sventura non è esser poveri, ma essere soli» (Ivelise Perniola).
a seguire
Amore amaro (1974)
Regia: Florestano Vancini; soggetto: dal racconto Per cause imprecisate di Carlo Bernari; sceneggiatura: Suso Cecchi d'Amico, F. Vancini; fotografia: Dario Di Palma; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Lisa Gastoni, Leonard Mann [Leonardo Manzella], Rita Livesi, Germano Longo, Maurizio Fiori, Nino Dal Fabbro; origine: Italia; produzione: Fral; durata: 110'.
A Ferrara, alla fine degli anni Trenta, uno studente universitario, figlio di un antifascista in carcere, si innamora di una vedova più anziana di lui, sostenitrice del regime. La diversa fede politica incrina il rapporto tra i due. «Curiosamente, Vancini e Suso Cecchi d'Amico hanno preso un racconto romano di Carlo Bernani (50 pagine del volume Per cause imprecisate, pubblicato da Mondadori) e l'hanno trasformato in una storia ferrarese di Giorgio Bassani. Nelle delicate pagine di Bernani lo sfondo storico è appena accennato: e la storia d'amore fra la bella vedova matura e il giovane tintore intellettuale è tutta affidata ai moti del cuore» (Kezich). «Se i miei film melodrammatici sono caratterizzati da un certo distacco, ciò è legato ad una precisa volontà. Probabilmente, se mi fossi avvicinato alla materia in maniera più disinvolta, più passionale, avrei ottenuto quella marcia in più. Ho cercato di mantenere le distanze, ma senza rinunciare del tutto all'istinto; in definitiva, amo la lirica, e dunque la nostalgia, il rimpianto in essa implicita» (Vancini).
Vietato ai minori di anni 18
ore 19.00
La lunga notte del '43 (1960)
Regia: Florestano Vancini; soggetto: dal racconto Una notte del '43 di Giorgio Bassani; sceneggiatura: F. Vancini, Ennio De Concini, Pier Paolo Pasolini; fotografia: Carlo Di Palma; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Belinda Lee, Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Andrea Checchi, Nerio Bernardi, Gino Cervi; origine: Italia; produzione: Ajace Produzioni Cinematografiche, Euro International Film; durata: 106'.
Nel novembre del '43 un fascista fa ammazzare il console di Ferrara, facendo ricadere la responsabilità del delitto sugli antifascisti. Riesce così a riappropriarsi della carica di dirigente provinciale del partito e far fucilare alcuni noti antifascisti. Quindici anni dopo i fatti riemergono dall'oblio… Pestelli salutò con entusiasmo l'esordio del regista: «Esordienti così preparati non possono che far del bene al nostro cinema». «Rispetto all'opera letteraria sono stati aggiunti dei personaggi, inesistenti nel racconto; inoltre il finale è completamente diverso. Non si tratta di una ricostruzione storica rigorosa, ciò nonostante il massacro di cui si parla accadde realmente. Io stesso vidi quei corpi: avevo diciassette anni, stavo andando a scuola in bicicletta, quando sentii dire che in centro c'erano dei morti. Questo è quello che è vero storicamente, tuttavia Bassani ne ha fatto una rielaborazione abbastanza libera; il farmacista protagonista della vicenda, ad esempio, nella realtà non esiste» (Vancini).
Vietato ai minori di anni 16
ore 21.00
Il mercato delle facce (1952)
Regia: Valerio Zurlini; fotografia: Pier Ludovico Pavoni; montaggio: Luciano Fineschi; collaborazione alla regia: Rinaldo Ricci, Giulio Questi; voce: Arnoldo Foà; interpreti: Luisa Pizzi, Giuseppe La Torre, Armando Varriale, Mariolina Bovo, Gianni Franciolini, Francesco Rosi; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 12'.
«Il mercato delle facce, girato quasi interamente in una stanza del sindacato generici e comparse, è dedicato con solidarietà e attenzione ai poveri relitti che si guadagnavano sì e no di che mangiare ai margini del mondo del cinema. Una curiosità del film è costituita dal fatto che vi comparvero il povero Gianni Franciolini, Franco Rosi e Franco Zeffirelli in veste di attori» (Zurlini). Il cortometraggio era abbinato a Gli undici moschettieri di Ennio De Concini e Fausto Saraceni. Medaglia d'oro per la miglior regia alla prima edizione della Mostra Nazionale del Nazionale del Documentario, Pisa 1952.
a seguire
Racconto del quartiere (1950)
Regia: Valerio Zurlini; fotografia: Tino Santoni; montaggio: Mario Nascimbene; voce: Tina Lattanzi; origine: Italia; produzione: Industrie Cinematografiche Sociali; durata: 11'.
Una giornata, dall'alba al tramonto, del quartiere romano di Trastevere. Strade di sanpietrini lucidi, illuminati dal primo raggio di sole, le persiane sono chiuse, un campanile, una donna che, come un'ombra, attraversa la strada, un gattino accanto a un'inferriata... La macchina da presa sosta al lavatoio, cogliendo gesti e volti di donne al lavoro. Poi, quando il sole è alto, s'inoltra in "mercati piccoli, incuneati in angoli di strade". Le donne si parlano da una finestra all'altra, i bambini giocano. A Regina Coeli, scrutata in ampie panoramiche e in piccoli dettagli, il tempo sembra sospeso. Le due. "Trastevere riposa immobile dal Gianicolo alla Lungara". Strade e vicoli vuoti.
a seguire
Estate violenta (1959)
Regia: Valerio Zurlini; soggetto: V. Zurlini; sceneggiatura: V. Zurlini, Suso Cecchi D'Amico, Giorgio Prosperi; fotografia: Tino Santoni; musica: Mario Nascimbene; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Eleonora Rossi Drago, Jean Louis Trintignant, Jacqueline Sassard, Cathia Caro, Enrico Maria Salerno, Lilla Brignone; origine: Italia; produzione: Titanus; durata: 98'.
Riccione, luglio 1943. Un giovane di famiglia fascista s'innamora della vedova di un combattente. Ben presto gli avvenimenti precipitano e i due decidono di fuggire. «Molti mi hanno rimproverato di non aver saputo operare la fusione tra il fatto storico e la vicenda privata; dal canto mio, posso dire che Estate violenta è stato fatto tra incredibili difficoltà. Doveva essere girato in otto settimane, non avevo neanche le divise dei soldati, l'abbiamo fatto con quattro soldi in condizioni di miseria estrema fino alla vigilia della scena del bombardamento. Goffredo Lombardo, il produttore, fece allora una scelta che cambiò le sorti del film, decidendo di buttare in quella sequenza i mezzi di un film normale, e anche qualcosa di più. Naturalmente, alla fine, questo "peso" di avventura collettiva, sia pure concentrato nel solo bombardamento, ma messo in scena con mezzi quasi all'americana, capovolge la qualità del film, fino ad allora di natura intimista, tutto nel gioco degli attori, fatto di sguardi, di sottintesi. Grazie a questa fusione finale, il film ebbe un successo straordinario quando uscì: erano in molti a ricordarsi di quel periodo [...] e si riconobbero nel film. Con il ritratto dell'ambiente analizzato in Estate violenta avevo cercato non di dare un'analisi critica, ma di ricordarmi di certe impressioni visuali provate nel corso di quell'estate del 1943. Cercavo di ritrovare il vuoto che circondava la gioventù del periodo, un vuoto intellettuale, culturale, un vuoto di fiducia, un'assenza di aspettative nel futuro» (Zurlini).
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