Federico Savina. L’esperienza del suono
Sui titoli di testa del Casanova, Fellini voleva che la musica andasse più veloce. Visconti, durante il mixage di Ludwig, chiese invece di ripristinare le pause originali delle musiche di Schumann. Per L’eclisse, niente musica: Antonioni fece registrare minuti e minuti di flebili suoni urbani nel quartiere romano dell’Eur. Sono alcune delle imprese che Federico Savina, fonico di fama internazionale, ha affrontato nel corso della sua lunga carriera. Queste pagine raccontano l’avventura di un artigiano in sala di registrazione e al tavolo della moviola, una vita affollata di viaggi e incontri memorabili: l’incontentabilità di Philippe Sarde sui film di Polanski, la registrazione del famoso “scion scion” di Giù la testa, gli sguardi di Dario Argento, i contrasti con Zeffirelli, i problemi del mixage italiano di Star Wars… Tanto cinema ma non solo quello: l’invenzione dello Scopacordo con Marinuzzi, la ricerca del giusto rumore per la ghigliottina del Rugantino, il sodalizio con Mina, la pionieristica attività di consulente Dolby e l’intensa attività didattica al Centro Sperimentale, con cui ha trasmesso a intere generazioni la sua grande, insostituibile, esperienza del suono.
Note Autore
Federico Savina è l’ultimo figlio di una famiglia di musicisti torinesi. Il padre Leonardo era esecutore nell’orchestra sinfonica EIAR (l’odierna RAI) e al Teatro Regio, la sorella Rosa pianista con il dono dell’insegnamento, il fratello Carlo violinista, compositore, autore di colonne sonore e direttore d’orchestra, l’altro fratello Leonardo organista e valente insegnante. «Come ultimo figlio», spiega Savina «fui indirizzato alla musica sotto forma di tecnologie strumentali che coinvolgessero anche il mondo musicale. Mia madre, in più, mi seguiva, anzi mi imponeva, di seguire i Martedì Letterari, le letture Dantesche al Carignano di Torino o al Piccolo Teatro. La mia vita è proseguita conoscendo nuovi musicisti, tecnici di studio, compositori di nuove forme musicali; le loro richieste, anche piccole, sono gradualmente divenute esperienze e da qui sono stato chiamato in situazioni sempre più difficili, importanti, eccitanti, piene di interesse in Italia e all’estero. È col cuore che ringrazio la mia Famiglia, nei momenti difficili e in quelli belli; comunque tutti insieme».
Roberto Calabretto, docente di Storia della musica nei conservatori italiani, attualmente insegna discipline musicali all’Università di Udine. I suoi studi vertono sulla musica del Novecento italiano e sulle problematiche musicali nei linguaggi audiovisivi, con particolare attenzione a quello cinematografico. Ha pubblicato monografie su Robert Schumann, Alfredo Casella, Luigi Nono, Nino Rota, sulla musica nella poesia di Andrea Zanzotto e nel cinema di Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni, Andrej Tarkovskij, Luchino Visconti, Alain Resnais e altri registi. Il suo Lo schermo sonoro. La musica per film (2010) ha ottenuto lusinghieri consensi dalla critica ed è stato adottato in molti corsi universitari. Ha lavorato a lungo come critico musicale per la Società dei Concerti della Normale di Pisa, per il Teatro Nuovo Giovanni da Udine e per la Fazioli Concert Hall di Pordenone.