Ogni mese offriamo a prezzo scontato tre volumi dal nostro catalogo editoriale. Questo mese libri su Vittorio De Sica, Lino Capolicchio, e la nostra scuola di cinema
VITTORIO DE SICA. L’ARTE DELLA SCENA
autore: Flavio De Bernardinis
anno di edizione: 2018
pagine: 287 collana: Grande Cinema
ISBN: 9788898623853
distribuzione: CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA, EDIZIONI SABINAE
prezzo ordinario di vendita : € 28,00
prezzo scontato (50%) : € 15,00
Vittorio De Sica (1901-1974) è un artista cinematografico unico. Mentre Rossellini e Visconti nascono con il neorealismo, De Sica cresce attraverso il neorealismo. Quando è già un artista affermato, mette in gioco tutto se stesso e rischia, rivoluzionando il cinema italiano e mondiale. A partire dal 1923, anno in cui esordisce come “generico” nella compagnia teatrale di Tatiana Pavlova, e nei vent’anni successivi di carriera nel teatro e nel cinema italiani, getta il seme del neorealismo che nel 1943 conduce a I bambini ci guardano. Qui si intende raccontare la sua storia completa, prima, durante e dopo il neorealismo: nel percorso dalla formazione teatrale di attore al passaggio dietro la macchina da presa, De Sica attraversa la storia dello spettacolo italiano nel suo periodo cruciale, gli anni che vanno dal declino del teatro del grande attore di matrice ottocentesca alla nascita del teatro di regia, al cinema sonoro, alla canzone e ai dischi, fino ad arrivare alla formidabile stagione di “Sciuscià” (1946) e Ladri di biciclette (1948).Questo è il carattere unico della figura di De Sica. Essere stato attore, cantante, regista. Aver frequentato sia il repertorio serio sia quello leggero e brillante. E infine, aver toccato le vette dell’opera d’arte cinematografica. Raccontare De Sica è anche narrare come la giovane Italia, regno unito da cinquant’anni appena, abbia inteso rappresentare se stessa sulle scene del teatro e del cinema. Come il carattere degli italiani sia stato mostrato, in quale luce, con quali tinte e colori. In che modo la borghesia italiana abbia tentato di assumere l’egemonia culturale del Paese attraverso il genere della commedia. Un genere che va molto al di là dello svago e del divertimento e tocca invece le corde della riflessione critica e dell’analisi del tessuto morale e sociale della nazione. De Sica è stato protagonista unico di tale rappresentazione dell’ethos italiano, degli usi e costumi, dei pregi e dei difetti, delle glorie e delle miserie. Attraverso un’arte della scena, sia teatrale sia cinematografica, in cui a emergere sono i sogni e le frustrazioni della piccola e media borghesia italiana, e anche le battaglie e la resistenza delle classi popolari. Dapprima, durante la cultura e il regime del fascismo, in seguito, alla nascita dell’Italia repubblicana e democratica. De Sica raffigura tutte le contraddizioni di un simile passaggio, rappresentandole con indole di vero artista e profondità di impegno morale ma soprattutto intellettuale. Perché tale è in fondo lo scopo di questo libro. Raccontare sì la storia di un attore, di un cantante, di un regista: ma anche, soprattutto, disegnare il ritratto di un artista della scena e, last but not least, di un intellettuale, alacremente e laboriosamente impegnato a cogliere le contraddizioni della cultura, della società, delle istituzioni, dello Stato. Vittorio De Sica artista e intellettuale, figura capace di mettere in scena il cuore pulsante delle classi sociali della nazione, e al tempo stesso riflettervi sopra un pensiero critico acuto e profondo. Tanto che Bertolt Brecht, negli anni ’50, invitava i propri allievi attori, al Berliner Ensemble di Berlino, a prendere esempio proprio da lui per imparare l’arte feconda dello straniamento, ossia quell’arte che racconta e sottolinea ciò che in una società, in un determinato momento storico, può essere sia cupa violenza sia gioioso riscatto.
Flavio De Bernardinis si occupa di storia ed estetica del cinema e dello spettacolo. Ha scritto, per l’editore Lindau, L’arte secondo Kubrick (2003) e Arte cinematografica: il ciclo storico del cinema da Argan a Scorsese (2017) e ha curato il volume XII di Storia del cinema italiano 1970-1976 (Marsilio, Edizioni di Bianco & Nero, 2008). Insegna Storia del cinema e Analisi del linguaggio cinematografico al Centro Sperimentale di Cinematografia. È autore di film-documentari come Il gioco degli specchi (con Carlo di Carlo, 2012) e Maschere crude (2014), entrambi prodotti dall’Istituto Luce, e di testi teatrali in società con Stefano Betti, tra i quali Emma e i cattivi compagni (Teatro Vascello, Roma, 2009), Edema/Medea (Teatro Vascello, Roma, 2009, di cui ha curato anche la regia), Filo di voce (Teatro dell’Orologio, Roma, 2011). Dal 1990 scrive su «Segnocinema».
