604 Bianco e nero
È dedicato a una delle più importanti registe del nostro cinema il numero 604 di “Bianco e nero” appena uscito, intitolato “Liliana racconta Cavani” e curato da Enrico Magrelli, anche autore della lunga intervista che di Liliana Cavani ci offre un triplice ritratto: quello dell’artista, dell’intellettuale e della donna.
Un’intervista che è tappa preziosa di un nuovo viaggio alla scoperta e alla riscoperta di una cineasta speciale, diplomata in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia in un’epoca in cui le donne dietro la macchina da presa erano pochissime, pioniera in Rai di una tv culturale e di qualità, documentarista di vaglia, studiosa della scienza e della spiritualità (da Galileo a San Francesco, passando per Milarepa), regista di titoli quali I cannibali, Il portiere di notte e La pelle, di nuovo autrice televisiva di opere dedicate a grandi personaggi quali Albert Einstein e Alcide De Gasperi. Il portiere di notte è stato uno dei film più controversi e sconvolgenti del dopoguerra, nonché – all’epoca – un clamoroso successo di pubblico. Ma l’importanza di Liliana Cavani nasce ben prima, negli anni ’60, grazie al suo lavoro in Rai e alla realizzazione di documentari fondamentali, fra i quali è importante, oggi, ricordare La donna nella Resistenza, del 1965: è stato il primo, fondamentale contributo alla giusta considerazione del ruolo delle donne nella lotta contro il nazifascismo.
Non stupisce infine che il nuovo film di Liliana Cavani, ispirato all’omonimo libro di Carlo Rovelli, abbia titolo L’ordine del tempo, essendo il tempo una delle costanti di tutto il suo lavoro. Il tempo della Storia è il metronomo delle vicende dei suoi personaggi.