D’AMORE NON SI MUORE
autore: Lino Capolicchio
anno di edizione: 2019
pagine: 251
collana: Bianco e Nero a colori
ISBN: 9788849861440
distribuzione: CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA, RUBBETTINO EDITORE
prezzo ordinario di vendita : € 18,00
prezzo scontato (50%) : € 10,00
Lino Capolicchio, oltre a essere un grandissimo attore, ha avuto anche una grande fortuna. Quella cioè di aver vissuto un’epoca irripetibile in Italia: gli anni Sessanta e Settanta. Un periodo in cui si è assistito nel mondo a una rivoluzione etica ed estetica senza precedenti, che ha coinvolto qualsiasi campo (dalla politica alla filosofia, dal cinema alla musica, dall’arte al teatro, dalla letteratura all’architettura). Lino Capolicchio, prima che attore, è stato in quegli anni favolosi un’icona emblematica. E il suo memoir ne è una testimonianza toccante e perfetta. Soprattutto quando Lino analizza con penna felice certi incontri straordinari: da Sergio Tofano a Giorgio Strehler, da Anna Magnani a Vittorio De Sica e a Pier Paolo Pasolini, da Federico Fellini ai Beatles e a Carmelo Bene e a Fabrizio De André… In questo caso l’attore smette di raccontarsi, per farci vedere da vicino figure straordinarie. E i suoi incontri “in prima persona” sono rievocati in modo cinematografico: molto visivi, soprattutto poco narrativi e molto simili per struttura a un montaggio sbarazzino di tanto cinema amato e per fortuna mai dimenticato della Nouvelle Vague. All’occhio dell’artista Capolicchio non sfugge un dettaglio, un tic nascosto, tutti segni che disvelano meglio la propria anima. È infatti il retroscena dell’artista e dell’uomo di turno che interessa a Capolicchio. Ciò che non è sulla scena, ciò che è dietro la scena, ciò che non è inquadrato da alcun riflettore, ma che fonda e giustifica l’intero percorso, poiché ne è il motivo principale, il movente sotteso, sconosciuto e incomprensibile: il sottofondo, il sotterraneo, il sottosuolo (Dostoevskij docet). Alla penna dello scrittore Capolicchio tocca fermare sulla carta quell’emozione o quell’epifania miracolosa di quei momenti magici irripetibili. La naturalezza di questi incontri straordinari deriva dallo sguardo per niente intimidito di Lino, che diversamente da un non artista, è in grado di decifrare un silenzio o una pausa di troppo e di metterla poi in scena, ovvero sulla carta.
Lino Capolicchio (Merano, 21 agosto 1943), attore, sceneggiatore, regista e docente di recitazione, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e debutta giovanissimo con Strehler, in teatro, nel 1965. Attore di richiamo internazionale anche nel cinema e nella televisione, nella sua lunga e tuttora viva carriera è stato diretto dai più grandi registi italiani: oltre a Giorgio Strehler, Roberto Faenza, Dino Risi, Giuseppe Patroni Griffi, Vittorio De Sica, Giuseppe De Santis, Elio Petri, Luca Ronconi, Renato Castellani, Francesco Maselli, Mauro Bolognini, Pupi Avati, Carlo Lizzani, i fratelli Taviani.
LA SCUOLA ITALIANA DEL CINEMA. IL CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA
DALLA STORIA ALLA CRONACA (1930 – 2017)
autore: Alfredo Baldi
anno di edizione: 2018
collana: Bianco e Nero a colori
pagine: 223
distribuzione: CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA, RUBBETTINO EDITORE
prezzo ordinario di vendita : € 18,00
prezzo promozionale scontato (50%) : € 9,00
Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha una storia lunga e complessa, che si intreccia in modo inestricabile alla storia del cinema italiano e alla storia d'Italia. Nato per volontà del fascismo negli anni '30, è stato svaligiato dai nazisti durante la guerra, ha vissuti gli anni del boom, è stato protagonista della stagione fervente e caotica del '68, ha condiviso tutte le crisi e tutte le rinascite del nostro cinema e della nostra società. E in questo XXI secolo, nel quale il cinema è "circondato" da nuovi media e nuove tecniche ma continua eroicamente a voler essere protagonista, accompagna la trasformazione del cinema stesso in qualche cosa che ancora non conosciamo, ma che sarà entusiasmante conoscere.
Alfredo Baldi, nato a Roma nel 1943, ha lavorato dal 1968 al 2007 al Centro Sperimentale di Cinematografia dove è stato dirigente di vari settori, tra cui la Scuola Nazionale di Cinema e la Cineteca Nazionale. Studioso di storia e di tecnica del cinema, ha scritto numerosi saggi e pubblicato una decina di volumi, in particolare sul cinema italiano del fascismo e sulla censura cinematografica.
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